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IL VANGELO OGGI
 
Avvento IV: Zaccaria
di Giorgio Tourn

Luca 1: 67-79

«67 Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo e profetizzò, dicendo: 68 "Benedetto sia il Signore, il Dio d'Israele, perché ha visitato e riscattato il suo popolo, 69 e ci ha suscitato un potente Salvatore nella casa di Davide suo servo, 70 come aveva promesso da tempo per bocca dei suoi profeti; 71 uno che ci salverà dai nostri nemici e dalle mani di tutti quelli che ci odiano. 72 Egli usa così misericordia verso i nostri padri e si ricorda del suo santo patto, 73 del giuramento che fece ad Abraamo nostro padre, 74 di concederci che, liberati dalla mano dei nostri nemici, lo serviamo senza paura, 75 in santità e giustizia, alla sua presenza, tutti i giorni della nostra vita. 76 E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo, perché andrai davanti al Signore per preparare le sue vie, 77 per dare al suo popolo conoscenza della salvezza mediante il perdono dei loro peccati, 78 grazie ai sentimenti di misericordia del nostro Dio; per i quali l'Aurora dall'alto ci visiterà 79 per risplendere su quelli che giacciono in tenebre e in ombra di morte, per guidare i nostri passi verso la via della pace"».

L’Avvento, nella liturgia cristiana, è il tempo che precede Natale. Luca è dei quattro evangelisti quello che dedica il maggior attenzione a questo periodo; oltre alle due donne: Elisabetta e Maria, che sono al centro del racconto, sta anche Zaccaria. Il testo odierno è Luca 1: 67-79.

Zaccaria, rimasto muto durante la gravidanza della moglie Elisabetta, ritrova la parola quando dà il nome al figlio Giovanni. Nel racconto di Luca è personaggio in qualche modo speculare a Maria. A entrambi un messaggero celeste rivolge da parte di Dio un annunzio che riguarda l’opera di Dio collegata alla nascita di Cristo. Zaccaria scrive il nome del figlio (Ghirlandaio)Per entrambi si trattò di un avvenimento sconvolgente che hanno affrontato con qualche perplessità. Per entrambi Elisabetta è stata punto di riferimento, presenza rassicurante e soccorrevole, entrambi hanno poi espresso la loro esperienza con un salmo. A quello di Maria, il Magnificat, abbiamo già fatto cenno, oggi ascoltiamo quello di Zaccaria. Lo si conosce come il Benedictus, perché nel latino si apre con questa parola: benedetto il Signore...

I due salmi pur molto simili nella forma, presentano anche notevoli diversità. Quello di Maria è la poesia di una ragazza del popolo, che dice con grande semplicità ciò che sente, Zaccaria è un sacerdote, che riflette sul tema della salvezza, Maria parla di sé, Zaccaria dell’opera di Dio. Come Maria, che aveva utilizzato le parola di Anna, anch’egli si rifà alle parole delle Scritture di Israele: il Signore "Dio di Israele", ha "visitato il suo popolo", la sua "liberazione", la "casa di Davide", il "patto fatto ad Abramo", le "viscere di misericordia di Dio" (la traduzione interconfessionale semplifica: Dio è bontà e misericordia), "l’aurora dall’alto ci visiterà", "il popolo che giace nelle tenebre e in ombra di morte" sono tutte espressioni che si leggono frequentemente nei libri dei profeti.

Zaccaria benedice Dio perché assiste alla realizzazione della sua opera di salvezza con la nascita del Messia promesso ai padri. Ma non guarda questo avvenimento come uno spettatore, come uno che sta fuori; Giovanni, il figlio che è nato a lui e ad Elisabetta, è l’ultimo profeta, quello che prepara la venuta del Messia, e di quel profeta egli è padre, lo dovrà educare, istruire, preparare alla missione, anch’egli è dunque, sia pure in forma minima, coinvolto nell’opera di Dio, ne è partecipe.

Quando i credenti benedicono Dio cioè lo ringraziano non è solo per quanto ha fatto prima di loro o per loro, ma in primo luogo per ciò che ha dato di fare per la sua opera. L’opera di Dio nel mondo e fra la gente non la fanno gli angeli (tutt’al più annunziano le cose da fare) ma i credenti, sono loro che "portano avanti", per usare un’espressione di oggi, l’opera di Dio. Come Zaccaria, ringraziano Dio per averli coinvolti nel suo progetto di salvezza, in fondo per averli fatti uscire da sé stessi.

16 dicembre 2010

 
   
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