L’intensa attività del piccolo ateneo valdese è una risorsa preziosa per le chiese
VERSO I 150 ANNI DELLA FACOLTA'
Vasto consenso per i programmi svolti e le prospettive che si aprono in occasione del secolo e mezzo di vita di un istituto che qualifica la testimonianza del protestantesimo italiano
di Eugenio Rivoir
Sono già passati 50 anni (ma qualcuno può anche dire: «Son passati soltanto cinquant’anni», «come siamo arrivati tardi a quest’appuntamento!»). Non tutti certo lo ricordano, non tutti lo sanno: 50 anni fa, nel 1954, una donna valdese conseguiva la prima laurea in teologia presso la nostra Facoltà di Roma. Quando questo è stato ricordato nell’Aula sinodale c’è stato un applauso, il Sinodo si è fermato un momento, come se si fosse trattato di una notizia da segnalare a tutti, un punto importante nel nostro cammino di chiesa che cerca, a volte faticosamente, la sua strada riflettendo su quel che c’è da fare e su quel che si può dire nel mondo ecumenico di oggi. Si discute un po’ dappertutto oggi anche di questo (e intanto già da cinquant’anni) ma, certo, a volte con disagi e sofferenza; donne e uomini, vicini, insieme, cercano di capire il senso della loro vocazione cristiana e le parole per dirlo. Certo, questo non vuol dire che prima non si fosse mai fatto (la storia del movimento valdese ce lo fa capire molto bene); ma quello che og gi conta è che questo può avvenire alla luce del sole, uf ficialmente, con il riconoscimento ufficiale di tutta la chiesa. Quante cose sono cambiate in cinquant’anni! L’applauso nell’Aula sinodale mi pare che volesse dire la gratitudine di tutti noi per aver potuto capire il grosso dono che ci è stato fatto e, forse, anche un incoraggiamento a tutti per continuare a pensare insieme, a cercare insieme le strade della nostra vocazione nel nostro tempo e nel nostro paese.
Intanto si sta pensando a preparare il programma per ricordare il centocinquantenario della Facoltà di teologia. Torre Pellice, Firenze, Roma: una strada cominciata quasi sottovoce, in mezzo alle valli valdesi, e poi man mano continuata in mezzo al fervore di un’Italia che cresceva. È l’occasione per guardare al passato ma anche per riflettere su quel che c’è da fare e su come si può fare: si pensa per esempio a un volume sulla storia della Facoltà, a un convegno teologico internazionale (dal titolo: «Nell’areopago postmoderno. Teologia e cultura nell’Europa postcristiana»), a sei seminari internazionali sugli sviluppi teologici; la lista del programma non finisce qui e ne saremo informati nel corso dei prossimi mesi. È bello poter ricordare che i 150 anni della Facoltà di teologia sono anche i 150 anni dell’editrice Claudiana: sarà un’occasione di più per continuare una collaborazione che è stata sempre molto forte tra la Facoltà e l’editrice Claudiana.
Il dibattito sinodale è stato, mi pare, più breve del solito. La commissione d’esame aveva presentato il lavoro diretto dal Consiglio della Facoltà in modo molto positivo rallegrandosi per quel che in via Pietro Cossa si organizza e si costruisce e per i contatti che in Italia e all’estero i professori sanno sviluppare. Alcuni interventi in aula hanno confermato questa sensazione di un vasto consenso sinodale sul lavoro svolto e sui progetti presentati e gli ordini del giorno sul tema della Facoltà hanno ricevuto quasi tutti l’unanimità dei voti espressi. Oltre ai rallegramenti, due sono stati i temi che la discussione ha toccato: il problema finanziario (dove da una parte si è chiesto per l’ennesima volta, e con forza, che le chiese sostengano con più convinzione e con più regolarità quest’opera della nostra chiesa; e d’altra parte si è fatto notare, anche qui non per la prima volta, come la Facoltà di teologia sia uno dei posti del nostro piccolo mondo protestante dove l’uso del denaro è esaminato con l’attenzione dovuta, fatto con la responsabilità di persone che devono sempre rendere conto non solo di quel che dicono ma anche di come adoperano il denaro che è stato loro affidato) e i vari aspetti della collaborazione con la Chiesa luterana italiana per l’attività del Centro ecumenico Melantone (ormai al suo secondo anno di attività). La collaborazione con la Chiesa evangelica luterana in Italia è stata sottolineata quest’anno anche da un intervento in Sinodo del suo decano, Jürgen Astfalk. Il Sinodo, unanime, ha perciò incoraggiato la Facoltà a proseguire nel lavoro del «Centro Melantone» e a definire in modo sempre più preciso le finalità di questa attività.
(tratto da Riforma, del 10 settembre 2004) |