Come è possibile uccidere un uomo? Questa angosciosa domanda ci è stata riproposta soprattutto in questi ultimi mesi in seguito a tante morti senza senso, conseguenze di reazioni violente. Morti accettate come «giustizia di stato», morti giustificate come «giustizia privata». Risposte e spiegazioni che ci inducono a vivere senza speranza del cambiamento. Violenza che genera e giustifica sempre altra violenza! Solo nella dinamica della violenza si può, forse, dare una risposta. Che si uccida per odio (come viene descritto anche nel primo omicidio, quello di Caino su Abele), che si faccia per denaro, per una ideologia religiosa o politica significa disumanizzare l’altro. Ridurre una persona ad una cosa, ad un oggetto che dev’essere piegato al proprio volere o eliminato. L’essere umano è costantemente preoccupato di affermare se stesso.
Quando le ideologie diventano assolutistiche, quando vengono vissute come unica verità, distruggendo vite umane, si trasformano in ciò che la Bibbia chiama idoli. Mettere l’umano al posto del divino è la più grande maledizione dell’umanità. Togliere l’umanità è proprio il contrario alla fede nel Dio vivente. Uccidere significa essere schiavi delle proprie «verità», delle proprie rabbie e delusioni. Chiusi in gabbie di solitudine e avidi di potere. Affermare sempre e solamente il dominio della guerra nelle relazioni umane. Rinunciare alle proprie responsabilità verso l’altro o l’altra.
Il Vangelo di Giovanni ci narra dell’amore di Dio vissuto in una vita umana, come quella di Gesù di Nazaret. La vita di Gesù è stata una lotta contro il male che imbruttisce l’uomo, lotta per restituire all’umanità la sua integrità e libertà. Come cristiani dobbiamo continuamente impegnarci a non ideologizzare e non assolutizzare le nostre idee. Quando non riconosciamo che vicino a noi ci sono fratelli e sorelle che si esprimono in modo diverso rischiamo di creare i nostri idoli. Dobbiamo impegnarci a organizzare sempre più spazi di comunicazioni vere e positive, sia all’interno sia all’esterno delle nostre chiese. Impegnarci a umanizzare i nostri rapporti, se davvero abbiamo incontrato Colui che ha umanizzato profondamente la nostra umanità. Incontrare, ascoltare l’altro o l’altra come persona unica, insostituibile che riflette il volto di Dio. (II Corinzi 4, 4). Confessare che il Dio vivente non ci rifiuta, ma è con noi anche negli aspetti più oscuri delle nostre vite. Pregare che Dio ci accompagni nella nostra fragile umanità. Testimoniare la parola pace ogni giorno: pienezza di vita con Dio, con se stessi, con gli altri e con la natura.
Incontrare, ascoltare, pregare, testimoniare è confessione di fede di coloro che non si arrendono alla logica della morte che li circonda. Come cristiani il nostro compito è distruggere l’idolatria che genera violenza, riscoprendo con meraviglia l’amore di Dio che ci ha liberati e chiamati a essere sua immagine e somiglianza in Cristo.
Tratto da Riforma del 9 febbraio 2007 |