Il testo della predicazione del past. Giovanni Anziani durante il culto di apertura del Sinodo 2005
«31Poi cominciò a insegnare loro che era necessario che il Figlio dell'uomo soffrisse molte cose, fosse respinto dagli anziani, dai capi dei sacerdoti, dagli scribi, e fosse ucciso e dopo tre giorni risuscitasse. 32Diceva queste cose apertamente. Pietro lo prese da parte e cominciò a rimproverarlo. 33Ma Gesù si voltò e, guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro dicendo: "Vattene via da me, Satana! Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degliuomini". 34Chiamata a sé la folla con i suoi discepoli, disse loro: "Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio e del vangelo, la salverà. 36E che giova all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua? 37Infatti, che darebbe l'uomo in cambio della anima? 38Perché se uno si sarà vergognato di me e delle mie parole in questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quandoo verrà nella gloria del Padre suo con i santi angeli".
9 1Diceva loro: "In verità vi dico che alcuni di coloro che sono qui presenti non gusteranno la morte, finché non abbiano visto il regno di Dio venuto con potenza".
(Marco 8/31 - 9/1)
Care sorelle e cari fratelli, deputate e deputati delle chiese evangeliche metodiste e valdesi, pastore e pastori, diacone e diaconi, invitati e rappresentati di altre chiese evangeliche provenienti dall’Italia e da altri paesi del mondo, rappresentanti delle Chiese ortodosse e della Chiesa cattolica romana in Italia, quest’oggi, nel Culto di apertura del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, il tema centrale dell’annuncio dell’Evangelo in questo Culto è: “sequela”.
Per questo motivo vorrei ricordare un breve racconto contenente il tema del camminare al seguito di Gesù:
“Se in una valle di alta montagna all’improvviso cade una fitta nevicata, il bambino che era andato dalla nonna per una visita, non può più tornare a casa. Ma il babbo, che torna a casa dal lavoro, lo va a prendere, e precedendolo gli apre con la sua forza la strada attraverso la neve caduta. Il bimbo lo segue calcando passo per passo le stesse orme del padre, ma con andatura diversa. Se il padre volesse essere soltanto di “modello” al figlio, allora il figlio dovrebbe aprirsi la propria strada di fianco, a dieci metri, e nello stesso tempo imitare il padre soltanto nel metodo con cui compie la sua fatica. Se il padre volesse essere “rappresentante” di suo figlio nel senso proprio del termine, allora questi rimarrebbe presso la nonna e penserebbe: il babbo va a casa al posto mio.”
Cosa deve fare il bambino? Egli va a casa ed è felice di giungervi, fa un cammino cercando di uniformare il proprio passo a quello del padre, ma “dietro”. “…si uniforma in modo tale che osservando impara ciò che il padre fa davanti a lui e cerca di imitare passo per passo ciò che vede.”1
Questo racconto ci permette di comprendere cosa vuol dire essere oggi dei credenti e vivere come la comunità dei credenti: Gesù Cristo è “colui che cammina davanti a noi”.
L’inizio di questo cammino è caratterizzato da una parola paradossale: “se vuoi seguire, se vuoi camminare dietro a me, devi rinnegare la tua vita e portare la croce”. Le parole “rinnegare” e “croce” colpiscono ogni lettore biblico per la loro forza dirompente tanto da capire che nel seguire il Maestro non è possibile avere delle vie di fuga e dei luoghi ove trovare lo spazio per la nostra libertà umana. Un cristianesimo che non accetta queste due condizioni, cioè rinnegare se stessi e portare la croce, rimane solo una idea astratta, una ideologia del momento. Il riformatore Giovanni Calvino scriveva: “Non apparteniamo a noi stessi: la nostra ragione e la nostra volontà non dominino dunque nei nostri propositi e in ciò che dobbiamo fare. …. Al contrario, apparteniamo al Signore: la sua volontà e la sua sapienza presiedano dunque a tutte le nostre azioni.”2
Il cammino della nostra vita, che accetta il paradosso indicato da Gesù, diviene ancora più radicale quando il Signore rovescia i termini forti del vivere: “…chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio e del vangelo, la salverà.”
