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SINODO 2000

Il saluto al Sinodo del rappresentante della Conferenza episcopale italiana

DIFFICOLTA' E REALIZZAZIONI DEL CAMMINO ECUMENICO

di Giuseppe Chiaretti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve
Presidente della Commisisone episcopale CEI per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso

Care sorelle e cari fratelli in Cristo, pur essendo questo nostro incontro ormai tradizionale, non nascondo un certo imbarazzo nel prendere la parola, a causa delle dissonanze insorte tra noi in questo anno giubilare, bimillenario della nascita di Cristo, tanto da provocare in alcuni casi un discusso e sofferto "digiuno ecumenico".

Ma (...) questo è anche un anno privilegiato: anzi un anno veramente e seriamente ecumenico, sia per i suoi contenuti cristologici e trinitari e il forte appello al perdono e alla riconciliazione, sia per la conclusione dell’annosa questione dei matrimoni misti interconfessionali, che ha trovato una soddisfacente soluzione giuridica e celebrativa quale da tempo si desiderava. L’iter pastorale dell’Intesa è ancora tutto da sperimentare; e proprio questa necessaria sperimentazione, che sarà fatta insieme dalle comunità cristiane, consente di ipotizzare ulteriori traguardi, che non possono però essere ora codificati in un testo scritto. Il traguardo raggiunto, al di là di tutti i nostri possibili desideri, è in sé talmente grande e significativo (è, in fondo, il primo gesto di riconciliazione dopo otto lunghi secoli di incomprensione!) che non dobbiamo né minimizzarlo né enfatizzarlo oltre misura (...).

In questo momento sento di dover esprimere gratitudine alla misericordia di Dio che, dandoci questa consolazione, ci invoglia a proseguire il cammino ecumenico di riconciliazione, stimolandoci anche alla reciproca correzione fraterna, la quale ha da essere chiara e caritatevole, e cioè con le caratteristiche che Paolo descrive al cap. 13 della sua prima lettera alla comunità di Corinto. E questo lo dico pensando anche a un’altra situazione difficile in cui si è trovato Paolo, quella della contesa con Pietro e con altre personalità ragguardevoli della comunità madre di Gerusalemme: la questione cioè della circoncisione, traumatica per la chiesa giudaico-cristiana delle origini. Paolo, più sensibile al mondo pagano che aveva egualmente diritto all’annuncio del Vangelo, difese con ardore la sua tesi; e fu allora trovato, pur nella diversità provvisoria delle prassi pastorali e forse anche delle teologie, un punto d’incontro: la carità verso i poveri della chiesa di Gerusalemme, "ciò che - dice Paolo - mi sono proprio preoccupato di fare" (Galati 2, 10). Quel "darsi la destra in segno di comunione" (2, 9), tra Paolo e i membri ragguardevoli della comunità di Gerusalemme, suggellava un accordo scaturito da una situazione provvisoria, ma esprimeva anche la volontà di una comunione più profonda, di cui il servizio dei poveri era il segno. Forse più che arroccarsi sulle polemiche e sui percorsi storici carichi di sofferenza, dovremmo noi pure incontrarci di più nel servizio comune ai poveri e nella carità reciproca; anche il dialogo ecumenico ne trarrebbe vantaggio.

In ogni caso c’è un fatto preciso che viene a interpellare i nostri rapporti di chiese ancora sospettose l’una dell’altra o non coraggiose a sufficienza: e cioè l’irrompere sulla scena italiana ed europea, la cui cultura di fondo è certamente ebraico-cristiana, di nuovi popoli, nuove religioni, nuove culture. Oggi siamo presi dal problema della prima accoglienza e assistenza, ma è ugualmente urgente il problema dell’annunzio e del dialogo interreligioso e culturale, che ci riguarda insieme come cristiani. Si pone allora anche per noi l’interrogativo di Edimburgo all’inizio del secolo scorso, che spinse i missionari delle diverse confessioni cristiane a chiedersi: quale Gesù stiamo annunziando? quale salvezza stiamo proponendo (...) viste le nostre tante identità non solo diverse, ma spesso divergenti e in contrasto tra loro. Si proporrà con forza l’accorata preghiera di Gesù dinanzi alle previste nostre divisioni. "Che siano, Padre, una cosa sola perché il mondo creda che tu mi hai mandato...".

Tali cose ho spesso pensato in questo anno non facile, che comunque ha portato con sé questa "gemma" che è la definizione dell’Intesa e del Regolamento applicativo sui matrimoni misti, in un contesto di fede e di rispetto reciproco nella carità. Il Signore Gesù, nostra indulgenza e nostra riconciliazione, ci doni lo Spirito della risurrezione per ulteriori passi in avanti.

(Tratto da Riforma dell'8 settembre 2000)

 
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