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SINODO 2006

Il dibattito sull'ecumenismo

COME IN UN PARCO GIOCHI?

di Micol Tummino

In alcuni luoghi a dividere valdesi e cattolici è solo un giardino, un parco giochi per bambini con altalene e scivoli. Questo succede a Villar Pellice, ma potrebbe accadere anche in altri posti: un’allegoria puntuale che Martin Hoegger, moderatore della Chiesa riformata evangelica del Canton di Vaud, chiama ecumenismo. Hoegger fa pro pria questa metafora in cui ogni chiesa è un bambino che gioca, convive e che si aspetta «come di solito i bambini più grandi fanno con quelli piccoli alla fine dello scivolo». Bisognerebbe che le chiese si aspettassero le une con le altre. Così da sostenersi e aiutarsi, ma anche da condividere la gioia, l’emozione della discesa dallo scivolo e della salita verso il cielo dell’altalena».

Allo slancio nella fede che offre una speranza di condivisione più ampia si è riferito anche monsignor Vincenzo Paglia, presidente della commissione Cei per l’Ecumenismo e il dialogo, intervenuto al Sinodo con un lungo discorso. «L’ecumenismo non rappresenta una tattica – ha detto –, ma un modo di vivere la fede, che chiede un’audacia maggiore, anche per quel che viviamo in questo terzo millennio». In un mondo devastato, continuamente depauperato dalle guerre, in cui a ragioni d’interesse economico si dà il nome «guerra di civiltà», qual è il comportamento del cristiano? «I cristiani – ha proseguito Paglia – sono chiamati ad aiutare i popoli a riscoprire la fraternità universale». Il vescovo ha citato come esempio di ecumenismo Andrea Santoro, il parroco ucciso in Turchia, nel febbraio di quest’anno: «vera e radicale risposta cristiana al terrorismo, di chi combatte le disuguaglianze con la fede e il dialogo, di chi costruisce e non distrugge». Paglia ha invitato a riflettere sulla difficoltà dell’essere disuniti – e quindi meno incisivi – in questo momento storico, auspicando di «percorrere la via dell’amore per ritrovarsi più fraterni e più perspicaci teologicamente e pastoralmente. L’antico spirito dei padri dell’ecumenismo, che spingeva a ricercare anzitutto quel che unisce, rivive oggi nell’urgenza di comunicare l’Evangelo dell’amore agli uomini del nostro tempo». Ecumenismo che è terra comune di radici cristiane e di differenze che non vanno né sottovalutate né taciute, ma «valorizzate per rispondere alle diverse istanze che nascono in un’epoca di spaesamento e paura dell’altro».

Sul versante pratico, però, la teoria perde un po’ di aderenza con la realtà, tant’è che la Commissione d’esame ha rilevato una scarsità, quantomeno di informazioni, sul versante dell’ecumenismo tra chiesa valdese e metodista e chiesa cattolica. Ma Paglia non dispera: «le commissioni ecumeniche delle nostre diocesi appaiono tra le realtà più vive nel tessuto ecclesiale italiano. Approssimando si contano circa 500 incontri di carattere ecumenico nel corso del 2005. Non è moltissimo – ha ammesso Paglia – tuttavia non c’è giorno che il seme dell’ecumenismo e dell’incontro fraterno non venga seminato». Un frutto che tarda a maturare nei secoli, ma che, speriamo, esista.

Tratto da Riforma dell'8 settembre 2006

 
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