Il testo della predicazione del prof. Yann Redalié durante il culto di apertura del Sinodo 2004
«1Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. 2Un uomo, di nome Zaccheo, il quale era capo dei pubblicani ed era ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non poteva a motivo della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora per vederlo, corse avanti, e salì sopra un sicomoro, perché egli doveva passare per quella via. 5Quando Gesù giunse in quel luogo, alzati gli occhi, gli disse: "Zaccheo, scendi, presto, perché oggi debbo fermarmi a casa tua". 6Egli si affrettò a scendere e lo accolse con gioia. 7Veduto questo, tutti mormoravano, dicendo: "È andato ad alloggiare in casa di un peccatore!" 8Ma Zaccheo si fece avanti e disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo». 9Gesù gli disse: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, poiché anche questo è figlio d' Abramo; 10perché il Figlio dell' uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto».
(Luca 19/1-10)
1. Il vangelo a Zaccheo
Il vangelo a Zaccheo è fatto di quattro doni: un nome un'identità, il mettersi in movimento, il tempo presente, l'accoglienza. Siamo invitati, noi, il nostro sinodo, le nostre comunità, a vivere questo vangelo, a riceverlo, ad annunciarlo.
2. Un'immagine di scuola domenicale
Zaccheo è sempre stato un peccatore simpatico. Uno che si arrampica in cima ad un albero non può non essere simpatico. Forse c'è anche un aspetto comico nella scena. Zaccheo è capo dei pubblicani, odiati e temuti in quanto collettori di tasse per conto dell'occupante. Ora malgrado il suo status professionale, la sua ricchezza e il suo potere Zaccheo si comporta come un ragazzo, si arrampica su un albero, rischiando persino di essere preso in giro.
Quando Gesù passa, la situazione si ribalta; il voyeur viene visto. E' una storia di ribaltamento. Il voyeur visto è invitato ad invitare. E' accolto da Gesù per diventare soggetto di accoglienza. Felice della piega che hanno preso gli avvenimenti, Zaccheo s'affretta a realizzare lo happy end della storia.
3. Dopo i fatti, le opinioni
A questo punto la storia passa dai fatti alle opinioni, dall'accaduto alla loro interpretazione. Nella seconda parte del racconto ognuno dei tre attori – la folla, Zaccheo e Gesù – commenterà l'accaduto; e ognuno concorderà sul fatto che È andato ad alloggiare in casa di un peccatore!»; formalmente tutti i tre dicono la stessa cosa: «È andato ad alloggiare in casa di un peccatore!» vergogna! mugugna la folla; «È andato ad alloggiare in casa di un peccatore!» formidabile! pensa Zaccheo, ed è questo che cambia tutto, che rimette tutto in motto; «È andato ad alloggiare in casa di un peccatore!», é venuto apposto per questo, dice Gesù, è il suo job, ed è forse la cosa più delicata da accettare.
4. Un ricordo riletto e meditato nella comunità
Gli esegeti considerano il racconto che leggiamo frutto di più riletture che conservano le tracce della storia delle prime comunità cristiane: all'origine c'è il ricordo della conversione del piccolo, ma potente capo dei pubblicani. Questo ricordo è stato raccontato nei primi gruppi cristiani assieme con altri episodi di conversione di peccatori, di pubblicani e di collettori di tasse. Poi il racconto si è anche sviluppato a partire da tensioni interne alle comunità. I ricchi possono trovare posto nella comunità rimanendo ricchi? Il racconto di Zaccheo risponde positivamente all'interrogativo. Possono, ma devono avere il desiderio profondo di incontrare il Signore e di mettere i loro beni al servizio della comunità. Infine, Luca raccoglie questo episodio nel suo racconto del ministero di Gesù. E con le sue parole conclusive Gesù dà all'incontro tutto il suo valore di storia della salvezza.
Negli anni '70 del secolo scorso, negli USA, questo testo veniva proposto in modo forte da teologi afro americani come manifesto della restituzione.
5. Vedere! Però, chi vede chi?
Raccontato solo da Luca l'incontro con Zaccheo segue immediatamente il racconto dell'incontro di Gesù con il cieco di Gerico (Bartimeo in Marco). Le due storie hanno diversi punti in comune. Vedere, voler vedere è il filo rosso della storia. Anche la storia di Zaccheo è storia della guarigione di uno sguardo impedito. Infatti, i tre attori della storia (Zaccheo, Gesù, la folla) vedranno qualcosa. La storia decolla perché Zaccheo vuole vedere Gesù e ne è impedito dalla sua piccola statura, e cioè dalla folla che fa schermo. Lo sguardo di Gesù scopre Zaccheo sul suo albero. «alzati gli occhi, gli disse: “Zaccheo, scendi, presto”». Lo sguardo di Gesù è l'inverso di quello della folla, che impedisce e fa da schermo. Gesù esce dallo schermo, chiama per nome Zaccheo quello che era esiliato sul suo albero. "Veduto questo, tutti mormoravano". Infine, anche la folla vede qualcosa; un vedere giudicante. Questa è la prospettiva della folla schermo.
Vedere chi è Gesù, comunicarlo. E' compito centrale, fondamentale della nostra chiesa, quando raccontiamo questa storia ai bambini della Scuola Domenicale, quando predichiamo la parola, quando insegniamo in Facoltà, quando accompagniamo sorelle e fratelli nei diversi momenti della vita, momenti quotidiani o grandi momenti (battesimo, confermazione, matrimonio, funerali). Vedere chi è Gesù e comunicarlo è anche la nostra vocazione nella testimonianza dell'impegno pubblico e sociale, nel lavoro dei mezzi di comunicazione.
