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IL VANGELO OGGI
 
Ricordare
di Gianna Sciclone

«Ricordati dei giorni antichi»
(Deuteronomio 32, 7)

«Ricordati» è una esortazione molto diffusa nella Bibbia e in particolare nel Deuteronomio. Quello che bisogna ricordare sono da un lato le liberazioni di Dio, dall’altro il peccato umano. Qui si raccomanda di ricordare «i giorni antichi». Bisogna dunque «ricordare tutto»? Che cosa ricordare e che cosa dimenticare? Il problema è vivo nel dibattito odierno: non conoscere e non voler conoscere la storia può avere effetti devastanti sul presente, che è sempre figlio e nipote del passato. Bisogna imparare a leggere la storia, per superare gli errori e non ripeterli, avendo l’umiltà di capire che «i mostri siamo noi»…

L’ebraismo non teme il passato: la raccomandazione di «ricordare i tempi antichi» è ripetuta più volte e non certo per bisogno di idealizzare il passato o i progenitori da considerare eroi e martiri. C’è da un lato il desiderio di lodare Dio per le liberazioni e le benedizioni del passato, dall’altro una lucidità perfino eccessiva nell’enumerare gli errori dei progenitori: «hanno agito perversamente contro di lui, non sono suoi figli, questi corrotti, razza storta e perversa» (v. 5). È questo quello che i padri e i nonni dovrebbero raccontare alla nuova generazione? Occorre un bel coraggio ai nipoti per chiedere conto di questa storia e ai padri per raccontarla. Una parte del Cristianesimo, quella di matrice cattolica, usa il ricordo per elogiare i santi e i martiri per farne dei mediatori nelle nostre richieste a Dio. Anche noi abbiamo appena ricordato la lunga ed eroica resistenza dei progenitori valdesi: ringraziamo Dio per la loro testimonianza, ma non abbiamo illusioni sulle loro qualità.

Il peccato non oscura la storia, perché quanto più grandi sono le nostre tenebre, tanto più grande si rivela la misericordia del Signore. Dio si ricorda del suo Patto e del fatto che è per il suo stesso onore che ha giurato di redimere Israele; il popolo deve ricordare le sue infedeltà e i suoi crimini, ma anche che Dio è fedele alle sue promesse, e che lo salverà malgrado tutto. Un altro testo molto bello si trova in Isaia 62, 8: «Sulle tue mura, Gerusalemme, io ho posto delle sentinelle; non taceranno mai, né giorno, né notte. Voi che destate il ricordo del Signore, non abbiate riposo, non date riposo a lui, finché egli non abbia ristabilito Gerusalemme». «Destare il ricordo» è una delle espressioni più ardite e suggestive, specie se si tratta di destare il ricordo di Dio…

Gesù ha «destato il ricordo» di Dio andando a cercare chi si era perduto, riconducendo la pecora smarrita, i pubblicani, le prostitute, i malati, considerati impuri dalle persone perbene. La comunità dei discepoli che si è formata intorno a Gesù non era certo migliore dell’Israele antico; tutte le idealizzazioni successive non hanno potuto cancellare le gravi incomprensioni delle parole di Gesù, le liti per il potere, il tradimento, l’abbandono. Tuttavia con questa comunità Gesù ha celebrato la cena di Pasqua e ha detto: «fate questo in memoria di me» (Lc. 22, 19). È una grazia e un onore per noi poter ricordare!

Tratto da Riforma del 23 febbraio 2007

 
   
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