Un segnale di incoraggiamento dall'intervento del vescovo Debernardi
DIBATTITO MANCATO SULL'ECUMENISMO
di Ruggero Marchetti
Scrivere del dibattito sinodale sull'ecumenismo è un po' come scrivere sull'«isola che non c'è», perché il dibattito, appunto, non c'è stato. È successo infatti che, poiché c'era stato un prolungarsi dei tempi sinodali, al momento in cui secondo il calendario si sarebbe dovuto affrontare questo tema, la presidenza ha preferito dare la precedenza all'altro tema «Rapporti con lo Stato e Otto per Mille», che si sarebbe dovuto affrontare dopo quello ecumenico, che così è saltato, dal momento che neppure nei «recuperi» del giovedì sera è stato possibile parlarne.
Così, niente ecumenismo. Forse è un segno dei non facili tempi che ci troviamo a vivere, soprattutto nei rapporti con la Chiesa cattolica romana: non è proprio affatto facile, infatti, un dialogo fra chiese se l'altra - soprattutto da qualche tempo in qua - non ti considera nemmeno degno di questo nome, e in ogni caso (è questa un'opinione che l'attuale pontefice ha più volte manifestato) ti ritiene in preda a una crisi irreversibile che porterà presto alla tua virtuale sparizione.
Proprio la tendenza da parte cattolico-romana a pensar questo di noi è emersa chiaramente nel corso del saluto al Sinodo del rappresentante della Chiesa protestante dei Paesi Bassi, recentemente nata dall'unione di due chiese riformate e della Chiesa luterana. Si è trattato di un intervento molto chiaro e anche coraggioso, nel corso del quale l'ospite olandese ha detto che la sua chiesa perde ogni anno cinquantamila membri (avete letto bene: «cinquantamila»!), ha dei pastori che fanno fatica a credere che Dio esista, e trova la sua identità e il senso della sua presenza quasi esclusivamente nell'impegno sociale; e ha anche riportato l'opinione di un rappresentante della Conferenza episcopale olandese che ha affermato (salvo poi scusarsi) che la Chiesa protestante dei Paesi Bassi è ormai un'associazione di persone che ha dimenticato di dichiarare la propria scomparsa.
Davanti a questa frase, c'è stato in Sinodo un moto di indignazione, che, tra parentesi, è stato molto utile, perché è servito a far passare quasi inosservate le altre precedenti, non molto consolanti informazioni... Certo, resta tutta la presunzione e l'assoluta mancanza di fraternità dell'affermazione del vescovo olandese, e anche il sospetto che essa voglia mascherare la crisi che, con tutta probabilità, anche la Chiesa cattolica romana d'Olanda vive in quel paese notoriamente strasecolarizzato. In ogni caso, non è stato un bel momento ecumenico!
Però abbiamo anche avuto, per fortuna, un altro saluto: quello, molto intenso, di monsignor Debernardi, vescovo di Pinerolo, che ha parlato a nome della Conferenza episcopale italiana. Un saluto che, proprio partendo dalle attuali grosse difficoltà (il vescovo Debernardi ha parlato di «usura», «stanchezza», «tentazione di rompere» e ha definito l'ecumenismo di oggi «una lotta») è stato tutto nel segno della speranza e dell'invocazione all'azione dello Spirito. Personalmente ho molto apprezzato il suo aver detto che «davanti a Dio i numeri non contano», e il fatto (oggi non molto consueto per un cattolico «ortodosso» e tanto più per un vescovo di santa romana chiesa) che ci ha chiamato «Chiesa». Al contrario del precedente, questo è stato un bel momento ecumenico e un bell'appello al coraggio: in particolare, quando la presidente del Sinodo ha risposto al saluto del vescovo riprendendo le sue espressioni relative alla «lotta ecumenica» da sostenere nonostante tutto, Debernardi ha risposto: «Vi faccio l'augurio che il vostro Sinodo abbia una spina dorsale più forte di quella di un vescovo della chiesa cattolica». Sì, davanti a certe situazioni come quella dell'ecumenismo oggi, ma anche davanti alla crisi che le nostre chiese vivono (Olanda docet) ci vuole davvero il coraggio della fede.
In conclusione, se la mancanza di un dibattito ecumenico sinodale ci ha portato a dare più attenzione e spazio a un intervento come quello del fratello Debernardi, forse è anche andata bene così...
Tratto da Riforma del 12 settembre 2008 |