Scuola pubblica a rimorchio delle esigenze religiose della Conferenza episcopale
L'ORA DI RELIGIONE CATTOLICA SPECCHIO DI UNA SUDDITANZA
di Alessandro Tenaglia
La sessione dedicata ai rapporti tra Stato e chiese valdesi e metodiste si è aperta come sempre con la relazione della Commissione d'esame, che ha esaminato i documenti di preparazione al sinodo e ha elaborato il suo discorso in due punti: 1) Irc e scuola; 2) Otto per mille. Sul primo punto molte perplessità riguardo alle decisioni del ministro Fioroni, che prima di «cedere galantemente il posto alla ministra Gelmini» ha ribadito l'attribuzione di credito scolastico agli alunni che si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica (Irc), cui seguono altre azioni di sudditanza delle istituzioni scolastiche statali ai dettami del vescovi cattolici in Lombardia e a livello ministeriale.
Ma ancor più pesante è senza dubbio che, con l'entrata in vigore della legge 186 del luglio 2006, sono ormai 25.000 gli insegnanti di religione cattolica nominati dai vescovi che, in situazione di contrazione del proprio orario di insegnamento, vengono utilizzati come insegnanti di altre materie per le quali abbiano titolo, superando di fatto docenti che hanno dovuto affrontare concorsi e quant'altro previsto in via ordinaria. In questo modo l'Irc viene posto al riparo da rischi e i suoi insegnanti vengono nettamente privilegiati. La CdE parla chiaramente non solo di assenza di dialogo con le minoranze religiose, ma decisamente di «monologo cattolico».
Si è sviluppato un animato dibattito al riguardo, portando anche varie notizie locali, con interventi in difesa di un reale pluralismo, cercando di garantire diritti non solo per le chiese evangeliche, ma anche per le altre religioni, con un riferimento esplicito alla religione musulmana, secondo il principio laico che è giusto lottare per la libertà di tutti, nonostante i musulmani stessi non siano ancora aperti a posizioni così libertarie nei confronti delle altre religioni. Grande attenzione è stata posta sulla necessità di un'informazione sui diritti stabiliti dalla legge in vigore, diritti di cui non si ha ancora reale consapevolezza, visto che si continua a usare erroneamente la parola «esonero» riguardo alla scelta di non avvalersi dello Irc. Informazione che sia data chiaramente, capillarmente, in modo funzionale, e anche in lingua inglese, per venire incontro alle difficoltà di comprensione di tanti immigrati africani che ancora non comprendono l'italiano. Una consapevolezza cui si richiama però prima di tutto il mondo evangelico, spesso nei fatti piuttosto distratto nella richiesta di esercizio di questi doveri a causa di un problema di senso di emarginazione dei ragazzi che non si avvalgono dell'Irc. Varie volte nel corso del Sinodo, ma non nel dibattito specifico sui rapporti con lo Stato, si è parlato della carenza grave di una legge sulla libertà religiosa. Il punto importante del dibattito avrebbe forse dovuto essere questo, piuttosto che un riconfermarsi nelle posizioni già note riguardo allo Irc.
Riguardo all'otto per mille, invece, notizie ottime: cresce sempre più la quantità di versamenti in favore della chiesa valdese, a testimonianza di una notevole fiducia degli italiani nelle modalità di uso di questi fondi e nella trasparenza di comunicazione di ogni dato al riguardo. Non si è potuto comunque non notare che però, se è vero che tanta gente si fida delle chiese valdesi e metodiste per l'attribuzione dell'otto per mille, è anche vero che quella stessa gente non viene poi a conoscere davvero le chiese valdesi e metodiste da vicino. Si è riflettuto insieme sulle possibilità di renderci realmente visibili, conoscibili e avvicinabili per questo grande numero di persone che già ci manifestano fiducia e simpatia ma che non fanno il passo successivo di venire a incontrarci; e su questo ci si riallaccia a un tema onnipresente in questo Sinodo: che cosa vuol dire e come attuare la predicazione nel mondo e non solo all'interno delle nostre chiese.
Tratto da Riforma del 12 settembre 2008 |