La cristianità occidentale sembra avviata a una polarizzazione su due posizioni contrastanti, che tagliano le chiese e le confessioni. Da una parte i cosiddetti teocon, che insistono sulla necessità di Dio in quanto garante delle radici culturali, dei valori sociali, dell’identità spirituale dell’Occidente. Propugnano un ritorno alle forme di religiosità più tradizionali quale riscoperta del proprio essere e del proprio dover essere. Considerano la secolarizzazione la peggiore delle sciagure. Dall’altra parte abbiamo i teodem, cristiani che accolgono il patrimonio critico del pensiero illuminista (libertà di coscienza, laicità dello Stato, tolleranza e pluralismo), sovente in misura eccessivamente prona a certa morale secolarizzata e formalista.
Il confronto tra le parti può essere letto a partire dalla predicazione di Giovanni il battista. Per i teocon il regno dei cieli si attua mediante una restaurazione di sistemi e di valori in cui Dio rappresenta il garante. Il sogno è di vivere in una famiglia grande quanto l’Occidente, chiusa in un castello difeso da cavalieri senza macchia e senza paura, istruiti in vita e confortati in morte da paterni e indiscussi predicatori cattolici, protestanti, ortodossi. Il regno non è vicino. Il regno è qui. Entrate tutti, e sarete al sicuro! Per i teodem il regno dei cieli è lontano, sparito dall’orizzonte, perché il soprannaturale e l’utopia non possono avere spazio in un mondo adulto. Il regno è così totalmente altro che non può esserci vicino. Dobbiamo coltivarne la speranza con una politica di giustizia sociale e di piccole conquiste civili. Il regno non arriva, e allora cerchiamo di cavarcela con buonsenso e con buonismo.
Il regno dei cieli non è il castello familiare che abbiamo abbandonato per cacciarci nei pericoli. Ma non è nemmeno utopia. È vicino. Vicino. Perché Gesù Cristo inaugura un sistema nuovo (e non vecchio) di rapporti con Dio, con gli altri e con se stessi. Rapporti non più sanciti dall’ingiustizia e dalla vendetta, ma dalla giustizia e dalla grazia. Questo impero di Dio è vicino. Basta ascoltare la sua voce, la sua parola predicata e ricevuta nella fede, ed è l’inizio del cammino del regno. Nel regno questa parola di giustizia e di grazia è legge assoluta (e non relativa). Il regno dei cieli non è un appendino coperto di identità, di valori e di radici, né un ideale assoluto e irreale. È nuovo, è vicino. Proprio perché nuovo e vicino, stride e contrasta con i regni vecchi e lontani che pretendono di dominare.
«Il regno dei cieli è vicino». La realtà di Dio nuova e vicina a noi ci invita a vivere e a proclamare il ravvedimento in vista di un discepolato che confessi al mondo, con la parola e con la vita, che in Cristo il regno di Dio è nuovo ed è vicino. Tra i teocon e i teodem, avremmo bisogno di qualche teoconf, confessante modesto e onesto della grande novità vicina, del regno di Dio presente lì dove la parola di Cristo è creduta e vissuta.
Tratto da Riforma del 5 gennaio 2007 |