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SINODO 2004

LA CHIESA RACCOLTA ATTORNO AI SUOI MINISTRI

Quello che avviene con il culto di apertura non è un semplice gesto rituale ma il segnale che i rappresentanti delle comunità vivono appieno la solidarietà con gli operai del Signore

MARCELLO SALVAGGIO: LA RICCHEZZA DELLA VITA EVANGELICA

marcelloSe c’è una parola che mi aiuta a descrivere gli anni di formazione che mi hanno condotto a intraprendere il ministero pastorale, essa è sicuramente ricchezza. Ho sempre avuto l’impressione, fin da bambino, che l’essere nato nel seno di una comunità evangelica riformata del Sud, in Sicilia, sia stata una fonte di arricchimento non solo per quel che riguarda la mia formazione spirituale ma anche e soprattutto per la mia maturazione complessiva. Essere parte di una minoranza in un contesto caratterizzato da una cultura marcatamente cattolico-popolare, fatta di superstizioni e processioni mischiate a ignoranza, illegalità e violenza strisciante, mi ha permesso di guardare le cose da una prospettiva diversa, attenta e critica. Certo, si è trattato molte volte di uno scontro che in età giovanile non sempre è facile sostenere e che mi ha portato a odiare e ugualmente ad amare profondamente la mia terra. Ma quasi sempre da questo scontro è scaturita una ricchezza in termini di consapevolezza, responsabilità, impegno.
In tutto questo la mia famiglia ha giocato un ruolo di primaria importanza. Ancorati alla parola di Dio, i miei nonni e i miei genitori sono riusciti a testimoniare a me e alle mie sorelle la loro fede, profondamente biblica, teologicamente riformata, responsabilmente impegnata; una fede che ha concorso a formare la mia identità. Questa testimonianza è passata anche attraverso la partecipazione alla vita della chiesa da cui ho ricevuto molto sul piano dell’aggregazione giovanile. I campi di Adelfia, il gruppo giovanile, l’esperienza con lo scoutismo sono stati dei momenti importanti, stimolanti e alternativi di incontro e di scambio, un’opportunità in più rispetto all’esperienza di tanti giovani. Forse è per questo che negli ultimi anni ho accolto con piacere la sfida di lavorare nei nostri Centri giovanili, come Agape e Adelfia, perché questa opportunità continui a essere una ricchezza per tanti.

Gli anni della Facoltà di teologia sono forse quelli dove maggiormente ho vissuto un arricchimento sotto diversi punti di vista. Sono stati anni di incontri, di scoperte, di nuovi orizzonti. La frase di Karl Barth posta all’ingresso della biblioteca sul fare teologia con gioia ha trovato pienamente riscontro nella mia esperienza. Gli anni a Roma hanno rappresentato infatti un salto di qualità nel mio processo di maturazione. Sono stati anni di liberazione e di fortificazione sul piano caratteriale ed emotivo, di crescita spirituale e di solide motivazioni per il futuro e ciò grazie all’ampiezza delle esperienze umane vissute e delle opportunità avute (penso all’anno di studi negli Stati Uniti), nonché a una formazione teologica piena di senso per la mia vita. Il lavoro di tesi sullo Spirito Santo, che mi ha tanto appassionato, è stato forse il momento in cui ho apprezzato di più e fatto mio l’insegnamento dei miei formatori e di quelli che li hanno preceduti. Una teologia che parla alla mia umanità nei termini della grazia e della valorizzazione di ciò che sono è, per dirla con Lutero, liberante nei confronti di Dio e obbligante nei confronti della sorella e del fratello. Una teologia che mi riconduce costantemente alla centralità di Gesù Cristo mi restituisce la leggerezza dell’esistenza. Una teologia che mi apre a un tempo nuovo, al tempo dello Spirito di Dio, mi dona la gioia della testimonianza e della pratica dell’amore.
Colgo allora il senso della mia vocazione e della scelta di intraprendere il ministero pastorale, nell’avere ricevuto una ricchezza liberante e nel volerla condividere con altre e altri investendola nell’annuncio della parola di Dio che ci libera, che ci dà la gioia di una speranza viva e ci restituisce il piacere della riconoscenza e del donare. L’anno di prova fin qui svolto in Sicilia è l’inizio, ancora timido e difettoso, di un cammino che voglio continuare, nel quale vivere e spendere questa ricchezza con altre sorelle e altri fratelli, nella diversità dei nostri ministeri, nella complessità stimolante della realtà in cui viviamo.

(tratto da Riforma, del 30 luglio 2004)

 
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