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RISPOSTE A DOMANDE FREQUENTI
Cosa pensano i valdesi dei miracoli?

Certamente essi riconoscono il valore, l’importanza e il messaggio dei miracoli attestati nella Bibbia. In essa i miracoli sono dei segni concreti che testimoniano la bontà e la potenza di Dio, unico vero Signore del cielo e della terra, della storia, della natura e di tutte le sue leggi, il quale si compiace intervenire in aiuto di coloro che soffrono oppressi da vari mali per liberarli. Nel presente stato di cose, questi interventi divini non sono ancora la realizzazione piena e ultima della sua opera di redenzione, ma ne rappresentano i "segni" indicatori, che l’additano alla fede e alla speranza dei credenti.

Così, tutti i miracoli raccontati nell’Antico Testamento - dei quali la liberazione d’Israele dalla schiavitù d’Egitto e il suo accompagnamento da parte di Dio attraverso il deserto nella terra promessa sono fra i più grandi - preannunciano il grande evento dell’era messianica, l’avvento del Regno di Dio, con la totale liberazione da ogni male del suo popolo, dell’umanità e di tutta la creazione.

Pertanto, con l’incarnazione, cioè con la venuta del Figlio di Dio nel mondo, tutti i miracoli fatti da Gesù sono il segno, come egli stesso ha detto, che "il Regno di Dio è in mezzo a voi" (Luca 17/21), cioè che Gesù lo ha portato realmente con la sua persona, la sua predicazione, le sue opere, il suo sacrificio espiatorio sulla croce e la sua risurrezione redentrice; anche se la manifestazione e la realizzazione universale di questo Regno di liberazione rimangono ancora oggetto di fede e di speranza, fino al glorioso ritorno del Cristo, Signore risorto e vittorioso. Infatti Gesù non ha guarito tutti i malati e non ha risolto i vari problemi che ancora affliggono l’umanità, anche se ha dato dei segni di questa liberazione. Egli ha rifiutato nettamente di risolvere questi problemi per mezzo di miracoli, cioè dando pane, salute e benessere a tutti e operando prodigi sensazionali per farsi così riconoscere e acclamare da tutti quale Signore del mondo. Questa fu la proposta del Tentatore, espressa pure più volte dalla richiesta degli uomini, di dimostrare la sua identità e la sua potenza divina con dei prodigi incontestabili; ma egli decisamente non ha voluto assecondarla (Vedi: Matteo 4/1-10; Matteo 12/38-39; Marco 15/29-32). Perché ha voluto invece seguire la via della croce, che è quella della sua apparente debolezza e sconfitta, cosa scandalosa e assurda per gli uomini (I Corinzi 1/22-25). E quando ha guarito degli infermi ha ordinato loro di non fargli pubblicità, perché voleva essere riconosciuto e accolto solo dalla fede.

Inoltre Gesù ha dato ai suoi discepoli il potere di compiere guarigioni e altre opere potenti nel suo nome, proseguendo così l’annunzio dell’Evangelo del Regno di Dio nel mondo oltre che con la parola anche con i segni di esso. Questi carismi (= doni dello Spirito Santo) sono stati dati anche ad altri semplici credenti, i quali li hanno esercitati largamente. Però tutti quelli che operavano guarigioni, additavano sempre Gesù Cristo come l’unico Signore e Salvatore, nel nome del quale Dio concedeva quelle grazie (Vedi: Atti d. Apostoli, cap. 3). Mai hanno accettato di diventare essi stessi oggetto di devozione, di culto e destinatari di preghiere dei fedeli, ma sempre hanno invitato tutti a "rendere a Dio quel che è di Dio" (Matteo 22/21), perché ogni culto reso a qualsiasi creatura, fuori che a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, è sempre una forma di idolatria. (Vedi: Matteo 4/10; Atti d. Apostoli 10/24-26; 14/11-18).

 

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