L’anno liturgico cristiano prevede che le 4 domeniche che precedono Natale, cioè il tempo detto d’Avvento, siano dedicate a riflettere sui tempi e sui credenti che hanno preceduto la nascita di Gesù, il Cristo: Abramo, i profeti, Anna e Zaccaria. L’evangelista Matteo pone all’inizio del suo racconto una genealogia di Gesù; come tutte quelle del mondo antico è naturalmente al maschile, iniziando da Abramo, il padre dei credenti. Fatto sorprendente però sono menzionate anche quattro donne, le antenate del Cristo, e fatto ancor più sorprendente si tratta di donne credenti sì ma del tutto fuori delle regole.La prima è Tamar, vedova umiliata.
La vicenda di Tamar, nel libro della Genesi capitolo 38, è una parentesi nella storia dei discendenti di Abramo, in questo caso di Giuseppe; protagonista un suo fratello, Giuda. Il suo primogenito muore lasciando vedova senza figli la moglie, Tamar, che, secondo la tradizione viene sposata al secondo figlio (Onam) perché dia discendenza alla famiglia; questi però pratica il coitus interruptus e Tamar non ha figli. Il suocero la rimanda a casa da suo padre, con la scusa che il terzogenito è ancora troppo giovane per sposarla. Passa il tempo, il figlio cresce, ma nessuno pensa più a Tamar, gli interessi famigliari prevalgono sulla parola data.
Lei viene a sapere un giorno che il suocero, ormai vedovo, si reca in un certo villaggio per affari, si porta sulla strada fingendosi una prostituta (già nell’Israele di tre mila anni fa c’era questa prassi!). Giuda l’accosta, la paga con la promessa di un capretto e le lascia in pegno il suo sigillo e il suo bastone.
Quando però manda un amico a portare il capretto e ritirare i pegni, della prostituta non c’è più traccia e nessuno l’ha mai vista. La facenda finirebbe sepolta, come si conviene, nel silenzio, ma Tamar è incinta. Quando il vecchio Giuda è a conoscenza del fatto ne chiede la condanna, giustamente, ma altrettanto giustamente viene incastrato dai pegni che ha lasciato alla nuora.
Tamar partorirà e dal figlio, Fares, passa la genealogia di Gesù.
In questa sordida vicenda di interessi, calcoli, sesso, la figura che risulta è quella di questa donna lucida, volitiva che persegue con intelligenza la sua vocazione, cioè la sua maternità nel quadro della famiglia di cui è parte. La vogliono sterile, condizione che nell’Israele del tempo era considerata la peggiore delle maledizioni, non per motivi sociologici ma spirituali, la mancanza di figli interrompeva infatti la discendenza di Abramo, era una smentita della promessa che Dio aveva fatto al patriarca. Forse anche Dio, che però nel racconto non compare, la vuole sterile? Ma se fosse così lei combatterebbe anche con Dio come ha fatto il padre del suocero, Giacobbe, sulla frontiera della terra promessa.
Nella storia della fede Fares, il figlio, conta zero, è solo un anello della catena famigliare, quella che conta è lei, la sua inventiva, la sua tenacia; forse Gesù, suo discendente pensava a lei, quando esclamò: "il Regno di Dio è preso a forza".
28 novembre 2009
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