Le narrazioni evangeliche degli ultimi capitoli ci raccontano cosa avviene dopo la Risurrezione. Il piccolo gregge è in crisi. Alcuni discepoli tornano al lavoro, alle originali attività. Le donne rientrano nelle loro case, tutto sembra finito. Il loro Maestro è morto di una morte ignominiosa, sul patibolo più infame. Ma il Signore Gesù conosce i cuori di quelle donne e di quegli uomini, conosce le loro fragilità e le loro paure. Gesù torna e convince Tommaso e ridà fiducia a Pietro e si fa riconoscere come il «Vivente» accanto a Dio Padre. È l’ennesima prova che Dio non lascia mai soli i suoi, Dio è fedele alla promessa.
Queste pagine dell’Evangelo dovrebbero invitarci ad avere più tenacia, più costanza, più coraggio per perseguire il cammino indicatoci da Gesù: essere uniti nel Signore, riporre ogni speranza in Lui soltanto.
Non sfugge a nessuno la difficoltà del dialogo ecumenico ma essere fedeli al Signore significa accettare i Suoi insegnamenti, superando egoismi, timori, pregiudizi. Invece di procedere per sobbalzi: in una occasione si accelera, in un’altra si frena, in una ulteriore si regredisce, poi tutto si raffredda. Nelle nostre chiese gli atteggiamenti sono diversi, alle volte opposti: c’è interesse al dialogo con gli altri cristiani mentre molti coltivano il loro tradizionale orticello. Si teme di incamminarsi su un percorso difficile, tortuoso ma non per questo non ricco di novità e insegnamenti. Preferiamo alla fine starcene a casa nostra a raccontarci le imprese passate. Ma Gesù attraverso gli Evangeli viene a dirci che dobbiamo testimoniare, che non dobbiamo temere, che dobbiamo cercare l’unità in Lui, l’unità di coloro che credono nella Sua Parola.
Il mondo ha bisogno dopo secoli di divisioni di voci unificanti, non di condanne o di sentenze. Dobbiamo di fronte a Lui e con Lui riprendere il cammino della condivisione, della ricerca in Lui della fratellanza dilaniata da conflitti e sciagure. Ieri c’era da convertire l’Impero romano; oggi un mondo inaridito da egoismi singoli o collettivi, da disimpegni, da fatalismi. Un mondo al quale offrire la Sua Verità e la Sua Vita, la Sua Luce. La voce di Gesù ci richiama a uno spirito di servizio, ci invita al confronto, ci spinge a incontrare il «diverso». Sono convinta che in questo percorso non perderemo nulla della nostra identità protestante, anzi, forse, la rafforzeremo ma si deve tornare insieme agli altri, ad ascoltare la preghiera di Gesù che chiede al Padre «fa che siano uno»: ci viene chiesto di osare, uscendo dal nostro sterile tran-tran per andare oltre. Dobbiamo affidarci al soffio dello Spirito santo, abbandonarci alla volontà di Dio.
Tratto da Riforma dell'11 maggio 2007 |