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OTTO PER MILLE

ANNO 2003

Progetto Estero

E' rimasto vivo in questo anno 2003 l'interesse della nostra Chiesa per il tema della Memoria relativa alle vicende intercorse in Argentina dal 1978 al 1984 durante gli anni della dittatura militare. Anni bui, nei quali si sono consumati tremendi crimini contro giovani solo in alcuni casi coinvolti in azioni di protesta contro il regime, altre volte completamente estranei a qualsiasi tipo di militanza politica, eliminati secondo procedure di tortura barbare e indecenti fino alla definitiva scomparsa, da cui il drammatico aggettivo affiancato ai loro nomi “desaparecidos”.

Il terreno di tante atrocità è l'America Latina degli anni '70, stretta nella morsa di una crisi economica e sociale profonda ed irreversibile i cui effetti si sono riversati sulle classi meno abbienti, dando origine ad una forte mobilitazione popolare, scioperi continui e prolungati, nascita di gruppi guerriglieri e di un compatto movimento sindacale. La reazione del potere militare fu durissima, nel giro di poco tempo l'intero “cono sud” del continente fu schiacciato da regimi repressivi determinati ad usare qualunque mezzo per sconfiggere ciò che chiamavano “il nemico comunista”, “la sovversione”, “i nemici della società”, “le cellule infette”.

In Argentina il colpo di stato militare è datato 24 marzo 1974. “Prima faremo fuori i sovversivi, poi i collaboratori, quindi i simpatizzanti ed infine gli indifferenti. Questo metodo ci garantirà che per quattro generazioni non ci saranno più militanti politici”. Il “metodo” si chiamava “Processo di Riorganizzazione Nazionale”, ed era gestito con grande efficienza. Diviso il territorio in zone di competenza, ciascuna di esse rimaneva sotto la responsabilità di un generale di divisione che ne era padrone assoluto e rispondeva del suo operato solo al capo della giunta militare.
In ogni zona funzionavano diversi centri di detenzione, gestiti da ufficiali e destinati alla tortura ed eliminazione dei sovversivi. I centri, come le azioni di sequestro delle vittime, erano clandestini per evitare interventi di stati stranieri o di organismi internazionali che potessero interferire con l'immagine che i militari intendevano dare all'estero, una immagine di ordine e di efficienza per attrarre capitali ed affari di ogni tipo altamente lucrativi.

Proliferavano in quel periodo i centri di detenzione clandestina, luoghi in cui entravano persone con i loro nomi, la loro storia, i loro progetti, e poi sparivano per sempre dopo aver subito ogni genere di torture. Per le donne prigioniere incinte era consuetudine aspettare che esse partorissero prima di eliminarle. Appena partorito, i neonati venivano consegnati a ufficiali o a famiglie vicine ai militari e da questi allevati come figli naturali per dare luogo a quella pratica che anni dopo si sarebbe chiamata “pulizia etnica”. Le prigioniere erano considerate semplici contenitori a cui sottrarre i propri piccoli subito dopo il parto per non vederli mai più.
Si conta che la dittatura abbia portato alla sparizione di circa 30.000 persone, una intera generazione.

Il 10 dicembre del 1983 sale al potere in Argentina il governo democratico presieduto da Raúl Alfonsín, il cui primo atto è la costituzione della Commissione Nazionale Persone Scomparse (CONADEP) con la funzione specifica

di ricostruire le storie dei desaparecidos, di “localizzare i bambini sottratti alla tutela dei loro genitori e fare intervenire gli organismi ed i tribunali dei minori” rimettendo alla giustizia ogni notizia di reato.

La opinione pubblica internazionale si mobilita intorno al tema e all'interno della società civile argentina prendono corpo le associazioni indirizzate alla ricomposizione delle vite delle sfortunate vittime di queste vicende.

L'ufficio Otto per Mille attraverso l'intervento del Comune di Roma ha avuto l'onore di entrare in contatto con Estela Carlotto, presidentessa della Associazione Nonne della Plaza de Mayo che nei 25 anni del suo operato ha localizzato 73 ragazzi dati in adozione o illegittimamente affidati a famiglie di militari durante la dittatura.
Il progetto che l'Otto per Mille ha contribuito a realizzare consiste nella istituzione di un luogo in cui le vittime delle torture, legate o meno da un vincolo di sangue con le nonne, possano ricevere assistenza terapeutica e sostegno psicologico.
Il “Centro di Salute Mentale per il Diritto all'Identità” è stato inaugurato nel corso dell'anno. Attualmente si concentra sulla ricerca dei figli dei desaparecidos, i nipoti delle nonne della associazione attraverso una metodologia di intervento indiretto: se nei primi anni erano le nonne stesse che in prima persona ricercavano negli asili o negli orfanotrofi i presunti nipoti, oggi che i nipoti hanno dai 20 ai 30 anni, l'associazione non cerca personalmente, ma lascia che sia proprio chi ha dubbi sulla propria identità ad avvicinarsi alle strutture pubbliche per avere chiarezza sulle proprie origini.
Il centro risponde alla esigenza di un luogo che può accogliere e sostenere adeguatamente coloro che vengono a conoscenza della propria vera identità dopo anni di silenzio.

Sempre su questo filone, il fondo Otto per Mille ha contribuito inoltre a finanziare in Italia i processi contro i militari della dittatura a favore degli scomparsi Italiani in Argentina.

 

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