Dopo il paradosso, ecco l’assurdo: camminare dietro Gesù vuole dire vivere in un sistema di vita che assume i contorni dell’impossibile perché il guadagno sta nel perdere. Molte volte assumiamo delle decisioni, anche come Chiesa, che mirano a conquistare e affermare la forza nostra più che la sconfitta e la debolezza nostra. Questo assurdo evangelico costituisce la parte essenziale di noi stessi. Esso mette in luce tutto quanto è nostro: il cammino di una Chiesa che si illude di seguire Gesù mentre insegue i propri valori umani; illusione di essere Chiesa “discepola” mentre si opera per essere Chiesa detentrice di ogni verità sulla vita della umanità.
Il nostro cammino dietro a Gesù è fermato da questo paradosso e da questo assurdo, e la sequela diviene impossibile perché per realizzarla realmente occorre adeguare il nostro passo a quello di Gesù: rinnegare se stessi, prendere la croce e perdere la vita! È praticabile questa via? È una via valida da indicare ai credenti di ogni tempo? È la strada per sbloccare la paralisi della nostra vita di Chiesa evangeliche in Italia, oggi?
Sorelle e fratelli è necessario essere convinti della impossibilità nel “camminare come egli camminò”., accettare di non essere uomini, donne e Chiesa caratterizzati da uno spirito di totale rinuncia: non siamo esseri straordinari! Ma Gesù non vuole degli eroi della fede. Non vi è e non deve esserci eroismo al seguito di Gesù, solamente “andare dietro”. Questo è importante ricordare quando, rileggendo il Nuovo Testamento, scopriamo che la sequela subisce un netto cambiamento con la morte e la resurrezione di Gesù: non è più un girovagare al seguito del maestro, perché la presenza del Signore è e sarà sempre più presenza dello Spirito Santo. Egli, allora, ci permette di porre ascolto all’annuncio evangelico: siamo stati conosciuti e siamo stati amati da Dio in Gesù Cristo quando eravamo peccatori. Non siamo noi che abbiamo deciso un giorno di camminare come Cristo camminò. È lo Spirito Santo che ci ha fatti nascere di nuovo e ci ha posti con determinazione sul cammino del Signore Gesù.
Solo nella condizione di discepole e di discepoli conosciuti e perdonati dal Signore diviene possibile la sequela, non altrimenti. Il Signore non vuole eroi e martiri, solo uomini e donne consapevoli di essere chiamati a camminare con Lui. In questa condizione ci mettiamo in cammino. Cristo ci ha trovati e ci ha chiamati. Ci mettiamo in un cammino di santità con un crescendo di fatti concreti, ponendo paletti sulla strada per indicare ad altri la via verso il Regno di Dio. Jhon Wesley affermava: “Dal momento in cui siamo giustificati potrà esservi una graduale santificazione o crescita nella grazia, un avanzamento quotidiano nella conoscenza e nell’amore per Dio.”3
Si tratta di un progresso di spiritualità di cui oggi tutti noi e le nostre chiese abbiamo urgenza. Una crescita e un progresso nella gioia della fede testimoniata e della pratica dell’amore. Una crescita anche costruttrice di giustizia, in questo mondo, perché la Parola predicata e testimoniata non può non produrre frutti di santità. Crescita e progresso sempre sottoposto alla criticità, perché quello che deve essere portato non è la bandiera della propria identità cristiana, né tanto meno della propria identità ecclesiastica, ma la croce di Cristo.
Camminare come Cristo ha camminato …. qui vi è la forza/umiltà della nostra fede, del nostro amore e della nostra speranza.
Questo messaggio è ancora più importante per voi, candidate e candidati al ministero pastorale. A voi si chiede oggi, e si chiederà sempre, di assumere la responsabilità nell’indicare ad ogni donna e ad ogni uomo il cammino al seguito del Signore, indicare la via del rinnegamento di sé e la via della croce accettando di perdere tutto per amor del vangelo. A voi è chiesto di predicare questo paradosso e questo assurdo affinché il dono dello Spirito Santo possa produrre frutti abbondanti di giustizia e di pace nella Chiesa e nel mondo. A voi è chiesto di non cadere nella tentazione di avere potere, ma di camminare dietro al Signore come discepole e discepoli raggiunti dalla forza dello Spirito Santo che è forza di resurrezione. Amen
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1. E.Schweizer, Cristologia neotestamentaria, EDB p.19
2. G.Calvino, Istituzione Cristiana, vol. I, pp.834-835 UTET
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