Tradurre i «sogni» in concrete azioni di solidarietà e di evangelizzazione
UNA NUOVA FASE DELLA MISSIONE METODISTA
Progettualità, ricostruzione del tessuto comunitario, accoglienza e condivisione, sono alcuni temi dell’attuale impegno metodista a cinquant’anni dal Patto di integrazione con i valdesi
di Giovanni Anziani
Quest’anno il rapporto al Sinodo del Comitato permanente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (Opcemi) ha posto, innanzitutto, «il tema della necessità di lanciare dei progetti di lavoro che possano ottenere la solidarietà internazionale» per una nuova fase della missione delle chiese metodiste nell’ambito di un dono all’integrazione con le chiese valdesi. Dalla Lombardia all’Emilia, dalla Sicilia al Piemonte, dal Triveneto all’area napoletana e alla Lucania, sono state presentate delle idee e delle proposte per imboccare la via di veri progetti evangelistici. Si tratta di tradurre in azioni operative i «sogni» di molti per offrire solidarietà ai minimi nel nostro paese; quei minimi che certamente sono da individuare nei fratelli e sorelle immigrati ma anche i giovani.
Da queste prime idee di progetto il presidente, pastore Massimo Aquilante, ha presentato due primi risultati: il progetto per l’azione di un missionario inviato dalla Conferenza metodista di Gran Bretagna nella città di Firenze, e il rinnovato finanziamento per l’attività pastorale a Roma Ponte Sant’Angelo. Progetti che coinvolgeranno le chiese locali e i circuiti interessati (come ha ricordato in un suo intervento il pastore Bruno Rostagno, sovrintendente del 10º circuito) affinché vi sia la più larga intesa e sostegno di tutti.
Se il rilancio della passione per la progettualità è il primo impegno del Comitato permanente, non deve essere dimenticata l’urgenza, già con forza sottolineata nel Rapporto del Comitato permanente al Sinodo 2003, per la ricostruzione del tessuto comunitario. Tale opera deve essere intesa, ha affermato il presidente Aquilante, come un processo di condivisione di responsabilità e come un cammino, pur se difficoltoso, per ritrovare la passione di essere chiesa dell’accoglienza e della fraternità.
In questi ultimi anni le chiese metodiste hanno dovuto interrogarsi sul senso della loro presenza nell’ambito dell’integrazione con le chiese valdesi e sul proprio futuro. Nel 2003 vi è stata una precisa svolta accettando di ritrovare un impegno nuovo nel cammino in comunione con le chiese valdesi. E questo Sinodo ha consentito di ripartire con questi due punti strategici: rilancio della progettualità e ricostruzione del tessuto comunitario; e come ha ricordato un giovane pastore, il prossimo anno ricorrerà il trentennale del Patto di Integrazione, quale modo migliore per farne memoria se non sentirci tutti impegnati in questo rinnovato cammino evangelistico?
Un altro tema che ha impegnato il Sinodo riguarda il futuro dell’istituto metodista di Casa Materna di Portici. Da alcuni anni la situazione debitoria dell’istituto Casa Materna non era più sostenibile. Importanti impegni finanziari avevano coinvolto, sia l’istituto che l’Opcemi, per trovare vie di rilancio dell’opera così fondamentale per la diaconia verso i minori nel Napoletano. Nonostante gli sforzi, non si è riusciti a trovare altra soluzione che quella presentata in questo Sinodo: la chiusura definitiva della scuola.
Il dibattito, certamente con punte molto forti perché si è trattato di compiere scelte sofferte, si è concluso con un atto, approvato a grande maggioranza, nel quale da un lato si «esprime preoccupazione per le difficoltà insorte in ordine ad una pronta utilizzazione economica dell’immobile attraverso la sua locazione», e da un altro lato «il Sinodo ritiene opportuno che il Cp-Opcemi esamini la possibilità di procedere alla vendita di parte dell’immobile, con il vincolo di utilizzare le somme così resesi disponibili per la chiusura dei debiti pregressi e, come previsto dallo statuto di Casa Materna, per un’opera diaconale a favore dei minori, preferibilmente nella regione campana».
A conclusione possiamo dire che sull’operato del Comitato permanente, al di là degli atti approvati dal Sinodo quasi all’unanimità, non vi è stato un gran dibattito e soprattutto ci pare che sia mancato qualcosa di importante, cioè ricordarsi che le problematiche e le questioni che coinvolgono le chiese metodiste sono problematiche di tutta la chiesa e non di una sua parte; così come la grave questione degli ospedali valdesi non è una faccenda solo delle valli valdesi. Questa visione, un po’ troppo superficiale nell’affrontare i gravi temi che oggi coinvolgo tutte le nostre chiese, è nuovamente emersa impedendo di essere un Sinodo capace di progettare e di governare il futuro della chiesa tutta.
(tratto da Riforma, del 10 settembre 2004) |