Chiesa evangelica valdese - home page
sinodo where to find us otto per mille
Invia questa pagina Invia questa pagina
Stampa questa paginaStampa questa pagina
IL VANGELO OGGI
 
Sul divorzio
di Renato Maiocchi

«Tutti i profeti attestano che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati»
(Atti 10, 43)

Mentre il cardinale Martini, con coraggio e lungimiranza, lancia la proposta di un Concilio che riveda l’atteggiamento della sua Chiesa verso i divorziati, l’arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, bolla con parole di fuoco («Quello spot incita al peccato, esalta la poligamia!») una pubblicità televisiva in cui un uomo fa da autista a turno a un discreto numero di figli, che però sono il risultato di due successivi matrimoni. A parte l’equiparazione ingiuriosa dei divorziati e risposati ai poligami, mi ha sempre colpito la condanna senza appello di questi «peccatori» e mi rimane la domanda: perché si escludono dall’eucarestia i divorziati e non, per esempio, i mafiosi o gli usurai o i dittatori con le mani sporche di sangue? Che cosa rende questo «peccato» imperdonabile?

Gesù mostra costantemente un sentimento di amore, e non di condanna, verso i peccatori che incontra. Dal paralitico calato a forza dal tetto (che per il tempo era ipso facto un peccatore e a cui come prima cosa dice: «i tuoi peccati ti sono rimessi») alla donna che gli unge i piedi («molto le sarà perdonato perchè ha molto amato») fino all’adultera («dove sono i tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata? Neppure io ti condanno»). Quanto alla discussione sul divorzio fra Gesù e i farisei, anche gli esegeti più antidivorzisti riconoscono che la controversia non verte in primo luogo sulla liceità in sé del divorzio ma sul diritto unilaterale del marito di ripudiare la moglie a suo piacimento («per la durezza dei vostri cuori», afferma infatti Gesù, Mosè vi ha concesso questa possibilità), mentre il richiamo al piano iniziale di Dio («i due saranno una sola carne») è volto a proteggere la donna da questo arbitrio: qualificando il ripudio come adulterio Gesù inchioda l’uomo alla sua responsabilità verso la donna, che in quella società dipendeva completamente da lui e rischiava di finire in un disperato abbandono.

Detto questo, il contrasto fra il comando ricevuto nell’Eden e la «durezza dei cuori» dell’umanità dopo la caduta non diminuisce: il divorzio rimane una sconfitta, il fallimento di un progetto inteso a coprire l’arco della vita; ma non diversamente da tutti gli altri fallimenti che la nostra fragile umanità conosce rispetto alla novità di vita a cui siamo chiamati. «Neppure io ti condanno», dice Gesù, ma aggiunge: «va e non peccare più». Nel costruire un nuovo rapporto, metti in campo tutto l’amore, tutto l’impegno, tutta la volontà di vivere come una sola carne, secondo il disegno divino.

Accompagnano e confortano questo impegno comunità aperte all’accoglienza di tutti e tutte, che si ritrovano nella comune confessione di peccato, nella reciproca riprensione fraterna, ma anche nell’annuncio del perdono e della grazia che danno la forza di riprendere il cammino.

Tornando allo spot televisivo, se davvero, oltre a tentare di venderci un’automobile, incita a vivere con responsabilità e con serenità situazioni reali, spesso cariche di sofferenza e di fatica, beh, mi sembra senz’altro migliore dei tanti che incitano ad appagare pulsioni trasgressive, o a sentirsi a ogni costo più belli, più ricchi, più intelligenti degli altri.

Tratto da Riforma del 19 giugno 2009

 
   
© 2009 Chiesa Evangelica Valdese