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SINODO 2007

L'ODG CONTRO LA PENA DI MORTE

Per i credenti il comandamento non uccidere vale sempre, comunque, dovunque. Sia che si tratti di risolvere un conflitto tra nazioni sia che si tratti di punire un colpevole. Il Sinodo 2007 ha perciò invitato chiese e credenti ad impegnarsi a favore di ogni iniziativa che vada nella direzione di una moratoria o della abolizione della pena di morte, come segue:

Il Sinodo, considerato
che numerosi Stati continuano a comminare la pena capitale per i reati ritenuti più gravi per le rispettive culture,
che è in atto a livello degli organismi politici internazionali un'iniziativa italiana volta a ottenere una moratoria mondiale della pena di morte,
che la nostra fede evangelica ci impone di non rimanere indifferenti rispetto a un processo politico carico di contenuti e implicanze etiche e spirituali,
adotta la seguente dichiarazione:
«Non uccidere» è l’antichissimo comandamento di Dio che risuona sin dai giorni di Caino e, attraversando secoli e millenni, riecheggia nel nostro tempo più attuale che mai, perché l'essere umano – come singolo, come società, come Stato – non ha ancora imparato a non uccidere.
«Non uccidere» Abele, l’innocente, che è tuo fratello anche quando ti sembra o tu lo giudichi nemico – della legge, della società, dell’umanità. Ogni omicidio è un fratricidio.
«Non uccidere» neppure Caino, il colpevole, l’assassino, sul quale Dio, dopo il delitto, «mise un segno, affinché nessuno, trovandolo, lo uccidesse» (Genesi 4,15).
Nessuna autorità è più grande di quella di Dio, che non vuole la morte di Caino. Perciò nessuna autorità ha il diritto di condannarlo a morte.
Condannare a morte è un gesto che non lascia spazio al perdono sia perché la vittima, che potrebbe perdonare, non lo può più fare, sia perché al colpevole, se viene ucciso, si toglie ogni possibilità di pentimento e di ravvedimento, cioè si esclude ogni possibile riconciliazione.
Condannare a morte è un gesto irreparabile, perché chi lo compie, chiunque esso sia – singolo, società, Stato – non lo può in nessun modo revocare.
La pena, anche per i reati più gravi, compresi i crimini contro l'umanità, non deve impedire:
la possibilità di chiedere perdono da parte del colpevole,
il diritto delle vittime alla verità e alla riparazione,
la possibilità di reintegrazione nella società.
Il Sinodo invita perciò le chiese e i credenti a impegnarsi a favore di ogni iniziativa che vada nella direzione di una moratoria o abolizione internazionale della pena di morte.
 
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