La domenica delle palme apre la settimana santa, i giorni dell’anno liturgico in cui è concentrato il messaggio cristiano, in cui risulta maggiormente evidente rispetto a tutte le altre religioni la sua specificità. Si può, parlando di Dio, trovare un minimo comun denominatore fra tutte le religioni, si può parlando di rivelazione trovare un terreno comune fra le religioni monoteiste, ebrei e mussulmani fanno riferimento ad un testo scritto a cui danno il valore assoluto di una parola divina, al limite anche la figura storica di Gesù di Nazaret profeta della bontà e del perdono può essere integrato in un panteon religioso.
Ciò che resta del tutto particolare nel cristianesimo, e profondamente estraneo al mondo dei valori religiosi, è il fatto che Gesù, il rabbi di Nazaret (così veniva detto dalla gente, cioè il maestro di Nazaret), finisca la sua missione nella morte e proprio in questo fallimento i suoi discepoli vedano il mistero di Dio. Il cristianesimo nasce da questo paradosso e questo suo carattere permane tuttora; il dialogo fra le religioni, necessaria condizione della realtà storica odierna, il confronto, la ricerca di temi comuni non lo annullano. Proprio su questo i cristiani devono interrogarsi oggi in cui la nostra società è da un lato affascinata dalla rinascita di sentimenti religiosi, attratta da fondamentalismi, e dall’altra sembra secolarizzarsi in modo sempre più radicale; cosa dicono le chiese a chi è in ricerca di Dio, a chi crede averlo trovato (anche se è spesso più in idolo che Dio) a chi è convinto di averne bisogno?
3 aprile 2009 |