Chiesa evangelica valdese - home page
sinodo where to find us otto per mille
Invia questa pagina Invia questa pagina
Stampa questa paginaStampa questa pagina
IL VANGELO OGGI
 
Licenziato
di Renato Maiocchi

«Che farò, ora che il padrone mi toglie l’amministrazione»?
(Luca, 16, 3)

C’è anche questo, nella Bibbia, la storia di un fatto tragicamente attuale: un licenziamento. Tradizionalmente è stata interpretata come la storia di un «fattore infedele» il quale, incaricato di gestire l’azienda di un lontano padrone, la amministra male, viene perciò licenziato e vede aprirsi davanti a lui il baratro della disoccupazione. Per salvarsi, si sostiene, imbroglia ulteriormente il suo padrone condonando parte dei debiti che i contadini hanno contratto con l’azienda. Risultato: Gesù dice che il padrone lo loda «perchè ha agito con avvedutezza». Straordinario!

In realtà, fanno notare altri esegeti, l’interesse della parabola non è il rapporto fra il fattore e il padrone ma quello fra il fattore e i contadini. Dalla storia appare chiaro che, per aggirare il divieto biblico di prestito a interesse, il fattore ha gonfiato le cifre dei debiti che i contadini erano costretti ad accettare, nella speranza di poterli ripagare con il raccolto. Insomma, si è comportato, nel suo piccolo, come la speculazione finanziaria che ci ha precipitati nell’attuale crisi: ha accumulato ricchezze sulle spalle di chi chiedeva un prestito. Solo che oggi la tecnica si è perfezionata; a spremere il debitore sono in tre: la banca, l’assicurazione che garantisce il credito e la borsa, dove il credito si compra, si vende, e si gonfia artificialmente. Ed ecco che il fattore, licenziato, si rende conto che fino ad allora ha fondato la sua sicurezza sullo sfruttamento, sul profitto e che viceversa solo ristabilendo la giustizia e confidando nella solidarietà e nella condivisione può sperare nel futuro: «So quello che farò, perché qualcuno mi riceva in casa sua quando lascerò l’amministrazione», e restituisce a ciascuno la parte ingiustamente gonfiata del suo debito.

GesÙ dice che il padrone lo lodò e aggiunge: «I figli di questo mondo, nelle relazioni con quelli della loro generazione, sono più avveduti dei figli della luce; […] fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste; perché quando esse verranno a mancare, quelli vi ricevano nelle dimore eterne». Tradotto: se persino i figli di questo mondo si rendono conto che la loro salvezza non dipende dalle ricchezze ingiuste ma dalla solidarietà, dalla condivisione, quanto più voi! E ritradotto: se persino il ministro Tremonti ha dichiarato che nel disastro della finanza mondiale «è mancata l’etica», quanto più voi vi dovete opporre a un sistema finanziario che crea ricchezze illusorie sfruttando il lavoro altrui.

Mi piace concludere con alcune parole tratte da un recente articolo di un fratello cattolico, Enzo Bianchi: «Il dio denaro chiede affidamento, fiducia, sottraendoli in tal modo al rapporto con gli altri. E anche per chi, come Luigi Zoja, scrive che non solo Dio è morto ma è morto anche il prossimo, l’unico nemico capace di duellare contro la morte e di vincerla non è il denaro ma l’amore, l’amore dell’altro e degli altri, è la comunicazione, la condivisone, la comunione».

Tratto da Riforma del 19 giugno 2009

 
   
© 2009 Chiesa Evangelica Valdese