Dov’è il re dei Giudei…? Mi chiedo se i magi siano stati più ingenui o maliziosi nel fare questa domanda! Sarebbe come andare da Prodi e chiedere chi è il nuovo presidente del Consiglio; con un rischio in più: Erode era un tiranno sanguinario e ha risparmiato le vite dei magi solo perché erano stranieri e potevano rivelarsi utili a identificare il pericoloso concorrente al trono.
Ancora una volta i Vangeli, con una storia semplice e apparentemente innocua, ci trasmettono efficacemente la carica rivoluzionaria dell’evangelo. Con la loro domanda, infatti, i magi mettono in chiaro che il potere è nelle mani di Dio, e coloro i quali lo pretendono per sé non fanno altro che scimmiottare il Signore. È Lui a scegliere dove, come e quando il re dei giudei deve nascere, e un ebreo come Erode avrebbe dovuto saperlo! Eppure, questi ha vissuto la sua regalità come un privilegio per sé e per la sua famiglia, depredando a tal punto il suo popolo, da porre quei semi che saranno all’origine della successiva distruzione di Gerusalemme da parte di Roma (70 d.C.).
Affermare che il potere appartiene a Dio significa riportare ogni autorità mondana alla sua funzione di servizio – detto per inciso: al servizio del popolo, non dei gruppi industriali o delle nuove aristocrazie (o mafie) che l’hanno fatta eleggere! Di conseguenza, chi usa il potere per altri fini occupa la sua carica illegittimamente. Il dovere dei cristiani è quello di ripetere la domanda dei magi a Erode di fronte a ogni «signoria», denunciando i corrotti, dalle dittature del terzo mondo alle nostre povere democrazie. Una parola particolarmente importante nel contesto italiano, dove la classe dirigente, evidentemente incapace di risolvere i problemi dei Paese perché distratta da troppi interessi di parte, è pesantemente sotto accusa.
«Epifania» significa manifestazione della divinità di Cristo. Nell’adorazione dei magi, Matteo vuole scorgere uno dei molti segni della signoria di Gesù; e, se Gesù è il Signore, allora è legittimato pienamente tutto il suo messaggio di uguaglianza, di solidarietà, di riconciliazione con Dio: la nascita del Nazareno ha un significato anche politico, perché segna il ridimensionamento dei poteri di questo mondo, smascherati nelle loro false pretese. Nel passato i cristiani hanno pagato con la persecuzione e la vita il coraggio di questa denuncia; e anche quando Costantino ha addomesticato la Chiesa facendone uno strumento di governo, non sono mancati dei testimoni che hanno continuato a preferire l’obbedienza a Dio anziché agli uomini. Qui sta il nostro compito: annunciare ai nostri regnanti che il loro potere è servizio e non privilegio, denunciando la loro indegnità quando tradiscono il loro mandato. In altre parole, si tratta di leggere la storia e il presente alla luce della manifestazione della signoria di Cristo sul mondo.
Tratto da Riforma del 4 gennaio 2008 |