Si è svolto un ampio e articolato dibattito sulla vicenda degli ospedali CIOV
GLI OSPEDALI VALDESI E LA DIACONIA
Occorre un profondo ripensamento, anche solciale e politico, della diaconia della chiesa che tenga conto della situazione contingente ma che sappia guardare anche al futuro
di Davide Rosso
Si potrebbe forse riassumere semplicemente la mezza giornata di discussione sinodale tenutasi a Torre Pellice lunedì 25 agosto sugli ospedali valdesi citando i quattro ordini del giorno alla fine approvati e riportati qui a fianco. Ma sicuramente non è sufficiente. Non basta perché da questi non emerge l'ovvia tensione e la carica emotiva che dal dibattito emergeva. Non basta perché, da soli, i quattro ordini del giorno non danno l'idea del progredire del dibattito che, alla fine, ha portato alla loro approvazione. È comunque bene averli di fronte nel riandare a quel lunedì di Sinodo, perché sono quattro atti importanti che parlano dal passato recente e dell'immediato futuro degli ospedali valdesi di Torino e delle Valli.
Nel dibattito, le diverse persone che hanno preso la parola hanno parlato di oggi e anche di ieri. Si sono ricordate le preoccupazioni interne alla chiesa ma anche quelle della popolazione, si è parlato di "immagine della chiesa", ma anche del non fare l'errore di confondere la chiesa con gli ospedali valdesi. Sono state avanzate proposte alternative alla soluzione, peraltro già individuata, ma è stato anche detto che ormai è tardi per fare proposte e che, vista la situazione a cui si era arrivati, la scelta era obbligata. Sono stati avanzati timori sul futuro delle strutture da una parte e dall'altra si è detto che l'accordo garantisce la continuità del servizio. Si è parlato della professionalità dei dipendenti ma anche dell'impressione che non fossero stati accompagnati sufficientemente da parte dei dirigenti. Si è affrontato il futuro immediato, è stato fatto presente che non si è ancora arrivati alla fine definitiva della complicata procedura per dare attuazione al formale passaggio alla Regione degli ospedali valdesi. Si è fatto un accenno poi alle conclusioni che si possono trarre da questa esperienza. È stato detto che sono crollati forse tre miti della gestione valdese degli ultimi anni: il controllo, la necessità dei manager, la visione politica. Ma si è sottolineato anche che non serve cercare capri espiatori e si è rinnovato l'invito a non vedere il fallimento degli ospedali come il fallimento della chiesa, ma come constatazione dell'esistenza del confine tra possibilità e impossibilità del fare umano.
Si è trattato di un dibattito ampio e articolato: certo segnato dall'emotività, ma è stato un dibattito che alla fine ha contribuito a far maggiore chiarezza, e ha portato una larghissima maggioranza dei sinodali alla "consapevolezza che la pur sofferta conclusione della cessione degli ospedali alla Regione sia aderente alle decisioni sinodali del 2002 e 2003 e che la stessa garantisca la conservazione del servizio ospedaliero al territorio e dei posti di lavoro". Ma ora occorre portare a termine il processo iniziato, e in quest'ottica il Sinodo ha confermato alla Tavola l'incarico di gestire questa fase delicata di transizione prorogando di un altro anno la gestione diretta dell'ente patrimoniale CIOV da parte della Tavola stessa.
Ma se è vero che gli ospedali non sono la chiesa è anche innegabile che le chiese si trovano in difficoltà, tra l'altro di fronte alle trasformazioni del Servizio sanitario nazionale, anche sul versante di altre opere diaconali, e in particolare di quelle per l'assistenza agli anziani. Di questo aspetto si è parlato in particolare nel dibattito sinodale di mercoledì 27 sulla Commissione sinodale per la diaconia (CSD), e non poteva essere diversamente. Mentre per alcuni versi aleggiava nell'aria la questione ospedali, il Sinodo ha riconosciuto che è urgente riflettere sullo stato delle cose per sviluppare una nuova progettualità in seno alle attività diaconali.
"Occorre un ripensamento anche sociale e politico della diaconia, che è non soltanto un aspetto delle attività della chiesa, ma è costitutiva della fede" aveva scritto la Commissione d'esame della Tavola nella sua controrelazione e la Commissione d'esame della CSD, partendo dalla situazione ospedali, aveva posto all'attenzione del Sinodo le domande: "Ha ancora senso una CSD senza la CIOV? Quali prospettive vedete per il futuro della CSD?". Insomma, due prospettive leggermente diverse ma complementari, quelle delle due CdE, messe lì come punto di partenza per un dibattito sinodale che poi in effetti è stato limitato dalla scarsità di tempo. Ma le questioni sollevate, gli interventi sugli ordini del giorno presentati, sembravano tutti in qualche modo richiamarsi alle problematiche sollevate, per altro già nel corso dello scorso Sinodo 2002, e che in sostanza si possono riassumere con: la necessità di ripensare in generale la nostra diaconia guardando al futuro e avendo presente i mutamenti che nella società sono avvenuti e i limiti oltre cui non possiamo andare come chiesa.
Della serie di atti approvati alla fine dal Sinodo sulla materia segnaliamo, perché inerente a questo discorso, quello che invita la CSD a proseguire nella valutazione dei possibili sviluppi della nostra diaconia, nel quadro delle politiche nazionali e locali del welfare. L'atto chiede inoltre alla CSD di proseguire nella riflessione sulle problematiche legate alle case per anziani insieme con i Comitati degli istituti, "al fine di elaborare soluzioni capaci di assicurare la piena e continuativa copertura dei posti nelle case per anziani, affrontando la situazione degli anziani nel contesto di tutte le risorse umane e istituzionali presenti sul territorio". Il Sinodo poi ha preso atto del nuovo piano organizzativo della CSD e lo ha approvato, così come ha approvato il regolamento della CSD per il funzionamento degli organi della CSD stessa e dei rapporti di questa con gli istituti ed opere a essa affidati, regolamento che in qualche modo porta a termine un percorso iniziato 10 anni fa con la nascita della Commissione sinodale per la diaconia.
Infine alcune considerazioni generali. Se è vero che qua e là sono emersi molti spunti per iniziare una riflessione sulla diaconia in generale e la chiesa, un solo rammarico forse rimane. Nonostante si sia dedicata una mezza giornata abbondante alla questione ospedali, e un'altra parte di una seconda giornata alla CSD, poco tempo è rimasto per la discussione sulle prospettive della diaconia. Non è rimasto cioè praticamente tempo per provare a lanciare lo sguardo al di là delle contingenze legate al domani più prossimo. Ma in quest'ottica, comunque, dopo aver riconfermato la commissione ad referendum sulle prospettive della diaconia, già nominata lo scorso anno e a cui si chiede di collaborare strettamente nel suo lavoro con la CSD, la Commissione per la formazione diaconale (CFD) e i distretti e i circuiti, il Sinodo ha approvato un atto in cui si chiede direttamente alle Commissioni esecutive distrettuali di organizzare convegni di approfondimento e studio sulle prospettive della diaconia.
Un modo insomma per allargare il più possibile la riflessione sulle prospettive generali future, per avviare un discorso sulla diaconia "leggera" e "pesante" delle nostre chiese che non può più essere rimandato ma semmai va coltivato e fatto crescere in seno alle chiese. Avviare cioè un processo che individui un indirizzo su cui il Sinodo possa poi riflettere per arrivare magari a poter prendere delle decisioni "strategiche" complessive il prossimo anno.
(tratto da Riforma, del 12 settembre 2003) |