Nella comunità valdese il mese di febbraio ricorda il 1848 quando Carlo Alberto concesse i diritti civili alle due minoranze (valdesi ed ebrei). Il tema della libertà è perciò associato in modo naturale a questa data che viene ricordata ogni anno con particolare attenzione.
La parola "libertà" è però anche un termine fondamentale della tradizione cristiana, in particolare occidentale, e meritevole di riflessione. Il testo di domenica scorsa metteva in evidenza il fatto che la libertà evangelica è dono di Cristo, si è liberi quando si è liberati da lui. Questo pensiero, che definisce la libertà cristiana è articolato e precisato in altri testi.
Una prima precisazione si coglie nella lettera di Giacomo dove l’apostolo fa uso in due occasioni di una espressione molto singolare: la legge della libertà.
La prima citazione si legge nel capitolo 1 versetto 25: «Chi riguarda bene addentro nella legge perfetta, che è la legge della libertà, e vi persevera... sarà beato nel suo operare», la seconda, poco più oltre al capitolo 2 versetto 12: «parlate ed operate come dovendo essere giudicati da una legge di libertà».
Colpisce l’abbinamento delle due parole: legge e libertà, che, ad una prima lettura, sembrano doversi contrapporre ed escludersi. La legge non è forse è il contrario della libertà? Regola fissa, norma assoluta, definisce il comportamento dell’individuo, pone limiti alla sua azione, lo chiude in uno schema rigido mentre la libertà è la possibilità di muoversi, esprimersi autonomamente; la legge chiude la libertà apre, la legge imprigiona, la libertà libera. Ma è proprio così?
Qui è discriminante il significato che diamo al termine "legge". Quando venga inteso nel senso di norma rigida, che definisce ed o esclude un comportamento: «vietato calpestare le aiuole», «attraversare i binari», è evidente che ha una funzione negativa, limitativa, costituisce un limite alla mia libertà, mi impedisce di fare quello che vorrei, anche se molto spesso è per il bene mio ed altri.
Ma si può intendere la parola in un senso molto più generico, come una indicazione, una regola. In questo senso si può dire che la libertà ha una sua regola, non è uno spazio senza orientamento, non è l’esplosione gratuita dell’iniziativa individuale, fare ciò che passa per la mente.
Quale è questa regola? La libertà di cui parla l’apostolo è naturalmente quella di Cristo, quella che ha vissuto e dona ai suoi discepoli. È evidente a chiunque che se c’è stato un uomo libero nella storia, è Gesù il Cristo. Anche Socrate, potrà dire qualcuno, è stato uomo libero, al punto di sottomettersi alle leggi di Atene e accettare una condanna ingiusta; è vero, ed il raffronto fra questi due uomini, che accompagna tutta la filosofia occidentale, suggerisce molte riflessioni; non è però funzionale al nostro discorso e lo lasciamo ad altre sedi.
In che senso Gesù è stato uomo libero? Nel senso che si è sottomesso alla legge della libertà, ha cioè vissuto la sua libertà secondo una regola, un criterio, quello dell’amore. La parola "amore", a cui ricorrono i vangeli, è molto impegnativa e bisognerebbe usarla con discrezione per non banalizzarla, come purtroppo si usa fare oggi. Basterebbe già pensare l’amore come il contrario dell’egoismo, o, per dire la stessa cosa in termini di psicologia spicciola, "l’egocentrismo". «Io sono il centro, tutto ruota attorno a me», non si può negare che sia questo il modo di ragionare delle persone oggi, bambini, adulti, anziani ognuno ha il suo tipo di egocentrismo, ma è sempre lo stesso. Gesù è stato così poco egocentrico da lasciarsi invischiare in una situazione di conflitto e di equivoci che lo ha condotto alla morte, è l’immagine dell’uomo che non pensa a sé stesso. Gli evangeli narrano molti suoi miracoli, e lo fanno per ricordare che è l’immagine di Dio, il messaggero della grazia, i cristiani non fanno miracoli come Gesù, ma possono vivere il miracolo, di cui egli è stato esempio, quando, uscendo dal proprio "ego" (egoistico, egocentrico), vivono la legge, cioè la norma, della sua libertà. Essere liberati da se stessi in modo da scoprire che c’è molto altro attorno a sé, il mondo, gli altri, le occasioni di fare, agire, donare.
11 febbraio 2011 |