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IL VANGELO OGGI
 
Pasqua di risurrezione
di Francesco Carri

«Ma egli disse loro:Voi cercate Gesù di Nazaret che è stato crocifisso; egli non è qui; egli vi precede in Galilea» (Marco 16:6 ss)

«Gesù, rispondendo, disse: i dieci non sono stati tutti purificati? Dove sono gli altri nove? Non si è trovato nessuno che sia tornato a dar gloria a Dio tranne questo straniero.» (Luca. 17:17 ss)

Risurrezione del Signore non senza un impegnativo ritorno in terra di Galilea. (Mc 16:7) Risurrezione del Signore non senza l'acquisizione di che cosa sia e comporti l'annuncio del Regno di Dio ad ogni creatura. (Mc.16:15) Risurrezione del Signore non senza l'ascolto di una chiamata che richiede una risposta. (Mc 2:13) Pasqua di risurrezione non senza un atto di ubbidienza. (Giov. 21:6) Risurrezione del Signore non senza un mandato che viene affidato. (Mc 6:7) Pasqua di risurrezione non senza l'azione del Consolatore, dello Spirito Santo. (Giov 14:25).

E' quanto ci viene indicato, richiesto dal dialogo che avviene tra l'angelo del Signore e le prime donne che di buon mattino si sono recate al sepolcro dove avevano deposto il corpo del Signore.
Rimanere insieme a quelle donne davanti alla tomba vuota, significa rimanere in un certo qual modo alla periferia dell'avvenimento della risurrezione. Occorre andare, ritornare, in terra di Galilea.
La Galilea non è un terreno senza orme, senza tracce, è la terra nella quale è iniziata la predicazione del Regno di Dio. Luogo di ravvedimento, di conversioni, di apertura al futuro, alla speranza che il Signore attiva in ogni tempo e luogo.

Risurrezione del Signore, come il riuscire a credere in Cristo, non dipende da una prova o dal sostare davanti al sepolcro vuoto. Occorre ritornare in terra di Galilea, non da soli, ma in compagnia del risorto, ci precede, attiva, una memoria viva.

Qui si abbracciano una contemporaneità di avvenimenti ed eventi per cui il risorto non è un fantasma che si aggira nei borghi della Galilea. Una presenza altra da quel Gesù di Nazaret, il crocifisso, che fino all'ultimo respiro è stato per uomini e donne presenza ed atto di riscatto. Il risorto attiva e riattiva una parola che impegna, una presenza solidale, una disciplina della condivisione che dona e ridona speranza, vita, a chi è privato di prospettiva (Giov. 21:4 ss). Presi per mano dall'evangelista Marco e Giovanni, si fa prossimo a noi il vivente Signore, sentiamo il tocco della sua mano, siamo di nuovo guidati per essere coinvolti nella creativa progettualità di Dio che in ogni tempo richiede una complessiva rinascita.

Viviamo in tempi in cui la forza, la spinta che ancora il Signore risorto, la Pasqua di risurrezione, infondono non li possiamo né azzerare, né tanto meno vanificare. Il tutto rimane un dono della grazia di Dio per tutta l'umanità. Come pellegrini e forestieri, strappati dal presente secolo malvagio, siamo in dovere di annunciare a donne e uomini del nostro tempo salvezza e guarigione, dischiuderli sul nuovo mondo possibile desiderato da Dio.

Voglia il Signore risorto, lasciarci interpretare come chi, in un rapporto uno su dieci, possa evidenziare un sentimento di gratitudine per quanto Dio, in Cristo Gesù, il vivente, accampa come diritto nella storia della nostra umanità. Sì, ciascuno di noi, nell'ascoltare le infermità e i gemiti del presente secolo, non si perda d'animo, continui ad essere contemporaneamente un viandante in terra di Galilea, in compagnia del Signore; viva, con i discepoli di ogni tempo e luogo, dando gloria a Dio: l'alba di un nuovo giorno, in cui la luminosità del risorto trionfi sull'oscurità del presente.

Tratto dalla circolare del IV distretto (Italia meridionale) di Pasqua 2009

 
   
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