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SINODO 2009

La forza di una minoranza

di Paolo Naso

Dopo la critica al pacchetto sicurezza, dopo un voto unanime che ne chiede una drastica revisione, dopo l’ impegno a combattere le ondate xenofobe che anche in Italia si fanno sempre più alte e forti, valdesi e metodisti italiani hanno voluto compiere un gesto forte e solenne: un digiuno per esprimere la propria opposizione alle nuove norme da una parte e la solidarietà agli immigrati che ne subiscono i pesanti effetti dall'altra. Lo hanno fatto a modo loro, sobriamente ma con una grande intensità: al consueto momento del pranzo sono rimasti seduti nell’aula sinodale per ascoltare alcune letture: storie di immigrati, tragiche statistiche sui morti di immigrazione – oltre seimila in dieci anni – cronache delle tante violenze contro gli immigrati. Quella su Jerry Masslo, ucciso venti anni fa da una banda di balordi che gli voleva rubare i modesti risparmi da raccoglitore stagionale di pomodori; quella di Abdul ucciso a Milano per una scatola di biscotti; quella di Emmanuel, picchiato e insultato a Parma da vigili urbani in divisa; l’odissea di Isoke, vittima di una tratta che avvilisce, violenta e uccide migliaia di donne; la strage di Castelvolturno dove il clan dei Casalesi circa un anno fa uccise sei immigrati, quattro dei quali evangelici. Fino alla testimonianza degli eritrei sopravvissuti alla logica dei “respingimenti” sul Mediterraneo. Storia di qualche giorno fa e già destinata a essere superata da nuove e già annunciate tragedie.

Ma dopo questo momento laico e politico, quello del “giornale” per dirla con un’espressione del grande teologo riformato Karl Barth, è venuto quello della Bibbia. Al ritmo di una campana che suonava per l’occasione, i deputati si sono recati nel vicino tempio. Tutti. L’anziano pastore emerito che si appoggia al bastone e il giovane membro della Federazione giovanile evangelica con tatuaggio e piercing. Un corteo di molte generazioni, diversi colori, diverse appartenenze, silenzioso e intenso: pochi passi per ripensare a quello che si era appena udito. E la Bibbia è stata al centro di quest’altro momento di una giornata sinodale molto particolare: sono risuonate le parole del Levitico (“Avrete la stessa legge tanto per lo straniero quanto per il nativo del paese, 24:22), di Malachia (“Io mi accingo a giudicare … quelli che fanno torto allo straniero” 3:5), dell’apostolo Paolo (“Non c’è più né giudeo né greco né schiavo né libero…”, Galati 3:28). Parole della Bibbia meditate pensando a quello che si era letto sul giornale.

E’ stato il momento dei canti e delle preghiere, spesso pronunciate dagli immigrati che, anche nelle chiese evangeliche italiane, si fanno sempre più numerosi.
Silenziosamente come erano entrati, i membri del Sinodo e le tante persone venute per partecipare a questo particolare momento, sono poi usciti dal tempio.
Tornati nell’aula sinodale, il presidente del Sinodo ha riletto il documento approvato all’unanimità sul pacchetto sicurezza. Non è stata una lettura burocratica, formale. Nelle parole, discusse una per una sino a questa mattina, risuonava l’impegno di una chiesa piccola che però non ha complessi di inferiorità. Una chiesa che in certi momenti si ritrova molto più forte dei suoi numeri. E’ la forza che viene dall’unanimità su un tema che invece divide e spacca la società come i partiti; la forza di una comunità di credenti che sa che, quando parla degli immigrati e dei loro diritti negati, in realtà si parla di noi stessi, del futuro della nostra società; ma soprattutto la forza di una chiesa che sa che, in certi casi e su certi temi, la posta in gioco è la coerenza e la credibilità della vocazione cristiana.

 
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