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IL VANGELO OGGI
 
Avvento V: il concerto natalizio
di Giorgio Tourn

Luca 2: 8-14

«8 In quella stessa regione c'erano dei pastori che stavano nei campi e di notte facevano la guardia al loro gregge. 9 E un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore risplendé intorno a loro, e furono presi da gran timore. 10 L'angelo disse loro: "Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: 11 'Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore. 12 E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia' ". 13 E a un tratto vi fu con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14 "Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini ch'egli gradisce!"»

L’evangelista Luca conclude il suo racconto dell’avvento con la nascita di Gesù a Betlemme. Testo del giorno: Luca 2, 8-14.

Anche chi sa poco o nulla della religione cristiana conosce questa vicenda: la coppia di galilei senza asilo nel caravanserraglio di Betlemme, lui che vaga negli uffici della pretura romana per la sua denuncia di stato civile, lei che partorisce nella stalla fra gli animali e il neonato nella mangiatoia, e lo stesso può dirsi dei pastori nella notte stellata Natività (Giotto)(come dice il cantico: notte stellata, notte beata nato è il Cristo:...). Racconti stranoti a tutti.
Come in tutta la vicenda narrata da Luca anche in questo caso è un angelo a determinare il tutto, a scandire gli avvenimenti dicendo ai pastori quanto è accaduto. Il fatto nuovo, rispetto alle visite precedenti, a Maria e Zaccaria, è però il concerto che segue perché alla comunicazione dei fatti, alla buona notizia (cioè all’ "evangelo") della nascita di Gesù, il Cristo, segue un concerto di angeli.

Si tratta di un coro vero e proprio (una "moltitudine", dice il testo biblico), non quattro gatti, un coro di Gospel fuori dell’ordinario, rispetto al quale anche i più eccelsi cori nostrani sono poco più che dilettantesche esibizioni. Un gospel modulato su due grandi temi della fede biblica: la gloria e la pace; la prima riguardo a Dio, la seconda agli uomini.
Riguardo alla gloria di Dio Maria ne aveva intuito la realtà quando cantava: "Dio è Santo" "disperde i superbi", "abbassa i potenti", "rialza gli umili", e riguardo alla pace Zaccaria aveva capito che il senso della vicenda, che legava suo figlio al Messia, stava nel "guidare i nostri passi lungo la via della pace". Ma nel grande coro tutto questo viene detto, e non solo in modo più forte, chiaro, profondo ma, come succede con il canto, diventa vita interiore, fa vibrare l’anima, il cuore. Ascoltare un discorso, anche il più originale e ben costruito, è una cosa, ascoltare un grande coro, che dice le stesse cose, è tutt’altro.

La gloria di Dio nella Scrittura non è il lustro, la fama, il prestigio, lo share, è la forza, la consistenza, il peso della sua realtà, dare gloria a Dio significa riconoscere quanto posto occupa nella tua esistenza. La pace, lo shalom (la parola è ormai nota a tutti e tutti ne conoscono il senso profondo) non è solo la mancanza di guerra ma la pienezza dell’esistenza.
Riguardo a questo passo va fatta una precisazione perché la traduzione corrente: "gloria a Dio e pace agli uomini di buona volontà" è errata. L’errore è causato da un fraintendimento del testo latino: uomini " bonae voluntatis", ma, come nell’originale greco, lo riferisce a Dio: la pace è espressione della buona volontà di Dio (giustamente la traduzione interconfessionale ha: "pace agli uomini che egli ama").

Come Maria e Zaccaria anche gli angeli non possono dire la presenza divina se non con un canto. Il fatto non è casuale, si sono trovati infatti in presenza del mistero di Cristo. Si tratta di un mistero non perché incomprensibile ma perché indicibile. Il linguaggio comune, quello che utilizziamo per dire le cose della vita, il nostro fare, progettare, analizzare, ragionare non serve in questo caso; non serve nemmeno a esprimere i nostri sogni, figuriamoci Dio! Per dire una realtà come questa, un misto di gloria e pace si può ricorrere solo alla poesia e al canto; sono forse l’unico linguaggio appropriato per aprire una finestra nelle tenebre del mistero.
Per questo Luca vede in questi salmi il senso dell’Avvento e lo conclude con il concerto notturno. I pastori che ascoltano estasiati, senza capire le parole perché sanno solo il dialetto di Giudea, ma cogliendo il senso, sono la prima comunità cristiana: guardano oltre la finestra dischiusa dalle voci e finito il gospel si incamminano.

22 dicembre 2010

 
   
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