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IL VANGELO OGGI
 
A chi obbedire
di Renato Maiocchi

«Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini»
(Atti 5, 29)

Abbiamo usato tutti gli strumenti che conosciamo per contestare la politica del governo nei confronti dei rifugiati e dei migranti: dichiarazioni pubbliche, comunicati stampa, articoli di Riforma, editoriali di Protestantesimo, manifesti, campagna «Non avere paura» insieme a tante altre organizzazioni, raccolta di firme... E lo abbiamo fatto spinti più dalla disperazione per la gravità di ciò che è stato deciso e di ciò che si progetta che dall’illusione di scalfire la ferrea volontà dell’attuale maggioranza. Non ci sono riusciti né i rappresentanti dell’Onu, insultati e sbeffeggiati, né le proteste della gerarchia cattolica, con la quale su questo fronte ci troviamo – grazie a Dio – in sintonia. Evidentemente la schiera degli atei devoti, dei paladini della tradizione cattolica, di quelli che accorrono a ogni appello alla «difesa della vita» ha calcolato che, in questo caso, cavalcare la paura e le tentazioni xenofobe e razziste porta più voti che non dare ascolto alla voce della loro chiesa...

Mi andavo ormai convincendo dell’inutilità di ogni nostro sforzo quando, domenica scorsa, durante il culto, la preghiera spontanea di un anziano fratello, persona semplice e mite, mi ha profondamente scosso: «Signore, dacci il coraggio di violare le leggi contro i migranti, che sono ingiuste e disumane».

Questa accorata invocazione mi ha dato di colpo una nuova misura della gravità di quanto sta accadendo e cioè che non siamo di fronte soltanto a un problema politico, sociale ed etico: è qualcosa che incide nel profondo, fino a lacerare la coscienza di persone avvezze alla lealtà verso le istituzioni, al rispetto delle leggi anche quando non le si condividono. Insomma, i propositi di questo governo sono doppiamente devastanti, nei confronti dei migranti e di tutti noi. Lacerare delle coscienze significa minare le basi della convivenza civile. E poi, mi assale anche un po’ di vergogna: viviamo noi, singolarmente e come chiesa, la stessa lacerazione? Siamo pronti a disobbedire alle leggi? sOppure la preghiera di un anziano, nella sua semplicità, ci lancia una sfida? Finora, dare ospitalità, lavoro e giusto salario a una persona senza permesso non aveva niente di particolarmente rischioso. Ma in futuro?

Certo, invocare l’imperativo di ubbidire a Dio anziché agli uomini significa muoversi su di un crinale scivoloso, dal quale è facile cadere nel peggiore fanatismo. Al grido di «Dio lo vuole», sono partite le crociate di ogni tipo, da quelle cruente del Medioevo a quelle odierne contro proposte di legge che riconoscono alla persona diritti fondamentali. Ma il libro degli Atti ci mostra chiaramente quand’è che la regola, cioè l’obbedienza alle leggi che la società ha diritto di emanare nella sua autonomia (la «sottomissione alle autorità») conosce un’eccezione: in Atti 4, 19 e 5, 29 due sono i «crimini» che le autorità pretendono di vietare a Pietro e ai discepoli: predicare Cristo e nel suo nome soccorrere e risanare chi è nel bisogno.

Tratto da Riforma del 12 giugno 2009

 
   
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