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IL VANGELO OGGI
 
Tempo di avvento
di Jens Hansen

Festeggiare l'Avvento significa saper aspettare;
aspettare è un arte
che il nostro tempo impaziente ha dimenticato.
Dobbiamo attendere
le cose più grandi, profonde e tenere
del mondo,
e questo non si può fare nel tumulto,
ma secondo le leggi divine
del germogliare, crescere e divenire.

(Dietrich Bonhoeffer)

E' un giorno normale a Messina, mi trovo alla fermata del tram insieme ad altre persone che con me vogliono salirci. Quando arriva, la gente si butta verso la porta e preme freneticamente il bottone per aprirla non sapendo o non volendo sapere che basta un contatto per prenotare l'apertura della porta e aspettare 2 secondi finché il dispositivo di sicurezza non dia via libera all'apertura.

I due secondi non li vuole aspettare invece nessuno. C'è da dentro e da fuori una specie di codice morse sul tasto che si placa solo quando finalmente dopo "l'eternità" di due secondi si aprono le porte scorrevoli. Appena aperte le porte, la gente da fuori si butta verso dentro e coloro che da dentro vogliono uscire devono metterci tutto per non rimanere sul tram. Talvolta penso che qui la frenesia, la fretta, la paura di arrivare per ultimo porta al contrario di ciò che si vuole, essere veloci. Tutto andrebbe meglio, se ci fosse un po' di logica e la capacità di saper aspettare.

Una volta arrivato a destinazione, il traghetto per il continente, si ripete lo stesso gioco. Appena la nave apre la passerella, chi aspetta fuori entra con forza e contro corrente. Perché non aspettare e far uscire i passeggeri arrivati a destinazione? Intanto ci sono 20 minuti per salire e il cielo è azzurro, non c'è quindi nemmeno la scusa della pioggia per giustificare questa corsa pazza.

Più drammatica è la situazione quando l'incapacità di aspettare prende una piega economica. Anche qui un esempio. Nel centro di Messina chiudono sempre più negozi piccoli, salumerie... Al loro posto aprono i battenti delle agenzie finanziarie che si offrono come soluzione al problema: vuoi una nuova auto? La compri oggi e la paghi domani. Chi cade nella trappola, spesso ben presto si trova nei guai con le rate più alte delle entrate. Se si aggiunge la disoccupazione non c'è scampo: la filosofia pubblicitaria della società consumistica si frantuma, il "voglio tutto e subito" porta al "non sono più nessuno, sono alla fine."

Penso che ognuno di voi abbia altri di questi esempi, esempi che testimoniano la frenesia del nostro tempo in cui 2 secondi sono un'eternità e dall'altro canto sono testimoni dell'incapacità di aspettare.
Un mio professore soleva ripetere spesso una frase che in italiano forse non rende come in tedesco, ma è più o meno: "chi non sa aspettare, non ha aspettative, non si aspetta niente."

Il nostro tempo è quindi un tempo senza aspettative, senza speranze, senza un'apertura verso il futuro? Viviamo davvero in un tempo frenetico e disorientato? Io non voglio giudicare, voglio invece imparare da ciò che mi dice Dietrich Bonhoeffer sull'importanza di saper aspettare.
Nel periodo di avvento possiamo prenderci un po' di tempo, imparare ad aspettare. Quando ero piccolo i miei genitori mi hanno comprato sempre il calendario di avvento sul quale sono applicate 24 piccole "porte" dietro cui può essere un disegno di una cosa natalizia, come la stella sull'albero, o, quello che preferivamo da bambini, un pezzo di cioccolata. Quello del 24 dicembre era il più grande, aspettavamo proprio quel pezzo grande e il giorno in cui oltre a quel pezzo erano preparati tanti regali.

Tutto il tempo di avvento nei miei ricordi è un tempo di aspettare. I miei ricordi mi aiutano a non cadere nella frenesia, grande tentazione pastorale in questo periodo. Aspettare. Ma che cosa aspettiamo?
Bonhoeffer certamente non vuole insegnare semplicemente ad aspettare, vuole ricordarci che cosa o meglio, chi aspettiamo. Aspettare può essere una pazzia se aspettiamo Godot. Noi invece aspettiamo che Dio faccia germogliare, crescere e divenire, siamo in attesa di colui che è, che era e che viene – come dice Giovanni nell'Apocalisse.
Saper aspettare nasce dall'orizzonte nuovo aperto da Gesù il Cristo, nasce dalla sua vittoria sulla morte e su tutto ciò che restringe il nostro orizzonte. Chi vede oltre l'orizzonte della fragilità umana e delle leggi della morte in questo mondo, può affrontare la vita in modo meno frenetico sapendo di appartenere ad un Dio che viene, che già adesso è con noi, un Dio che ci promette che niente e nessuno ci può strappare dalle sue mani.
Con questo Dio abbiamo un futuro e una prospettiva che ci salva dalla frenesia e ci apre gli occhi per le cose grandi, profonde e tenere, per il germogliare, crescere e divenire.

Tratto dalla circolare del IV distretto del dicembre 2007

 
   
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