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sinodo dove trovarci otto per mille
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SINODO 2001

La decisione, a larga maggioranza, è avvenuta dopo un lungo e intenso dibattito

SI' ALLE QUOTE NON ESPRESSE DELL'8 PER MILLE

di Giovanni Anziani

il Sinodo delibera (foto Riforma)Un dibattito sulle quote non espresse dell’otto per mille era atteso da tutti. Alcune settimane orsono il moderatore, past. Gianni Genre, in una intervista al nostro settimanale, si augurava un buon dibattito su questo tema in quanto le chiese locali avevano ampiamente discusso durante l’anno inviando all’apposita commissione i propri pareri. Il dibattito ha occupato un intero pomeriggio sinodale con interventi franchi, fraterni, significativi e senza animosità. Ritengo che tre siano state le questioni affrontate nel dibattito o che dal dibattito siano scaturite.

Innanzitutto il rapporti tra le decisioni delle chiese locali e il Sinodo. Alle chiese era stato chiesto di rispondere al quesito: siamo d’accordo nel chiedere allo stato di accedere alla ripartizione delle quote non espresse? Su 145 chiese, 94 hanno risposto in modo netto: 80 si sono pronunciate per il sì alle accettazione delle quote non espresse, 7 erano per il no, 7 hanno chiesto un rinvio. Alcuni deputati si sono chiesti quale significato dare al dibattito sinodale se una maggioranza più che qualificante di chiese si era già espressa. Si trattava di comprendere che rapporto vi debba essere tra la volontà delle chiese e la volontà del Sinodo. Certamente i deputati al Sinodo non sono "delegati" delle chiese con un mandato chiuso, eppure occorre riflettere bene prima di sconfessare la volontà delle chiese con una delibera sinodale. Se ciò avvenisse potrebbe sorgere la domanda: qual è l’anima della chiesa? Che significato dare alle risposte delle chiese locali? Su questa questione bisognerà ritornare, non tanto per chiarire giuridicamente il rapporto chiese-Sinodo, ma per vivere tale rapporto nella consapevolezza che "la chiesa locale è la riunione di coloro che, in una data località, sono chiamati a vivere la loro fede in un medesimo corpo secondo l’ordine delle discipline valdesi". (Disciplina valdese, art. 17)

In secondo luogo vi è stata la questione della identità evangelica forse minacciata, come qualcuno ha detto, se il Sinodo avesse deciso di chiedere l’utilizzo del denaro delle quote non espresse. La chiesa si sostiene da sola, senza ingerenze statali e senza chiedere privilegi.
Accedere a queste quote, e quindi modificare i limiti della decisione sinodale del 1991, per alcuni deputati costituisce un profonda incrinatura della vocazione evangelica della chiesa. Per altri deputati non vi è in gioco la confessione della fede, perché la questione si pone sul piano dell’etica e della politica. Occorre porsi sul piano concreto di una chiesa che oggi gestisce 2.000 dipendenti, ha degli ospedali e case di riposo, centri di formazione e foresterie con il potere di assumere e di licenziare. La situazione nella quale siamo è quella del simul iustus ac peccator, chiamati a essere responsabili nell’utilizzo di questi fondi senza esaltazione e senza paure, ma convinti di doversi impegnare affinché una grande quantità di persone, in Italia e nel mondo, possano trovare cure e libertà. Come ha detto nel suo intervento il moderatore, accedere alle quote non espresse dell’otto per mille non provocherà alcun delirio di onnipotenza, ma permetterà di dare maggior risposta ai progetti di lotta contro la fame nel mondo.

Una terza questione si è presentata, e non per la prima volta, nel dibattito sinodale: la diaconia della nostra chiesa e la testimonianza nel nostro paese attraverso la predicazione. "Troppa diaconia con grosse somme di denaro da investire, poche e deboli chiese con una predicazione fragile".
Ritorna così il dibattito tra diaconia e predicazione, sempre più vissuto in modo conflittuale: "Le nostre opere sono troppo grandi e troppo onerose per le nostre chiese". Sempre più avremo bisogno di denaro, privato o pubblico, per gestire le opere, mentre la predicazione dell’Evangelo e la testimonianza a Gesù Cristo restano a margine, senza progettualità e senza investimenti. Un’esasperazione di un problema reale? Credo di sì, ma nello stesso tempo il Sinodo non ha dimenticato, nel dibattito, questa tensione e non ha sottovalutato le conseguenze del problema così impostato. Eppure credo che sia un falso problema affrontare la questione in termini o di equilibrio o di alternativa tra diaconia e predicazione. La questione è riscoprire, oggi, la nostra vocazione di evangelici, metodisti e valdesi, nel nostro paese, per compiere quelle scelte sia di fede, sia di prassi, utili a realizzare con grande responsabilità tale vocazione.

Il Sinodo ha accolto la proposta di accedere alle quote non espresse dell’otto per mille e ha incaricato la Tavola di iniziare le trattative con il governo attraverso la prassi dell’Intesa. Non solo, dopo un ulteriore acceso dibattito, ha anche deciso che, quando saranno gestite dalla Tavola anche le quote non espresse, la quota da inviare a progetti di solidarietà all’estero dovrà salire dal 30% al 50% del totale (quote espresse più quelle non espresse). Dopo queste decisioni le sorelle e i fratelli delle nostre chiese saranno preoccupati oppure saranno più sereni per il nostro futuro? Credo che il Sinodo si sia assunto la responsabilità di affrontare questioni grandi affinché molti progetti diaconali, in Italia e nel mondo possano dare risposte concrete a chi cerca libertà e pace.

(tratto da Riforma, del 14 settembre 2001)

 
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