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SINODO 2002

L'intervento di mons. Chiaretti, in rappresentanza della Conferenza episcopale

IL DIALOGO ECUMENICO DEVE ANDARE AVANTI

Le visioni della chiesa e della teologia sono diverse e talora contrastanti, ma bisogna ugualmente procedere con saggezza. La Commissione mista per la «Charta œcumenica»

di Giuseppe Chiaretti
Presidente della Commissione CEI per l'ecumenismo e il dialogo

membri del sinodo (foto Riforma)Sorelle e fratelli in Cristo,
vi saluto tutti con antica e sempre nuova simpatia, a cominciare dal presidente e dai membri del Sinodo, dal moderatore e dai membri della Tavola.
1) L'argomento pastorale da voi prescelto per questo Sinodo, legato anche a problemi organizzativi interni, è quello della vocazione come risposta a una chiamata di Dio (non nascondo che mi sento particolarmente coinvolto in questa vostra riflessione e nelle questioni pratiche che state trattando circa il campo di lavoro). Dio chiama tutti a un'esistenza piena e significativa come collaboratori suoi, e ci guida con il suo santo Spirito. Non annulla però la nostra libertà, ma l'affida alla nostra responsabilità di persone ragionevoli e credenti. Il dono grandissimo dell'esistenza risponde quindi a una precisa chiamata intenzionale di Dio: per questo ogni vita è vocazione. Per noi tutti, poi, la chiamata all'esistenza è stata anche una chiamata alla fede, alla chiesa, alla testimonianza, al servizio. Proprio perché chiamati a formare e a servire la chiesa, corpo di Cristo che perdura per tempo, siamo pure chiamati, e alcuni a particolare titolo, all'evangelizzazione. Sappiamo bene però quanto sia necessaria per la buona seminagione del Vangelo la concordia degli evangelizzatori, e quindi la nostra piena unità: le divisioni non ci fanno credibili! Mai come in questo momento di grandi mutazioni epocali si pone con urgenza il problema della credibilità, che è alla base della fiducia e della fedeltà.

Vengo da una visita a una delle regioni devastate dall'odio e dalle "bombe intelligenti": il Kosovo. Ho sentito ripetere da gente semplice musulmana, che non fa distinzione tra ortodossi-cattolici-protestanti, tra Bush e il papa, tra fatti politici e fatti religiosi, tra ideologia e storia: i cristiani ci uccidono!. Questo giudizio secco e ingiusto mi fa soffrire atrocemente; penso però anche a quanto dovremmo intenderci di più, noi cristiani, a livello nazionale e internazionale, su queste tragiche realtà di natura politica, ricercando una qualche unità di intenti sui grandi temi biblici della giustizia e del diritto! Johannesburg è anche per tutti noi credenti un'occasione di contestualizzare insieme la nostra fede e la nostra carità. I pronunciamenti solitari giovano poco.
La mia è, ovviamente, una semplice constatazione, ma vuole anche essere un invito a riflettere sul peso sociale e politico delle nostre divisioni. Non avvertiamo, ad esempio, una comune radicale impotenza di noi cristiani nel dire una parola univoca e forte nella tragica lotta tra ebrei e palestinesi? O dinanzi ai ricorrenti fondamentalismi che in più parti del mondo fanno strage di cristiani inermi, cattolici ortodossi protestanti che siano? Forse è tempo di andare oltre i tradizionali confini del dialogo ecumenico riservato agli uomini di chiesa, coinvolgendo nel dibattito e negli interventi più uomini e donne di pensiero, rappresentanti del potere culturale economico politico, in nome della dignità di ogni uomo e di ogni donna di tutti gli uomini e di tutte le donne del mondo!
2) Il dialogo ecumenico in casa italiana, dopo un breve periodo di appannamento nell'anno del giubileo, ha ripreso a camminare con i criteri e il ritmo già sperimentati. Quanto al dibattito teologico, che non può essere eluso, dipendiamo un po' da quel che si fa a più ampio raggio. Ci rendiamo conto che le visioni di chiesa sono diverse e talora anche contrastanti; e sappiamo benissimo che sul piano della fede da piccole divergenze possono nascere grandi derive: bisogna quindi essere saggi e prudenti nella ricerca. Siano gli esperti teologi ad affrontare con diligenza e con sollecitudine certi nodi (e penso, visto il parlare che se ne fa, anche al delicato tema della ospitalità eucaristica), aiutando il nostro percorso comune con conclusioni significative, come quella ben nota sulla giustificazione, che ha molto rasserenato l'orizzonte, anche se occorrerà sempre del tempo prima che il pronunciamento diventi prassi consolidata.

Sembra intanto importante sviluppare la recezione dei documenti e dei pronunciamenti concordati ufficialmente. Essa consente di portare a conoscenza della base di ogni chiesa, perché tutti sappiano, i piccoli passi in avanti del dialogo teologico, e di far cambiare gradatamente mentalità e giudizi stereotipati (e ingiusti).
E tuttavia, accanto e oltre il dialogo teologico, c'è il dialogo per la prassi. In questo momento siamo impegnati a lavorare intorno alla Charta œcumenica, che è un vero vademecum di convergenze possibili. È stata costituita una Commissione mista che sta provvedendo a uno studio comparato dei dodici paragrafi di quel documento, esaminandoli sotto due diversi aspetti: quello problematico, che evidenzia i nodi che sottostanno a formulazioni un po' ireniche che non mostrano tutta la complessità del problema; e quello pastorale, che consente di affrontare con verifica reciproca alcuni nodi comportamentali, sullo stile degli incontri di p. Coutourier e dei dialoghi di Dombes. In questo ambito, ad esempio, sarà possibile verificare (integrare, modificare), l'informazione sull'una o sull'altra confessione che passa per i nostri mezzi di comunicazione sociale; o anche le valutazioni su singoli episodi comportamentali, talora letti più con taglio ideologico o con memoria non purificata che con lo spirito della evangelica correzione fraterna.

Proseguono poi le iniziative programmate in comune, già ben avviate con il convegno di Perugia del 1999 sul Padre Nostro. Si terrà, infatti, nel mese di febbraio 2003, un analogo convegno a Viterbo su "Le Beatitudini oggi".
È ormai pacifico l'impegno comune intorno alla Parola di Dio, come ha dimostrato anche la grande mole di pubblicazioni di Sacre Scritture proprio nell'anno giubilare. Per questo e per altre iniziative condivise devono crescere sempre più stima e apprezzamento reciproco, che consentiranno un po' alla volta di smaltire quel contenzioso emotivo di vecchia data che fa talora rinascere antichi steccati.
Il Signore benedica i vostri lavori sinodali, e rafforzi in tutti noi la speranza di tempi migliori. Sia gioia e pace sul vostro cammino!

(tratto da Riforma, del 13 settembre 2002)

 
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