Ho scelto la parola riforma che è una parola carica di significati già nel linguaggio comune perché riforma vuol dire cambiamento, modifica, apertura verso il nuovo. Però è della parola riforma con la R maiuscola che vorrei parlarvi perché quella parola ci parla di un passaggio storico molto importante per tutta l’Europa e per il mondo moderno, ma ci parla anche di un nuovo modo di pensare e di vivere la fede cristiana che fu chiamato protestantesimo e che oggi rappresenta la fede di mezzo mondo e anche la mia, che sono protestante o evangelica, che è lo stesso e pastore di una chiesa appunto riformata, la chiesa valdese.
Lutero, e dopo di lui Calvino e gli altri riformatori, aprirono nuovi orizzonti di pensiero alla gente comune, perché per la rima volta a livello di massa, consentì loro di leggere con i loro occhi la Bibbia, i testi sacri che erano allora solo patrimonio del clero. La Riforma fu un movimento popolare che prima di tutto affermò che la vita spirituale del cristiano non si doveva basare sulla tradizione né su di un magistero autoritario ma su un rapporto diretto con la Bibbia e con Dio. L’influsso della cultura umanistica era evidente. Ed infatti tra le prime iniziative dei riformatori vi fu la traduzione dei testi sacri nelle lingue correnti; da questo contatto diretto col libro derivò una spinta di massa all’alfabetizzazione.
Alla centralità della Bibbia come parola di Dio corrispondeva un rapporto diretto ed esclusivo con Cristo, superando la mediazione delle istituzioni ecclesiastiche. In altre parole la Riforma, predicando la centralità di Cristo nell’azione di salvezza dell’umanità, il suo perdono che libera e impegna gli uomini e le donne cristiani, cancellò ogni mediazione tre l‘uomo e Dio e modificò profondamente il ruolo della chiesa. La chiesa rimase il corpo di Cristo e però divenne la casa in cui ogni credente contava ed aveva un compito ed una vocazione.
Infine la Riforma affermò il principio per cui la salvezza viene della fede e dalla fede soltanto; il vecchio mondo del mercato della salvezza acquistata con le indulgenze o con buone opere a beneficio materiale della Chiesa del tempo finiva di colpo. Si indicava un percorso nuovo e diverso centrato sulla fede del credente, su una convinzione personale piuttosto che su una convenzione ecclesiastica.
La Riforma non determinò soltanto un nuovo modo di concepire e vivere la fede cristiana ma aprì nuove frontiere dell’etica, della scienza, del progresso: essa forgiava uomini e donne spiritualmente liberi, convinti che Dio avesse rivolto a ciascuno di loro una specifica vocazione; e così il centro della vita della fede si spostò dai monasteri e dalle cattedrali nei mercati, nelle scuole, nei laboratori artigianali e nelle famiglie. Il lavoro non era più una condanna ma un modo per dare gloria a Dio e alla sua azione.
La Riforma si radicò in alcuni paesi mentre in altri, come l’Italia, fu duramente repressa al tempo della Controriforma: eppure la Riforma costituisce una radice fondamentale di tutto il mondo occidentale. Come tutti i passaggi storici non appartiene solo a una comunità o a un gruppo di persone. E’ un patrimonio culturale di tutti e per tutti.
10 febbraio 2009
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