Proviamo ad ascoltare questa notizia come un segreto che si fa strada dentro i nostri cuori e nei i nostri pensieri, un segreto che ci passiamo di bocca in bocca, e che accogliamo con tremore, con attenzione, con stupore, con gioia.
Splende, dice l’Evangelo: questo indicativo presente ha il sapore e la forza dell’Evangelo, entra nelle nostre esistenze e nel nostro cuore con una luce nuova, che non é soltanto la luce del Natale, la luce ed il calore della famiglia. Questa luce che splende, é la luce della resurrezione, la luce che non può essere spenta, che la morte non può soffocare. La morte recide i nostri legami in modo così netto, così doloroso... questo ci é quasi insopportabile. Ma la morte non spegne la luce che Cristo ha portato nel mondo, che ci parla dell’amore di Dio nel quale in Cristo siamo incastonati per sempre.
La luce splende: l’evangelo non dice che la luce ha brillato un giorno, quando la vita ci ha dato gioia, calore, compagnia, cura e che di fronte alle durezze che la vita ci riserva non ha più nessuna forza e nessun chiarore.
La luce splende, indicativo presente. L’evangelo ha senso perché apre la nostra storia a questo presente forte, tenace, coraggioso che attraversa la vita umana intera. Natale significa che Dio in Cristo diventa umano come noi e come noi esposto al dolore, ed esposto anche alla solitudine e al rifiuto, come Cristo é stato abbandonato e rifiutato e che conosce la morte, come quella che in un attimo può concludere la nostra vita. Ma l’Evangelo dice che la luce ha la forza di vincere le tenebre, e che la risurrezione ha portato un mattino di luce nella notte più buia.
L’Evangelo conosce le tenebre, non sono un’espressione letteraria. Tenebre è proprio la realtà del male che si accampa nella nostra vita e che ha tanti nomi e tanti volti: tenebra é certamente la finitudine della nostra vita, nella quale la malattia sa entrare con prepotenza, e la paura che ci entra dentro quando ci mancano le forze. Ma "tenebre" è anche l’egoismo, la capacità di usare il proprio potere senza giustizia e la forza per avere ragione; "tenebre" è la capacità di mentire, o di tacere quando bisognerebbe parlare.
Quando l’Evangelo dice che la luce splende nelle tenebre, sa quello che dice, non pecca di ingenuità, ma dice che Cristo ha vinto le tenebre, ed ha portato la luce che non può essere vinta. E’ in questa luce che ci vogliamo augurare buon Natale, una luca che comprende la paura e dice: "Non temere", una luce che conosce la solitudine e sussurra: «Non temere, io sono il primo e l'ultimo, e il vivente (Apocalisse 1,18). |