6. Vedere chi era Gesù
Chi è Gesù? il racconto dà anche delle risposte dirette: un carismatico che raduna le folle, preceduto dalla sua fama, uno che entra nella casa dei peccatori; è il Signore, è la salvezza che viene, il Figlio dell'uomo che cerca ciò che era perso. Eppure il punto importante è che questi nomi e questi titoli sono resi concreti, visibili appunto, in una storia che li reinterpreta. In un certo senso il racconto ne dà le modalità d'uso.
In questa storia, Zaccheo capisce chi è Gesù man mano che lui stesso cambia. C'è uno svelare parallelo delle due identità di Zaccheo e di Gesù. Ed è questo che ci interpella, ci interroga, e ci sfida.
Gesù è colui che ha fatto di un piccolo collettore di tasse, ricco certo, ma odiato, impuro e peccatore, escluso da tutti, un uomo chiamato per nome, che, senza prerequisiti e senza aspettare, viene reso autore di ospitalità, oggi. Gesù Cristo è colui che rompe uno sguardo da voyeur, che vuol vedere senza essere visto, e restituisce una vista reale, uno sguardo nuovo per relazioni nuove: Zaccheo vede e scopre i poveri ai quali dare, le vittime della ricchezza ai quali restituire il maltolto. Chi è Gesù? colui che chiede di rispondere presente al presente.
7. Chi è Gesù Cristo?
E' la domanda del nostro testo. E' la domanda centrale della fede cristiana. La domanda sulla quale centrare ogni sinodo, ogni consacrazione al ministero pastorale. Il Figlio dell'uomo è venuto per cercare e salvare. Il Dio della Bibbia è un Dio che viene. L'uomo va, si mette in cammino.
Nell'incontro Gesù non fa la morale a Zaccheo, non formula dei rimproveri, non esorta neanche al cambiamento. Gesù esprime a Zaccheo la fiducia di Dio. Chi è Gesù Cristo? Colui che esprime alla persona umana la fiducia di Dio.
Ora questa comunicazione della fiducia di Dio prende le dimensioni concrete dei quattro doni fatti a Zaccheo: - il nome proprio, Gesù Cristo è Colui che restituisce un nome al peccatore, senza tenere conto delle sue qualità o difetti, delle sue appartenenze e prestazioni; - Gesù Cristo è colui che lo mette in movimento fuori dall'isolamento: scendi!; - Colui che gli regala un presente, oggi; - Che lo rende autore di uno spazio di accoglienza intimo, una casa mia ospitale, un abitare con gioia, dove non esser solo accolto, ma poter essere soggetto di accoglienza. «Zaccheo, scendi, presto, perché oggi debbo fermarmi a casa tua».
Ora questo nome chiamato da Gesù Cristo basta per metterci in cammino, per farci scendere dagli alberi, uscire dall'isolamento, per renderci autori delle propria vita, rinnovare le relazioni. Mi chiama per nome e non mi riconosce o mi teme o mi odia per il mio potere per la mia ricchezza o mi disprezza per il mio essere peccatore o per le mie incapacità. Questo è la fiducia di Dio. Anche noi nelle nostre ricerche di identità dobbiamo stare attenti che non diventino schermi. L'identità all'origine è sempre una chiamata per nome.
Non c'è periodo di prova, c'è oggi; Mi da la possibilità di vivere al presente oggi senza essere schiacciato da un passato non risolto, da un futuro che mi fa paura. Cioè vivere a pieno il presente. Oggi fiducioso senza paura. Questo è la fiducia di Dio. Forse per noi il passato è la tentazione, vestito dal bel nome di storia. Tanto più che il futuro appare molto incerto. Siamo chiamati oggi stesso per l'oggi.
Gesù non è colui che ospita, ma colui che si fa ospitare. L'ospitalità accettata materializza la fiducia. Permette di abitare il mondo, nella reciprocità dell'ospitalità. Così l'uomo diviso ritrova la sua unità, colui che minacciava gli altri ritrova una libertà non aggressiva. L'escluso ritrova una comunità. Questa è la fiducia di Dio. Per noi, oggi, è un invito a riscoprire sempre di più la reciprocità dell'accoglienza, a fare delle nostre comunità uno spazio di accoglienza reciproca, dove le sorelle e i fratelli venuti da lontano (dall'Africa, dall'Asia, dal Sudamerica) diventino con noi, loro stessi soggetti di accoglienza, di invito e di annuncio, e non solo oggetto di preoccupazione per servizi sociali.
Alla fiducia di Dio trasmessa da Gesù risponde la fiducia di Zaccheo (si affrettò a scendere e lo accolse con gioia; do la meta restituisco il quadruplo). Questo è la fede in Gesù Cristo: cioè avere fiducia nella fiducia di Dio. Non tanto l'accettazione di un contenuto di dottrina; ma la fede fiducia che trasforma e rinnova le relazioni (con Dio, con se stesso, il mondo e gli altri), la fiducia nella fiducia che Dio ci fa scommettendo su di noi. Fiducia nella fiducia di Dio che mette in moto la dinamica del vangelo a Zaccheo, una parola che vive di essere ricevuta e annunciata. E' questa dinamica che la storia di Zaccheo illustra con i suoi ribaltamenti dei soggetti: Il voyeur viene visto e restituito ad una vista lucida, di Dio di se stesso e degli altri; Il restituito a se stesso restituisce il maltolto agli altri;L'accolto diventa, oggi stesso accogliente; E anche noi riceviamo il vangelo da coloro ai quali lo annunciamo
Che la fiducia nella fiducia che Dio ci dà per essere da noi accolto, oggi stesso, illumini tutti lavori di questo sinodo: che ci aiuti a rendere più vissuto chi è Gesù Cristo e più abitabili le nostre comunità, le nostre città, il nostro paese, la terra intera. Amen. |