Un importante documento viene trasmesso alle nostre chiese: che si esprimano
CON I PENTECOSTALI SI FA UN PASSO AVANTI?
Dopo anni di dialogo le rispettive commissioni si rivolgono al Sinodo per tentare qualcosa di più: un patto di fraternità, di reciproca collaborazione; la parola spetta ora alle chiese
di Italo Pons
Giuseppe Gangale, nume tutelare del protestantesimo italiano, lo aveva ricordato: la piccolezza del fenomeno valdese rispetto a quello pentecostale è data dal fatto che il protestantesimo evita sostanzialmente il numinoso, il sacro che fa impressione, e poi aveva aggiunto: «Il protestantesimo deve rendersi conto della realtà pentecostale. Lo deve fare evitando due pericoli: il cattolicesimo da una parte e dall’altra la dissoluzione della forza del sacro nella filosofia o nei simboli ideali»(1). Per un Patto tra la Chiesa cristiana evangelica assemblee di Dio e la chiesa evangelica valdese, presentato e discusso al Sinodo è un documento importante sotto molti aspetti, ma in ogni caso, ritroviamo l’eco di quelle parole che il calabrese aveva voluto ricordare nel suo «canto del cigno» alla Facoltà valdese di Roma nel 1977. Non è la prima volta che dei documenti oggetto di dialogo tra pentecostali e metodisti-valdesi fanno la loro comparsa, tuttavia il testo va preso sul serio per il contenuto, in quanto si tratta di una proposta di un Patto.
Dopo aver tracciato un profilo delle due chiese si affronta il nodo del documento: il motivo che spinge a istituire un Patto compreso nella sua valenza biblica. Il secondo nodo, asse portante della struttura, prende le mosse da un raffronto della rispettive Confessioni di fede (1655 valdese – 2006 Chiesa cristiana evangelica Assemblea di Dio). Fanno seguito la Santa Cena, carismi e ministeri. Aspetti teologici presenti e assenti nell’altra parte. Si analizzano poi le rispettive posizioni sul Battesimo e sull’opera dello Spirito Santo. In ultimo ci si sofferma sui rispettivi ordinamenti, le questioni etiche, ciò che nel Patto viene inteso e auspicato.
Tra le proposte che avrebbero attuazione nel Patto: il riconoscimento reciproco dei membri di chiesa, dei ministeri e dei sacramenti delle confessioni di fede e degli ordinamenti. Sono questi gli aspetti che diventano presupposti per lo scambio di deputazioni, in quello dei pulpiti, nella celebrazione della Santa Cena, attività evangelistiche locali, tra i giovani nel campo musicale e la formazione per i diversi ministeri.
La chiave interpretativa dell’intero documento prende dunque le mosse da una disamina delle rispettive storie, le caratteristiche e gli aspetti teologici e dottrinari, propri di ognuno, alla luce di un costante quanto serrato confronto con la Parola di Dio. Confronto che permette non tanto di «smussare gli angoli» quanto piuttosto di individuare una serena visione d’insieme capace di trovare dei punti di superamento di quelle difficoltà che presentano (o si presenteranno) come ostacoli. Questa interpretazione potrà essere messa in discussione con l’accentuazione dei limiti e delle zone ancora da esplorare: resta però il fatto che le due chiese (attraverso le loro delegazioni) offrono una salda base di dialogo fondata sull’ascolto che precede la comprensione dell’interlocutore, nel riconoscimento di se stesso e della sua identità. Gli estensori hanno compiuto un passo avanti quando a esempio si afferma: «Ciascuno al proprio interno, forse si considerava detentore unico della verità cristiana, mentre questa verità, che è Gesù Cristo, è più grande di noi, e noi non ne siamo proprietari, ma testimoni». E ancora: «come evangelici di fronte alla nazione, vogliamo essere testimoni di unità e non di divisione».
L’origine del gruppo di chiese che si sono rivolte a quelle valdesi-metodiste proviene in parte dalle «Assemblee di Dio in Italia» (Adi), da cui si sono separate per divergenze interne e da altre sorte liberamente. Un gruppo di 34 chiese, 8 associazioni e missioni, 41 ministri, 4000/4500 membri che hanno confessato la loro fede. Sono chiese collocate nella maggior parte nel sud Italia (Sicilia, Puglia, Campania), avamposto di una realtà, come afferma l’ordine del giorno del Sinodo, «… più importante espressione spirituale dell’evangelismo mondiale». Due commissioni composte per le Ad da Aldo Abbattista, Samuele Russo, Eliseo Tambone; per parte valdese, Emanuele Fiume, Eric Noffke, Paolo Ricca; Giovanni Anziani per le chiese metodiste(2).
L’austerità delle forme liturgiche, nelle chiese metodiste e valdesi, la prevalenza della Parola rivolta alla mente più che al sentimento, un approccio marcatamente intellettuale rispetto alla fede: in che modo tutto ciò si metterà in sintonia con forme cultuali e spirituali più spontanee e affermative nel rapporto con il Signore, dell’azione dello Spirito nella vita dei credenti? Non è forse la caratteristica centrale del mondo pentecostale la rigenerazione per mezzo dell’esperienza dello Spirito Santo come segno della santificazione?
Il dibattito sinodale ha attraversato queste e altre domande. Non poche sono state le osservazioni che hanno sottolineato l’importanza che la proposta contiene. Difficile non riconoscerlo. Altre voci hanno puntualizzato la necessità di chiarire quale concetto di Patto viene inteso da coloro che lo contraggono. Per le chiese metodiste e valdesi, che da anni lo condividono, la parola evoca un significato di ampia portata. Potrà essere applicato con chiese di tipo congregazionalista e queste si sentiranno di viverlo con chiese sinodali?
Vi è chi ha ricordato che in alcune realtà questa conoscenza è già in atto attraverso momenti d’incontro e di comunione. Per qualcuno erano necessario ulteriori approfondimenti. Paolo Ricca, che in questo ha svolto un ruolo di primo piano, ha sottolineato con salda convinzione che la parola deve passare alle chiese chiamate a «inchinarsi» sul testo e trarre la loro valutazione. Solo queste sono in qualche modo titolari di esprimersi dopo questa prima verifica del Sinodo. ____________________
(1). Paolo Sanfilippo, Giuseppe Gangale araldo del nuovo protestantesimo italiano. Genova, Editrice Lanterna, 1981 pp. 91 ss.
(2). Valdesi e metodisti e pentecostali in dialogo, Claudiana, 2002. Tratto da Riforma dell'11 settembre 2009 |