Chiesa evangelica valdese - home page
sinodo where to find us otto per mille
Invia questa pagina Invia questa pagina
Stampa questa paginaStampa questa pagina
IL VANGELO OGGI
 
La risposta di Dio a un sofferente contestatore
di Gianni Genre

1 Allora il SIGNORE rispose a Giobbe dal seno della tempesta, e disse: 2 «Chi è costui che oscura i miei disegni con parole prive di senno? 3 Cingiti i fianchi come un prode; io ti farò delle domande e tu insegnami! 4 Dov'eri tu quando io fondavo la terra? Dillo, se hai tanta intelligenza. 5 Chi ne fissò le dimensioni, se lo sai, o chi tirò sopra di essa la corda da misurare?
8 Chi chiuse con porte il mare balzante fuori dal grembo materno, 9 quando gli diedi le nubi come rivestimento e per fasce l'oscurità,
12 Hai tu mai, in vita tua, comandato al mattino, o insegnato il suo luogo all'aurora, 13 perché essa afferri i lembi della terra, e ne scuota via i malvagi?
39 «Sei tu che cacci la preda per la leonessa, che sazi la fame dei leoncelli,
41 Chi provvede il pasto al corvo quando i suoi piccini gridano a Dio e vanno peregrinando senza cibo?

40/6 Il SIGNORE allora rispose a Giobbe dalla tempesta, e disse: 7 «Cingiti i fianchi come un prode; ti farò delle domande e tu insegnami! 8 Vuoi proprio annullare il mio giudizio? Condannare me per giustificare te stesso? 9 Hai un braccio pari a quello di Dio, o una voce che tuoni come la sua? 10 Su via, adórnati di maestà, di grandezza, rivèstiti di splendore, di magnificenza! 11 Dà libero sfogo ai furori della tua ira; scruta tutti i superbi e abbassali! 12 Scruta tutti i superbi e umiliali! Schiaccia gli empi dovunque stanno! 13 Seppelliscili tutti assieme nella polvere, copri di bende la loro faccia nel buio della tomba! 14 Allora, anch'io ti loderò, perché la tua destra ti avrà dato la vittoria. 15 «Guarda l'ippopotamo che ho fatto al pari di te; esso mangia l'erba come il bue. 16 Ecco la sua forza è nei suoi lombi, il suo vigore nei muscoli del ventre.

41/1 Ecco, è vana la speranza di chi lo assale; basta scorgerlo e uno soccombe. 2 Nessuno è tanto ardito da provocarlo. E chi dunque oserà starmi di fronte? 3 Chi mi ha anticipato qualcosa perché io glielo debba rendere? Sotto tutti i cieli, ogni cosa è mia.
(Giobbe 38/1-5; 8-9; 12-13; 39; 41; 40/6-16; 41/1-3)

Finalmente Dio risponde. Al termine del lungo libro di Giobbe Dio risponde. Risponde alla rivolta di Giobbe, risponde alla mia ed alla tua protesta. È troppo tardi, però, quando Dio risponde? Potrei mai io attendere così a lungo? Non lo so. Non so rispondere e forse neppure tu sapresti. Qui ci è dato solo di comprendere che la risposta arriva e che questa è l’unica cosa che conta per Giobbe. Conta che il silenzio di Dio sia cessato, a prescindere da ciò che viene detto nella risposta. Questa volta a Giobbe la risposta viene dal seno della tempesta, ma è una strana risposta, una risposta che appare ai nostri occhi largamente insufficiente, quasi una non-risposta. Troppe cose mancano nel fiume di parole che finalmente Dio pronunzia e che investono Giobbe.

Anzitutto non c’è - e ci dispiace per gli amici teologi - una sola parola sulla colpevolezza di Giobbe. Quasi tutto il contenuto dei dialoghi tra Giobbe e i suoi amici verte sulla questione della colpa che soggiace alla sventura di Giobbe, e Dio non vi fa neppure un accenno. Perché? Perché non esiste una colpa per il dolore di Giobbe. La sua sofferenza non vede colpevoli. Perché molte delle cose brutte, tragiche che accadono in questo mondo, attorno a noi ed anche dentro di noi, non sono colpa di nessuno. Non sono colpa di Giobbe né dei suoi amici, neppure di Dio.

