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SINODO 2001

L'intervento di mons. Debernardi, rappresentante della Conferenza episcopale

SULL'ECUMENISMO NON SI TORNA INDIETRO

Oltre ai temi più teologici e del dialogo interreligioso, evangelici e cattolici possono fare un cammino comune sulle questioni dell'etica economica e dei processi di globalizzazione

di Piergiorgio Debernardi, vescovo di Pinerolo

mons. Piergiorgio Debernardi, vescovo di PineroloPorgo a tutti voi il saluto della Conferenza episcopale italiana e in particolare della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso.

Voglio assicurarvi che c’è un’attenzione particolare ai lavori del vostro Sinodo, soprattutto per quanto riguarda i temi della globalizzazione e dell’etica economica.
Sono problemi che appassionano fortemente anche le comunità cattoliche sparse nel territorio italiano e che vedono, spesse volte, protestanti e cattolici lottare su un medesimo fronte e per gli stessi obiettivi. Non possiamo, infatti, rassegnarci a un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro.
Nel manifesto delle associazioni cattoliche redatto a Genova in occasione del G8, si scriveva con convinzione e con passione "Noi sentiamo l’impegno di appartenere ad una famiglia, quella umana, che va oltre i confini nazionali e le logiche economiche. Crediamo che tutti siamo veramente responsabili di tutti e non possiamo rimanere indifferenti di fronte alle clamorose differenze che esistono nella vita delle persone sul nostro pianeta. Affermiamo che ogni uomo è una risorsa, un bene prezioso per gli altri, e a sua volta chiede agli altri di essere accompagnato e aiutato nel suo cammino verso il compimento definitivo. Nessuna persona può essere considerata solo un soggetto economico passivo il cui valore è commisurato alla sua capacità di acquisto". Da questa premessa nasce l’impegno comune di costruire il futuro lavorando per una globalizzazione della solidarietà e delle responsabilità da realizzare attraverso una nuova cultura, nuove regole e nuove istituzioni a livello nazionale e internazionale.

Anche per quanto riguarda il cammino ecumenico, il vostro Sinodo è un segnale quanto mai chiaro che indietro non si torna. E’ vero, bisogna riconoscerlo, a volte in taluni cristiani e comunità c’è indifferenza, apatia e anche resistenza; a volte si usa una metafora meteorologica, parlando di inverno e di gelo, tuttavia il cammino prosegue inarrestabile. Nella Relazione al Sinodo circa i rapporti con la Chiesa cattolica si parla non solo della cauta ripresa di relazioni ecumeniche dopo le difficoltà causate dal Giubileo, ma anche di incontri e di rapporti veramente fraterni e di una comunione sentita e vissuta che ha sempre continuato.

L’essere qui con voi, fratelli e sorelle valdesi, insieme a esponenti provenienti da confessioni cristiane diverse è un segno inequivocabile di cammino nella carità. Negli orientamenti della Chiesa cattolica per i prossimi dieci anni (documento che ha per titolo Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia) c’è un forte invito a non restare indifferenti di fronte alla preghiera di Gesù nell’ultima cena fatta per l’unità della sua chiesa. Così si dice nel citato documento: "L’ecumenismo è una sfida fondamentale perché è una verifica della nostra fedeltà al Vangelo; ma è anche una grande scuola di comunione: proprio di fronte ai cristiani di altre chiese (e comunità ecclesiali, palesemente) "diversi" da me, sono chiamato a riconoscere quell’unità che, a dispetto delle differenze, ci lega e ci chiama a una comunione sempre più piena… Non si dà unità senza il rispetto delle differenze, senza portare i pesi gli uni degli altri, ma soprattutto senza cercare insieme la verità che è l’unica vera fonte di unità, nonché l’unica ragione del nostro esistere come comunità ecclesiali: Gesù Cristo, l’unico nostro Signore".

Grazie per averci invitati e per averci coinvolti nei vostri lavori; ma soprattutto per farci partecipi della vostra gioia, della vostra amicizia, della vostra festa e della vostra preghiera. Tutto questo, mi pare, è il Sinodo valdese-metodista.

E poi, come vescovo di Pinerolo, devo aggiungere una parola in più. Provo una profonda commozione a parlare per la prima volta in questa aula, segno ed emblema della vostra identità. Sento che siamo fratelli e sorelle coinvolti in una medesima storia. Non voglio ricordare quella del passato, voglio invece assicurarvi che desidero continuare a scrivere con voi pagine belle, piene di futuro e di speranza, come ormai da alcuni anni, insieme, stiamo facendo. Un saluto anche da parte di mons. Giachetti.

(tratto da Riforma, del 14 settembre 2001)

 
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