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IL VANGELO OGGI
 
Padri e madri
di Giovanna Vernarecci

«Nominerai dei giudici e dei magistrati in tutte le città che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà, tribù per tribù; ed essi giudicheranno il popolo con giustizia»
(Deuteronomio 18,16)

Otto dicembre giorno di vacanza: lo passo, non a montare l’albero di Natale come avevo programmato, ma a rivedere l’atto che domani dovrò depositare al Tribunale per i Minorenni – come sempre, ciò che il giudice prima o poi dovrà decidere, e potrebbe farlo anche sulla base di ciò che io avrò detto, o non detto – sarà in realtà la vita di almeno tre persone, tra cui una che sarà maggiorenne tra più di dieci anni.

E ripenso, tra le molte promesse non mantenute, a quella dell’individuazione dei diritti e dei doveri delle coppie di fatto; e tra le vittorie sbandierate con le ultime riforme del diritto di famiglia, all’ennesimo tentativo di inquadrare comportamenti e loro conseguenze in uno schema applicabile quasi ugualmente per ogni caso.

Ai tempi del Deuteronomio, non c’erano legislatori convinti di sapere offrire la parola capace di squadrare da ogni lato la sempre più informe società, individuandole regole eternamente valide e capaci per questo di risplendere «come un croco perduto in mezzo a un polveroso prato»: poiché la sola legge era quella data da Adonai, chi aveva il compito di fare giustizia era solo chi quella legge doveva applicare.

CosÌ, ai giudici veniva richiesto di sforzarsi per risolvere i conflitti avendo come lampada la volontà di Dio di rendere possibile agli esseri umani una vita non priva di difficoltà e crisi, ma nella quale le difficoltà e le crisi potessero essere risolte secondo una giustizia che potesse essere anche chiamata «misericordia»: i due significati della parola ebraica che indica la giustizia non necessariamente derivante dalla applicazione della legge.

Se i nostri tempi e il luogo in cui viviamo non sono adattabili, fortunatamente, all’idea di un diritto dettato direttamente da Dio, è forse l’ora di chiedersi se tra liberalizzazione del mercato e iper-regolamentazione di tutto il resto non sia giunto il momento di pretendere da chi costruisce le nostre leggi di tenere in conto che non è vera giustizia quella che ha come prezzo il ridurre ogni caso a esperimento sulla validità dei nostri personali indiscutibili principi morali e d’esperienza.

In quel laboratorio, i figli minori sono sempre affidati alle madri – perché è indiscutibile principio morale che le madri sappiano occuparsene meglio dei padri; i padri separati cercano di nascondere quanto guadagnano – perché è indiscutibile principio d’esperienza che le mogli separate usino i figli per succhiare più soldi che possono ai loro ex compagni; la bigenitorialità è per indiscutibile principio argomento di cui si può parlare solo se eterosessuale, e le ragazze in coma da quindici anni hanno il dovere di continuare a soffrire, perché è indiscutibile principio morale affermare che potrebbero anche risvegliarsi.

GesÙ, invece, insegnò: «Non giudicate secondo l’apparenza, ma giudicate secondo giustizia» (Giovanni 7, 24).

Tratto da Riforma del 19 dicembre 2008

 
   
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