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IL VANGELO OGGI
 
Sulle ali di Dio
di Gianna Sciclone

«Come un’aquila…»
Deuteronomio 32, 11

«Quando l’Altissimo diede alle nazioni la loro eredità, quando separò i figli degli uomini, egli fissò i confini dei popoli, tenendo conto del numero dei figli d’Israele» (v. 8). Questo testo è corretto dalla traduzione greca in «tenendo conto dei figli di Dio». Dio avrebbe affidato ai suoi figli (gli angeli?) le sorti dei vari popoli per guidarli, ma avrebbe riservato per sé Israele, con una specie di governo diretto, senza mediazioni. Si tratta del solito tema dell’elezione di Israele. «Lo trovò in una terra deserta, in una solitudine piena di urli e di desolazione…». Il motivo della elezione non è la bontà, l’intelligenza o le virtù d’Israele, ma è la compassione di Dio di fronte a una situazione troppo disperata perché una sua creatura possa sopravvivere. Quando non c’è alcuna possibilità da un punto di vista umano, Dio agisce «di testa sua» e prende in mano la situazione; come l’aquila che insegna a volare ai suoi piccoli e si tiene sotto, perché non cadano; li prende sulle sue ali e li fa volare sul resto del mondo, se ne prende cura, li porta a cavallo delle alture…

Il nostro testo, dopo una lunga requisitoria di Dio contro l’infedeltà d’Israele, dichiara che Dio per il suo stesso onore protegge e si prende cura d’Israele, perché si sappia che è un Dio capace di liberare e mantenere un popolo così piccolo e insignificante. È Dio che lo rende significativo e ne fa un segnale per tutti i disperati della terra. Anche la nostra chiesa valdese si è compresa come Israele. Ci stiamo a occupare questo posto? Sembra un po’ degradante, rispetto all’epopea di popolo santo e martire che abbiamo coltivata. «Quando vedrà che la forza è sparita e che non rimane più tra di loro né schiavo né libero…» (v. 36) Dio interviene, come il Dio che dice: «Io faccio morire e io faccio vivere, ferisco e risano». La Giornata mondiale di preghiera è stata preparata quest’anno dalle donne del Paraguay, uno dei paesi piccoli del mondo, fra i più poveri e in pericolo di sparizione. Non si vive di solo artigianato, merletti, arte e mate! Eppure, lo sentiamo vicino a noi, parte del sud del mondo. Insignificante al punto da poter esser preso sulle penne di Dio, perché lo custodisca, come ha fatto con noi per secoli.

«Dio ferisce e risana» dice il nostro testo, fedele alla consegna dell’unicità di Dio, dal quale vengono sia il bene sia il male. Verrebbe voglia di chiedere: quando ci risanerà? Anche ora che in molti ci danno ragione, la nostra situazione resta chiusa, senza sbocchi. Eppure il futuro non è dalla parte del fanatismo! Ci saranno sempre persone disperate che riprenderanno speranza dalla nostra testimonianza, anche povera e nuda. Ci saranno sempre stranieri da ospitare, persone malate di cui prenderci cura, perseguitati e discriminati da difendere. Noi siamo «proprietà particolare» di Dio; particolare ma non esclusiva, perché ci sono molti altri più disperati di noi nel mondo. Dio ha un cuore abbastanza grande da amare tutti e penne d’aquila per farli trasvolare sulle alture della terra.

Tratto da Riforma del 2 marzo 2007

 
   
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