I discepoli erano riuniti in preghiera in una casa a Gerusalemme, dove aspettavano fiduciosi il compimento della promessa di Gesù, secondo la quale sarebbero stati battezzati con lo Spirito Santo e sarebbero stati riempiti della sua potenza per essere efficaci testimoni di Cristo nel mondo. Lo Spirito Santo quel giorno scese su tutti loro.
Ma qual è il significato di questo racconto e qual è l'insegnamento che esso vuol dare a noi oggi? Cerchiamo di vederlo insieme.
1.- La prima cosa che ci è detta è che, mentre lo Spirito Santo stava scendendo sui discepoli, "si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, ed esso riempì tutta la casa dov'essi erano seduti". Qui, come in altri passi della Bibbia, lo Spirito Santo è paragonato al vento. Gesù stesso l'aveva detto a Nicodemo (Giov. 3/8). Il vento è invisibile, eppure ha una grande energia; non può essere afferrato, né manovrato, ma nella sua piena libertà coinvolge, sospinge ed anima tutto ciò che investe.
2.- In secondo luogo, il testo ci parla delle "lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro". Questo ci ricorda che lo Spirito Santo è come il fuoco, il quale fa luce, dà calore, brucia, purifica e produce energia. Infatti, lo Spirito del Signore illumina i credenti, li riempie di santo fervore, li purifica, li rinnova e dà loro una grande forza spirituale per vivere, parlare ed operare da figli di Dio nel mondo.
3.- In terzo luogo è detto che, grazie al dono dello Spirito Santo che ricevettero, i discepoli "cominciarono a parlare in altre lingue" annunciando agli altri il messaggio dell'Evangelo nei loro rispettivi idiomi, in modo che fosse da essi compreso. Questo ci mostra che solo lo Spirito del Signore può trasformare le chiese in “comunità evangelizzatrici” veramente impegnate ed attive nella comunicazione della Parola di Dio al mondo, e che è sempre Lui che traduce il messaggio evangelico nella lingua parlata ed intesa dagli uomini, nella particolare situazione storica, ambientale, culturale in cui essi si trovano.
Come lo Spirito Santo è stato l'autore della incarnazione della Parola di Dio in Gesù Cristo, così è sempre Lui che fa "incarnare" questa stessa Parola mediante la predicazione e la testimonianza fedele dei credenti agli uomini e alle donne del loro tempo.
4.- In quarto luogo è detto che mediante la predicazione dell'Evangelo, resa efficace nelle coscienze dallo Spirito Santo, “si raccolsero nella Chiesa di Gesù Cristo numerose persone di diverse provenienze”, vivendo in effettiva comunione fraterna tra loro, animate dall'amore del medesimo Salvatore e Signore. Là si è realizzato, così, quello che l'apostolo Paolo scriverà più tardi nell'epistola ai Galati: "Qui non c'è più Giudeo né Greco, né schiavo né libero, né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù" (3/28).
Tutto questo a noi appare piuttosto ideale e abbastanza lontano dalla realtà in cui noi viviamo oggi. La chiesa universale e le chiese particolari nel corso della storia e anche ai nostri giorni non sono come quella qui descritta. Sotto certi aspetti diamo piuttosto spettacolo di somigliare agli uomini della torre di Babele, che non riuscirono più a capirsi tra loro e si divisero, che ai credenti della Pentecoste cristiana.
E allora cosa significa questo racconto per noi oggi? Forse può aiutarci a comprenderne il significato quello che era la festa di Pentecoste nell'A. T. Essa era la festa in cui gli Israeliti rendevano grazie a Dio per la raccolta dei primi frutti della stagione primaverile che avanzava verso l'estate; perciò era chiamata "festa delle primizie".
Questo può farci capire che il dono e l'opera dello Spirito Santo nel tempo attuale sono una primizia del Regno di Dio: non sono la piena realizzazione della redenzione, che ancora ha da venire, ma sono un anticipo parziale, che addita ed annuncia quel Regno che senz'altro verrà.
E dove sono oggi queste primizie? Come le primizie dei frutti, bisogna cercarle in mezzo alle foglie, dove sono piuttosto nascoste; e una volta scoperte, bisogna saperle apprezzare, valorizzare, con gioiosa gratitudine, per fortificare e rinnovare in noi anche la gioia della speranza.
Fra queste "primizie", possiamo scorgere il fatto che, nonostante tutte le nostre miserie umane e le nostre mille contraddizioni, crediamo sinceramente in Gesù Cristo, anche se come il padre del fanciullo epilettico, che gli disse: "Signore, io credo, ma tu vieni in aiuto alla mia incredulità". Questa povera, piccola fede, anche se è come un granel di senape, non è opera della nostra "carne", ma dono e frutto dello Spirito del Signore. Se possiamo pentirci sinceramente dei nostri errori e siamo veramente desiderosi di cambiare vita, questa è opera sua in noi. Se in mezzo ai tanti cristiani di nome ci sono dei credenti che veramente si impegnano a vivere ed operare come discepoli di Gesù Cristo, nonostante tutte le loro umane debolezze, quanto c'è di autenticamente evangelico in loro è dono e frutto dello Spirito. Se di tempo in tempo ci sono dei rinnovamenti, dei risvegli, delle riforme nel senso e nello Spirito dell'Evangelo, e ci sono dei gruppi, delle comunità, delle chiese che ne mostrano concretamente i segni, anche queste sono "primizie" del Regno di Dio, operate dallo Spirito nel nostro tempo, per additare a tutti quella grande e gloriosa realtà che senz'altro verrà.
Impariamo a rallegrarci di queste "primizie", ad esserne riconoscenti, e a ringraziarne il Signore!
E ricordiamoci di quello che ci è detto all'inizio di questo racconto: cioè che lo Spirito Santo scese sui “discepoli mentre essi erano riuniti in preghiera”, quindi mentre essi vivamente l'aspettavano, lo desideravano, l'invocavano.
Perciò, anche noi cerchiamolo e domandiamolo al Signore nella preghiera perseverante! Gesù ci dice: "Se voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!" (Luca 11/13).
Chiediamoglielo, dunque, perché egli ci invita a farlo dicendoci ancora: "Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto!" (Matt. 7/7). E ci assicura dicendoci: "Chiunque chiede, riceve; chi cerca, trova; e sarà aperto a chi bussa"! (Matt. 7/8). |