Il Sinodo ha dato la parola a tutti gli invitati dall’estero sempre numerosi
LE VOSTRE SFIDE SONO ANCHE LE NOSTRE
Gli ospiti dall’estero provenivano da Germania, Gran Bretagna, Francia, Repubblica Ceca, Romania, Paesi Bassi, Svizzera, Usa; dall’Africa non hanno ottenuto il visto
di Giuseppe Platone
Il Sinodo ha registrato quest’anno la presenza di oltre quaranta ospiti provenienti rispettivamente da Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Paesi bassi, Repubblica Ceca, Romania, Svizzera, Usa. Gli ospiti attesi dal Togo (il moderatore e il segretario della Chiesa evangelica presbiteriana togolese) non hanno ricevuto il visto per l’Italia che consentisse loro di partecipare ai lavori sinodali. Un dato quest’ultimo che ci dà subito la cifra dell’atmosfera che si vive in questo paese che si sta facendo una triste fama in Europa come terra dei respingimenti. Per gli ospiti stranieri, come è ormai diventata consolidata tradizione, da alcuni anni, si provvede durante la settimana di lavori sinodali ad assicurare traduzioni simultanee dal tedesco, inglese e francese. Espressamente organizzato per gli ospiti che l’hanno gradito (quasi tutti hanno risposto affermativamente) il martedì si è svolto un tour nelle valli valdesi, in particolare in alta val Germanasca, che si è concluso con una cena fraterna interamente dedicata agli ospiti.
L’ incontro conviviale è stato organizzato dalla Tavola valdese insieme al Seggio del Sinodo e ha avuto luogo nella Sala polivalente di Villar Pellice. Qui una nutrita schiera di volontari ha egregiamente cucinato e servito una cena tipica piemontese. Nel corso della serata fraterna tutti gli ospiti che non hanno potuto rivolgere il loro saluto, anche per ragioni di tempo, direttamente in Aula sinodale hanno potuto farlo in questa sede. Si è così realizzata un equilibrata suddivisione d’interventi che in pratica ha permesso a tutti gli ospiti di rivolgere insieme al saluto ufficiale della propria chiesa una serie di commenti e osservazioni personali che hanno arricchito la riflessione sinodale. Fa una certa impressione notare, ancora una volta, quanto sia vasta la rete internazionale che sostiene – in alcuni casi da secoli – la realtà delle chiese valdesi e metodiste in Italia.
Il nutrito gruppo di ospiti tedeschi ha scelto, attraverso il pastore Marco Sorg (che parla perfettamente italiano) di rivolgere un unico saluto da parte dei vescovi, presidenti e moderatori rispettivamente delle Chiese dell’Assia-Nassau, del Baden, della Renania e della Westfalia. Naturalmente questa scelta non ha escluso del tutto alcuni altri saluti di ospiti tedeschi. Sorg ha toccato soprattutto la questione del rapporto Chiese-Stato ricordando la V tesi della Dichiarazione di Barmen che, a distanza di 75 anni dalla sua stesura, rinvia alla responsabilità delle chiese nel ricordare «al re» – ovvero a chi governa e a chi ha precise responsabilità istituzionali o politiche – le sue responsabilità per «il bene della città». Sempre Sorg ha brevemente illustrato i risultati di un grande convegno sul tema della povertà svoltosi recentemente in Westfalia che ha visto come diretti protagonisti i bambini. Sono proprio i minori a pagare il prezzo più alto delle conseguenze della povertà. Questi bambini al termine del convegno hanno votato una loro risoluzione che Sorg ha letto all’assemblea sinodale di cui qui riprendo solo alcuni passaggi essenziali. Scrivono i bambini poveri della Westfalia: «Non dimenticateci! Nel nostro Paese ci sono persone ricche e povere. E tanti bambini poveri. Noi bambini domandiamo: perché è così? Famiglie povere hanno pochissimi soldi, perché i genitori non hanno lavoro o non guadagnano abbastanza. Se i genitori sono poveri anche i bambini sono poveri. Noi chiediamo: ma voi ve ne siete accorti? Bambini poveri hanno spesso problemi a scuola. Non hanno una merenda o mangiano cose malsane. Questo li fa ammalare. (...) È uno scandalo. Voi adulti fate qualcosa e non parlate soltanto!».
