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SINODO 2003

L'assemblea sinodale divisa in gruppi per la discussione sulla vita delle chiese

GUARDIAMO AL FUTURO IN TUTTE LE NOSTRE STRUTTURE

di Ruggero Marchetti

lavori in gruppo (foto Riforma)La prima parte del pomeriggio del giovedì è stata l'unica che quest'anno il Sinodo ha dedicato al lavoro nei gruppi. Su proposta della Commissione d'esame ci si è divisi in quattro "blocchi" che hanno affrontato il tema "La vita delle chiese: guardando al futuro". Venerdì mattina poi, dei relatori hanno riportato in plenaria il risultato del dibattito che si è avuto in ciascun gruppo: quattro brevi relazioni che saranno inviate alle chiese per essere lette e discusse nel nuovo anno ecclesiastico.
Si guarda al futuro partendo dal presente, ed effettivamente nei gruppi si è fatto un po' il punto della situazione delle nostre chiese, per cercare di avere delle prospettive, di individuare alcune linee su cui muoversi. Così ci si è resi conto che il nostro futuro è complicato, perché è complicato il nostro presente. Pur nei nostri numeri sempre molto ridotti, abbiamo una "tipologia" di chiese estremamente varia: le comunità delle Valli, con il loro "popolo valdese" abbastanza statico; le chiese di città, molto più dinamiche, che ogni anno vedono l'adesione di un certo numero di nuovi fratelli e sorelle e anche però altri membri venire meno alla partecipazione attiva alla loro vita; le chiese dei piccoli e medi centri, diverse delle quali oggi "sconvolte" (ma è uno sconvolgimento benedetto) dall'ingresso di fratelli e sorelle evangelici provenienti da chiese sorelle di altri paesi: è quel fenomeno che ci siamo abituati a chiamare "Essere chiesa insieme", che tutti hanno individuato come la grande novità e la grande opportunità che questi anni ci offrono e che dobbiamo a ogni costo saper cogliere.

Proprio questa varietà di situazioni impedisce di pensare a delle "ricette" valide per tutti. Occorrerà, a livello di distretti, circuiti, comunità locali, saper valutare, progettare, inventare, rispondendo alle diverse sfide concrete che la realtà ci lancerà. Per questo sarà importante, ma già lo è adesso, saper ascoltare oltre a noi stessi, anche gli altri, la nostra società postmoderna e anche, per tanti aspetti, postcristiana. Così, ad esempio, dovremmo interrogarci sul senso del nostro continuare a essere chiese "multitudiniste" fatte cioè, come dice la relazione della Commissione d'esame, di "militanti anagrafici", in un tempo in cui non si è più cristiani, "per nascita", ma la fede è una decisione.
L'impressione che si è avuta è che, a livello dei gruppi, la discussione sia stata molto intensa, e forse caratterizzata da interventi dei pastori più proiettati verso la situazione generale che le nostre chiese vivono oggi e vivranno domani, e invece interventi dei deputati delle comunità più legati ai problemi e alle prospettive delle loro chiese. In fondo, è anche giusto così…

(tratto da Riforma, del 12 settembre 2003)

 
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