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«Il mate per noi non è solo una bevanda, è una maniera di stare insieme, di condividere, di invitare gli altri». È con queste parole che il pastore Ariel Charbonnier spiega l’usanza rioplatense di bere mate, quello strano bicchiere con tanto di cannuccia che abbiamo visto tra le sue mani durante tutte le sedute sinodali.
Anche per rispondere alla curiosità di più persone, nel saluto |
presenza costante, dalla quotidianità familiare, alla vita della comunità, agli incontri di studio biblico. E i lavori sinodali della sessione latinoamericana non sono esenti da questa abitudine. Bere un buon mate, con gli amici o le colleghe, serve per prendersi un momento di pausa, per distendere i nervi, invitando gli uni le altre ad avere un momento di condivisione.
La famiglia Charbonnier-Dalmas ha partecipato a tre Sinodi italiani poiché durante gli ultimi due anni è stata presente nella comunità di Pachino, attraverso il lavoro pastorale di Ariel e quello diaconale di Zoraida a cui era affidato l’Asilo infantile. Decisi a ritornare in Uruguay con i loro figli, per proseguire lì il loro lavoro, hanno colto questa occasione per salutare la Chiesa valdese, i colleghi e le colleghe, i laici delle comunità, gli amici e le amiche che hanno camminato col loro. Da parte di tutta la famiglia, Ariel ha voluto ringraziare calorosamente tutti e tutte per la condivisione del lavoro, nella realtà siciliana, nell’incontro con altre comunità e negli appuntamenti sinodali.
Da sempre abbiamo creato legami tra le nostre comunità, rioplatensi e italiane, attraverso lo scambio di pastori, gruppi e studenti. Ci rendiamo conto dell’importanza di continuare a tessere queste relazioni, a curarle e intensificarle, nel comune servizio della parola di Dio e del nostro prossimo. Siamo grati a Zoraida e Ariel per essere stati in mezzo a noi e accogliamo con gioia l’invito che ci hanno rivolto ad andarli a visitare per compartir un mate. Se, come abbiamo visto, si tratta di stare insieme, condividere e invitare i fratelli e le sorelle…mi sembra un buon augurio per l’anno ecclesiastico che sta per cominciare e chissà che ogni tanto non ne avremmo bisogno anche noi. |