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SINODO 2009

La commissione ha presentato il suo documento sulle cellule staminali

LE SFIDE TEOLOGICHE CHE SCATURISCONO DALLA BIOETICA

di Federico Vercellone

votazione (foto Manuela Aldabe)Martedì 25 agosto si è parlato al Sinodo di bioetica. La questione è assai delicata e rilevante. Luca Savarino ha illustrato l’operato del lavoro della commissione di bioetica della Chiesa valdese alla quale ha fatto seguito una discussione che avrebbe forse potuto essere più approfondita. In particolare Savarino ha sottolineato come la commissione esprima intorno ai temi centrali della bioetica una propria posizione che tuttavia non intende essere quella della Chiesa tout court. Abbiamo piuttosto qui a che fare con una riflessione che è al servizio della Chiesa e della sua riflessione. E le due cose non si sovrappongono del tutto.

Nel corso del suo intervento Savarino ha poi rilevato il paradosso per il quale le posizioni della commissione di bioetica della Chiesa valdese siano più conosciute al di fuori della Chiesa che non al suo interno. Sarebbe pertanto opportuno che il prossimo anno il Sinodo potesse discutere più ampiamente di questi argomenti. Questo coincide per altro con la necessità di stabilire della priorità della Chiesa in ambito culturale, laddove la questione delle staminali costituisce senz’altro nei suoi aspetti scientifici, giuridici, politici ed etici un tema cui non si può sfuggire. E di questo la Chiesa è ben consapevole tanto che si sono assunti a questo proposito anche importanti e qualificati impegni finanziari con l’otto per mille. Non si può dimenticare quali valori sono congiunti a questo tipo di ricerche in un quadro che va dalla salute al tema essenziale della vita. Tutto ciò si connette a una messe davvero ampia di problemi concernenti la dignità e lo statuto dell’embrione. E in questo quadro non si può dimenticare quanto sia sta limitata in Italia la libertà della ricerca e quanto queste limitazioni producano contraddizioni davvero di livello colossale, come per esempio ammettere che si proceda a indagini non su embrioni italiani ma su quelli «importati» dall’estero.

Sono molteplici gli interrogativi che s’impongono in questi ambiti da quelli che riguardano l’equità nella ripartizione delle risorse, a quelli concernenti la liceità della «brevettazione» del vivente. L’impegno teorico e d’indagine dinanzi al quale ci si viene a trovare è dunque immenso e si tratta di un impegno che deve fare i conti con quella che può essere definita una perversa «Santa Alleanza» tra il mondo cattolico e il fondamentalismo protestante. Entrambi «frenano» per quanto riguarda lo sviluppo di questo genere di ricerca. A questo proposito l’esito cui si è giunti in Italia è – com’è ben noto – assolutamente insoddisfacente e arretrato: viene infatti consentita la ricerca sulle staminali adulte ma non su quelle embrionali, mortificando così le immense possibilità terapeutiche che sono insite in questo secondo campo.

Vanno poi considerate molteplici questioni che vengono a rendere il problema sempre più complesso e importante. Per esempio: anche se resta indubbio l’interdetto relativo alla clonazione umana, non si vede perché non si possa procedere nell’ambito della ricerca sui cosiddetti «embrioni soprannumerari». Qui si schiudono prospettive terapeutiche il cui significato è ancora da valutare ma che potrà essere davvero fondamentale per innovare positivamente il livello qualitativo della vita umana. È una sfida il cui significato anche teologico e religioso non ha certo necessità di essere sottolineato.

Tratto da Riforma dell'11 settembre 2009

 
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