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IL VANGELO OGGI
 
Avvento III: La straniera solidale
di Giorgio Tourn

Libro di Ruth

L’anno liturgico cristiano prevede che le 4 domeniche che precedono Natale, cioè il tempo detto d’Avvento, siano dedicate a riflettere sui tempi e sui credenti che hanno preceduto la nascita di Gesù, il Cristo: Abramo, i profeti, Anna e Zaccaria. L’evangelista Matteo pone all’inizio del suo racconto una genealogia di Gesù; come tutte quelle del mondo antico è naturalmente al maschile, iniziando da Abramo, il padre dei credenti. Fatto sorprendente però sono mezionate anche quattro donne, le antenate del Cristo, e fatto ancor più sorprendente si tratta di donne credenti sì ma del tutto fuori delle regole.
La terza è Ruth l’immigrata per affetto.

La sua storia, narrata in un piccolo libro dell’Antico Testamento, è perfetta come le novelle dei grandi scrittori, perfetta e commovente. Un uomo di Betlemme deve lasciare il paese a motivo della carestia per trasferirsi nel regno di Moab, vi si sistema con i due figli che sposano ragazze del paese; passano gli anni, muore e così pure i figli, le tre vedove si trovano, come tutte le vedove di allora, senza risorse. Naomi, la suocera decide di tornare al paese dove la situazione economica sembra migliorata; le nuore non la vogliono lasciare sola e insistono per accompagnarla, lei cerca di farle ragionare ma Ruth, una delle due, non cede e così viene a Betlemme, straniera senza diritto, con avendo né marito né figli. Per sopravvivere va nei campi a spigolare e per caso si trova nei possedimenti di Boaz.

Possidente benestante non è un personaggio qualsiasi nella nostra vicenda d’Avvento, è infatti nipotino di Rahab, la donna di Gerico, figlio dunque della profezia anche lui, ma c’è di più, è parente del defunto Elimelec e, secondo le leggi vigente allora, ha di conseguenza dei diritti sulla famiglia di lui, sulla sua discendenza. Quando, ispezionando i suoi campi per sorvegliare la mietitura, nota la presenza di Ruth ha nei suoi confronti un atteggiamento sorprendente: la autorizza mangiare e bere con i suoi servi, e a spigolare nelle sue terre, ma spinge la sua attenzione fino ad un gesto di commovente delicatezza: i mietitori lasciano cadere, per finta distrazione, spighe sul terreno che permettano alla donna di fare una raccolta sostanziosa.

La scena seguente è non meno sorprendente per comportamento: alla sera dell’ultimo giorno della mietitura, passata l’euforia della festa Boaz si addormenta sull’aia; seguendo le direttive della suocera, Ruth viene a coricarsi ai suoi piedi coprendosi con un lembo del suo mantello. Scena da film, linguaggio più che moderno: cercare sistemazione personale giocando la carta del sesso. Non si può escludere che un traccia di questo linguaggio antico come il mondo vi sia nel piano delle due donne ma la sostanza del gesto è di altra natura, giuridico istituzionale. Ponendosi ai piedi dell’uomo e coprendosi con un lembo del matello la donna dichiara la su piena sottomissione e la sua disponibilità ad entrare nel mondo di lui, fra i suoi beni ma anche nella sua stirpe.
Boaz la rassicura, chiede udienza al tribunale (alla porta della città), ottiene la rinuncia del parente che ha diritti sulla famiglia di Elimelec e sposa Ruth e sarà bisnonno di Davide, il grande re.

Anche Ruth non è figlia di Israele, come Tamar e Rahab, non appartiene al popolo di Dio, è moabita, ha scelto di accompagnare la suocera nella situazione disastrata di vedova, straniera priva di diritti, lo ha fatto per solidarietà, affetto. Immagine della generosità gratuita, della capacità di entrare in un altro mondo per gesto gratuito. "Il tuo popolo sarà il mio popolo, il tuo Dio sarà il mio Dio", dice Ruth alla suocera legando così il suo destino al suo. Lo sguardo di Ruth sulla suocera sconsolata, senza speranza, che si vede abbandonata da Dio e dagli uomini, prefigura quello di Gesù quando guarda la gente di Galilea "pecore senza pastore".

11 dicembre 2009

 
   
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