L'assemblea sinodale divisa in gruppi per la discussione sulla vita delle chiese
GUARDIAMO AL FUTURO IN TUTTE LE NOSTRE STRUTTURE
di Ruggero Marchetti
La prima parte del pomeriggio del giovedì è stata l'unica che quest'anno il Sinodo ha dedicato al lavoro nei gruppi. Su proposta della Commissione d'esame ci si è divisi in quattro "blocchi" che hanno affrontato il tema "La vita delle chiese: guardando al futuro". Venerdì mattina poi, dei relatori hanno riportato in plenaria il risultato del dibattito che si è avuto in ciascun gruppo: quattro brevi relazioni che saranno inviate alle chiese per essere lette e discusse nel nuovo anno ecclesiastico.
Si guarda al futuro partendo dal presente, ed effettivamente nei gruppi si è fatto un po' il punto della situazione delle nostre chiese, per cercare di avere delle prospettive, di individuare alcune linee su cui muoversi. Così ci si è resi conto che il nostro futuro è complicato, perché è complicato il nostro presente. Pur nei nostri numeri sempre molto ridotti, abbiamo una "tipologia" di chiese estremamente varia: le comunità delle Valli, con il loro "popolo valdese" abbastanza statico; le chiese di città, molto più dinamiche, che ogni anno vedono l'adesione di un certo numero di nuovi fratelli e sorelle e anche però altri membri venire meno alla partecipazione attiva alla loro vita; le chiese dei piccoli e medi centri, diverse delle quali oggi "sconvolte" (ma è uno sconvolgimento benedetto) dall'ingresso di fratelli e sorelle evangelici provenienti da chiese sorelle di altri paesi: è quel fenomeno che ci siamo abituati a chiamare "Essere chiesa insieme", che tutti hanno individuato come la grande novità e la grande opportunità che questi anni ci offrono e che dobbiamo a ogni costo saper cogliere.
Proprio questa varietà di situazioni impedisce di pensare a delle "ricette" valide per tutti. Occorrerà, a livello di distretti, circuiti, comunità locali, saper valutare, progettare, inventare, rispondendo alle diverse sfide concrete che la realtà ci lancerà. Per questo sarà importante, ma già lo è adesso, saper ascoltare oltre a noi stessi, anche gli altri, la nostra società postmoderna e anche, per tanti aspetti, postcristiana. Così, ad esempio, dovremmo interrogarci sul senso del nostro continuare a essere chiese "multitudiniste" fatte cioè, come dice la relazione della Commissione d'esame, di "militanti anagrafici", in un tempo in cui non si è più cristiani, "per nascita", ma la fede è una decisione.
L'impressione che si è avuta è che, a livello dei gruppi, la discussione sia stata molto intensa, e forse caratterizzata da interventi dei pastori più proiettati verso la situazione generale che le nostre chiese vivono oggi e vivranno domani, e invece interventi dei deputati delle comunità più legati ai problemi e alle prospettive delle loro chiese. In fondo, è anche giusto così…
(tratto da Riforma, del 12 settembre 2003) |