Chiesa evangelica valdese - home page
sinodo where to find us otto per mille
Invia questa pagina Invia questa pagina
Stampa questa paginaStampa questa pagina
IL VANGELO OGGI
 
Contrasto
di Sergio Ronchi

«A che paragoneremo il regno di Dio, o con quale parabola lo rappresenteremo? Esso è simile a un granello di senape, il quale, quando lo si è seminato a terra è il più piccolo di tutti i semi, ma quando è seminato, cresce e diventa il più grande di tutti i legumi»
(Marco 4, 30-32)

Per l’evangelista Marco Gesù è il banditore del regno di Dio, presente nella sua predicazione non meno che nella sua attività. Nella sua persona, dunque, si congiungono in un legame indissolubile il presente e il futuro di Dio. Il singolo è così posto di fronte alla decisione nei confronti di quella predicazione e, dunque, nei confronti di Gesù stesso, perché si identifica con quella medesima predicazione. Del regno di Dio è difficile parlare: non si tratta di un fatto evidente; per questo, Gesù lo proclama attraverso similitudini. Con le parabole egli dà espressione a un atteggiamento «che unifica la [sua] parola nel presente e l’azione di Dio nel futuro» (Ernst Fuchs); ed è un futuro già presente.

La chiave interpretativa di questa parabola non è la crescita, bensì il contrasto: fra le dimensioni del seme e il risultato finale. Gesù mirava a far comprendere qualcosa ai suoi uditori. L’intenzione di Gesù sta nell’additare – attraverso predicazione e azioni discutibili – il carattere del regno: esso è qualcosa di nascosto nel presente e anche nella sua stessa esistenza. L’intera attività di Gesù è posta sotto il segno di una morte in croce; e perdipiù, la tomba vuota non ne prova la risurrezione.

Qualcosa di nascosto, però di operante. Con la predicazione del regno da parte di Gesù, è presente il futuro di Dio che impregna di sé il presente: Gesù seda tempeste, opera miracoli ed esorcismi… Tale dimensione del regno, qui, è rivelata da contesto e linguaggio: la parabola del seme che cresce da sé (vv. 26-29) e l’accento posto sulle dimensioni del seme. In realtà, quello di senape non è un seme tanto piccolo. Allora, che cosa vuole dire il Gesù di Marco? Vuole forse paragonare il regno a un granello di senape? No di certo; vuol dire, piuttosto, che la realtà del regno corrisponde alla storia del granello di senape. E ciò non per opera dell’uomo, ma del solo Dio: l’uomo è al di qua del regno e il regno al di fuori di lui; non collabora a tale opera; non può né accelerarne la venuta con la sua fede, con il suo ascolto, né ritardarla con la sua incredulità, con la sua sordità.

Egli, tuttavia, si trova posto in mezzo a un tempo fatto di una fase iniziale e di una fase finale: è il tempo della fede come decisione – della decisione nei confronti del banditore del regno di Dio, dello stesso regno di Dio – ed è un tempo presente impregnato di futuro – del futuro di Dio, del regno. Ed è, contemporaneamente, il tempo in cui Dio offre la salvezza a tutti: il verbo del v. 32 (ripararsi o nidificare) è un termine tecnico escatologico, che sta a indicare l’incorporazione dei pagani nel popolo di Dio. Allora, con questa parabola Gesù dice: la salvezza è presente, sappiate coglierla ognuno di voi e voi tutti.

Tratto da Riforma del 24 agosto 2007

 
   
© 2009 Chiesa Evangelica Valdese