Sempre per la Germania ha preso la parola anche il sovrintendente della Chiesa dell’Assia-Nassau Walter Schneider: l’occasione per dargli la parola era anche dettata dal fatto che Schneider lascerà prossimamente l’incarico ecclesiastico assegnatogli per occupare nuove posizioni. Per lui che conosce bene la realtà chiesa valdese per essere stato più volte al nostro Sinodo, si è trattato di un’ultima occasione ufficiale per un saluto anche di carattere amichevole. Schneider ha ricordato che la sua chiesa sta attraversando un difficile momento di stretta economica che dura ormai da un po’ di tempo. In questi ultimi mesi le casse della Chiesa dell’Assia-Nassau registrano una diminuzione del trenta per cento nelle entrate delle tasse ecclesiastiche. Questa riduzione obbliga a una revisione del lavoro ecclesiastico: tagli, ristrettezze, severa sobrietà in tutti gli ambiti. Infine Schneider ha voluto esprimere con forza la solidarietà di tutta la sua chiesa nei confronti dell’azione del digiuno e di protesta silenziosa contro il cosiddetto «pacchetto sicurezza», anche perché in Germania non pochi operatori ecclesiastici che operano nel sociale a contatto con gli immigrati incontrano quotidiane difficoltà burocratiche, di polizia e di radicati pregiudizi nei confronti degli immigrati.
Dal Sud della Germania erano presenti Herbert e Sigried Temme. Herbert è responsabile della Waldenser Vereinigung, un’associazione che valorizza la presenza e la storia degli antichi insediamenti valdesi nati sull’onda delle persecuzioni alle Valli. Temme, che è anche molto attivo nell’organizzare la presenza delle nostre chiese al Kirchentag, ha annunciato la realizzazione di una via valdese-ugonotta che collegherà Torre Pellice con luoghi significativi dell’epopea valdese-ugonotta in Francia, Svizzera e naturalmente in Germania. La notizia ha suscitato un certo interesse e si attendono ora sviluppi. Abbiamo appreso con interesse che consulente nella realizzazione di questa «via» è lo storico Albert de Lange, un nome che è una garanzia!
Dalla Svizzera Charles Buffat del Waldenserhilfe di Berna, amico di vecchia data del mondo valdese e metodista, ha portato i saluti del suo Comitato condita da una forte preoccupazione. I fondi che il Comitato bernese ha soprattutto destinato al lavoro del Collegio valdese di Torre Pellice e della Facoltà valdese di Teologia tendono progressivamente a diminuire. Buffat, riferendo di riflessioni svolte all’interno del lavoro del Comitato, si è chiesto se per queste due istituzioni, Collegio e Facoltà, non si dovrebbe attingere di più dai fondi dell’otto per mille, in considerazione del fatto che si è di fronte a due istituzioni aperte al pubblico e tese alla formazione della gioventù. «Non dimenticate – ha precisato – che le circostanze che presiedettero la nascita del nostro Comitato sono ormai profondamente cambiate; nel frattempo si è aperta una risorsa economica che può aiutare in modo consistente le nostre istituzioni culturali».
Dalla Chiesa metodista inglese il saluto è stato portato dalla giovane pastora Alison Walker, che è stata ufficialmente presentata nel corso del culto di apertura del Sinodo, come nuova conduttrice della Comunità metodista di Firenze. Nel trasmettere i saluti di Colin Wright, che ha concluso il suo mandato di segretario europeo del Consiglio ecumenico delle chiese a Ginevra, Walker ha ripercorso i punti salienti dell’impegno metodista nella partnership con altre chiese europee. Tra le questioni più urgenti che appaiono nell’agenda metodista c’è quella dei migranti, questione su cui da tempo si collabora con il Servizio rifugiati e migranti (Srm) della Fcei. Altri punti rilevanti riguardano la testimonianza pubblica della chiesa nella società nella sottolineatura dei temi ambientali, della pace e del rispetto dell’ambiente: linee di lavoro che, ha osservato Walker, non si discostano dagli argomenti che tratta il Sinodo valdese. Il lungo applauso rivolto alla giovane teologa esprimeva un caloroso benvenuto in Italia.
Da New York Ullas Tankler ha portato il saluto del Comitato della Chiesa metodista unita. Tankler, nei giorni precedenti il suo arrivo a Torre Pellice, aveva avuto una serie di incontri con la piccola Chiesa metodista in Estonia, che ha così fatto pervenire il proprio saluto ai deputati del Sinodo. Nel suo intervento Tankler ha sottolineato la il delicato momento della vita dei metodisti italiani che quest’anno vedono il cambio della guardia alla presidenza. A quest’ultimo proposito Tankler ha voluto calorosamente ringraziare il past. Massimo Aquilante («la presidenza Opcemi è una grande responsabilità, in questi anni recenti ho intrattenuto ottimi rapporti con il pastore Aquilante e mi auguro che essi proseguiranno con la nuova presidenza al femminile»).