La risposta, però, è sconcertante. Giobbe è invitato a fare una specie di giro allo zoo, di partecipare ad un safari per guardare con attenzione gli animali selvaggi: l’ippopotamo, il coccodrillo, il cavallo, la cerva, il bisonte. Perché questa proposta ad un uomo che è in preda ad una sofferenza più buia per insegnargli qualcosa? Anzitutto per suggerirgli che bisogna sempre sapersi guardare attorno, anche nel dolore, riconoscendo quanto sia grande e complesso il mondo, senza permettere alla sventura e alla solitudine di diventare gli unici padroni delle proprie giornate, per impedire che le nostre disgrazie e i nostri handicap diventino una forma di schiavitù. È poco - mi dirai. Ed è difficile, ma dobbiamo cercare di farlo.

In secondo luogo con questo lungo tour nel giardino degli animali Dio vuole restituire a Giobbe, ed anche a te, a me, un po’ di amore per la vita. Come se Dio dicesse a Giobbe e a noi: "Lo so che la tua vita è pesante in questo momento, eppure la morte non avrà l’ultima parola. Gesù risusciterà, anche se metteranno delle guardie davanti al sepolcro. Riprova dunque ad amare la vita, perché l’amore per la vita continua ad essere l’unico antidoto contro la sventura, l’unico anticorpo che ti potrà permettere di cicatrizzare le ferite. Guarda questi animali attorno a te, vivono in un mondo crudele, lo stesso mondo in cui vivi tu, eppure sono pieni di vita, di voglia di vivere, di correre verso il domani. Prova, Giobbe, anche se la sofferenza ti ha attaccato con violenza, a dire ancora di sì e ancora grazie per le cose più piccole della vita".

Sì, io ho personalmente conosciuto persone segnate duramente dalla difficoltà, dal dolore e dall’handicap, ma capaci ancora di stupirsi e di dire grazie per le cose più piccole: per un’ora di conversazione, per un album di foto sfogliato insieme, per un pranzo preparato con cura, per un fiore, per un abbraccio, per una telefonata.

Dio infine chiede a Giobbe di riconsiderare l’intera creazione come una lunga battaglia di Dio contro il caos, è come se gli dicesse: "Questo mondo non è perfetto, Giobbe, continua a contenere un elemento di disordine, di disturbo, di cattivo funzionamento; ma io sono presente, Giobbe, in questa lotta, per riportare l’ordine sul disordine, la pace e la tranquillità della vita su tutto ciò che cerca di metterla in discussione, di lacerarla, di distruggerla".

A noi può sembrare che questa risposta bizzarra di Dio non sia sufficiente, non sia sintonizzata sulla frequenza del grande dolore di Giobbe. Eppure, la risposta diventa sufficiente per lui! Perché Giobbe non ha più bisogno, neppure da parte di Dio, di lezioni di teologia, di spiegazioni attendibili: ha bisogno solo di sapere, come adesso sa, che Dio è dalla sua parte, che egli non è una persona malvagia, colpevole, che la gratuità della vita è sempre del tutto immeritata, porta con sé mille domande a cui non possiamo dare risposta. Giobbe deve solo comprendere, come dobbiamo comprendere noi, che la nostra esistenza è pura grazia, che non vi può essere alcuna rivendicazione, alcuna pretesa. Dio non va oltre. Giobbe non sa ancora, come invece sappiamo noi, che Dio in Gesù Cristo non risponderà ai suoi e ai nostri "perché", ma semplicemente salirà al Golgota, sulla croce, per dire ai Giobbe di ogni generazione che è definitivamente dalla sua e dalla nostra parte, e che questa grazia ci basta.

Tratto dalla trasmissione Culto Radio del 22 ottobre 2008, curata dal Servizio Stampa Radio e Televisione della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, in onda la domenica mattina alle ore 7.30 su RadioRai1.
Per ascoltare la predicazione dell'ultima trasmissione collegati da qui al sito della RAI (tutti i diritti sono riservati)

 
   
© 2009 Chiesa Evangelica Valdese