Sempre dagli Stati Uniti erano presenti Peter e Jeannine Sulyok, delegati dall’American Waldensian Society, che da qualche tempo ha la sua sede ufficiale a Valdese, nello stato del Nord Carolina, la cittadina fondata da un gruppo di emigranti valdesi nel XIX secolo. Tra i nord-americani figurava anche Duncan Hanson, segretario per l’Europa della Reformed Church in America. Con un pizzico di humour Hanson ha sottolineato che se i riformati italiani sono una piccola minoranza, è così anche negli Stati Uniti. La famiglia dei riformati storici non è molto numerosa, anche se parecchio attiva proprio sui temi in calendario al nostro Sinodo. «Siamo molto impegnati sui temi della giustizia sociale – ha detto Hanson – e in questo ci sentiamo in profonda comunione con le vostre chiese. Vogliamo vivere nei fatti l’opzione per i poveri, gli indifesi del nostro tempo. Ma anche sul terreno dell’impegno sociale siamo chiamati a esprimere qualcosa di nuovo, di straordinario, che solo l’evangelo può trasmettere».
Dalla Francia il Sinodo ha ascoltato, con viva partecipazione, il messaggio del pastore Marcel Manoël, presidente del Consiglio nazionale della Chiesa riformata francese. Manoël ha cominciato rievocando un episodio della sua giovinezza. Aveva tredici anni quando entrò in contatto con un gruppo di valdesi italiani volontari che, nel 1958, si erano recati nelle Cevenne, dove viveva, per aiutare le persone colpite da una disastrosa alluvione. E fu la prima volta – confessa Manoël – che capii che cosa significava la solidarietà tra cristiani. E da allora questa possibilità di cooperare al di qua e al di là delle Alpi si è ripetuta infinite volte. Manoël, che tra un anno entrerà in emeritazione, ha invitato l’assemblea a non attardarsi sui vecchi modelli sociali ma ad aprirsi coraggiosamente al nuovo. Le chiese a volte – ha osservato – si attardano nella difesa di modelli sociali ormai indifendibili, oggi tutto cambia molto rapidamente. I modelli economici, lo stile di vita, la chiesa stessa deve sapersi riformare e così partecipare autorevolmente al dialogo con le nuove situazioni. È difficile. Tanto più – ha proseguito – che nel futuro diverranno ancora più fragili di oggi i rapporti umani. Ci sarà sempre più bisogno di protezione, di ascolto, di umanità. Far risuonare l’evangelo vuol dire liberare l’uomo moderno dalle sue paure, invitandolo a guardare al futuro e non a un passato che non tornerà mai più. Calvino non solo ha predicato l’evangelo in un mondo che era allora in profonda trasformazione, ma la sua teologia ha finito con l’imprimere una decisa accelerazione ai cambiamenti. L’unica arma che ha la chiesa è la Parola di Dio. «Predichiamo coraggiosamente, senza scoraggiarci mai la Parola di Dio – ha concluso Manoël – e concorriamo a costruire e non subire il futuro, accettando le sfide così come si presentano, senza preavvisi».
Da Utrecht è arrivata a Torre Pellice la pastora Heleen Zorgdrager, delegata dell’Unione delle chiese protestanti d’Olanda (Kerkinactie). Zorgadrager, riflettendo brevemente sulla situazione olandese, ha rilevato che malgrado il processo di unificazione delle chiese protestanti complessivamente si continuano a perdere membri di chiesa. È un’emorragia che sembra inarrestabile. La perdita è di circa cinquantamila membri di chiesa all’anno. Siamo così tornati – dice Zorgdrager – a essere chiesa in missione, non più all’esterno ma all’interno del nostro stesso paese, culla del protestantesimo. Tra i temi attualmente più dibattuti all’interno del mondo protestante olandese figurano: la questione mediorientale, in particolare la tragedia del conflitto Israele-Palestina; il dialogo con il mondo islamico che diventa sempre più corposo. Nel corso del mese di questo mese di settembre gli amici che fanno capo al Comitato dei valdesi nei Paesi Bassi intendono dare una nuova configurazione al Comitato stesso, per dinamicizzarlo e allargarne la partecipazione. Infine Zorgdrager ha ricordato che il prossimo Sinodo dei protestanti olandesi si terrà dal 22 al 24 aprile 2010 e sarebbe importante che a quel Sinodo potesse intervenire direttamente la pastora moderatora della Tavola valdese Maria Bonafede: «C’è molta attesa nel volerla ascoltare e suo tramite confrontarci direttamente con voi nel quadro del nostro dibattito sinodale in Olanda». Tratto da Riforma dell'11 settembre 2009 |