Impressioni e contributi da parte degli invitati stranieri
L'INTERNAZIONALE PROTESTANTE
Una quarantina di invitati dall’Africa agli Usa passando per l’Europa hanno collocato le giornate sinodali in un vasto orizzonte
di Giuseppe Platone
«Sono sorpreso dal numero di invitati al vostro Sinodo provenienti da altre chiese europee. Ho notato che la vostra chiesa, anche se piccola, è conosciuta e importante. Ho seguito attentamente i vostri lavori sinodali e ho apprezzato il fatto che, oltre discutere della vostra specifica missione in Italia abbiate saputo alzare lo sguardo su temi sociali, in particolare la questione dell’immigrazione collegata alla realtà delle vostre comunità sparse in Italia». Questa l’impressione, colta al volo, di Munijta Kamuya, 43 anni, sposato, quattro figli (e altri quattro adottati, orfani di entrambi i genitori deceduti per Aids) per la prima volta al Sinodo valdese. Kamuya è pastore della United Church dello Zambia.
La lista degli invitati al Sinodo quest’anno supera le 40 persone. Per loro è stata organizzata, come è ormai attesa consuetudine, un cena fraterna alla sala polivalente di Villar Pellice. I saluti e le impressioni si sono rincorse tra l’Aula del Sinodo e la stessa serata a Villar dando vita a un quadro di amicizia e solidarietà internazionale che costituisce certamente uno degli aspetti «forti» delle giornate sinodali. Si tratta di rapporti anche sostanziati, nel passato, da interventi concreti nel campo della diaconia.
Una solidarietà che in forme diverse continua. Lo ha puntualmente ricordato il pastore Peter Steinacker, moderatore della Chiesa evangelica dall’Assia-Nassau in un appassionato intervento all’inizio dei lavori sinodali. Dalla Renania la pastora Petra Bosse Huber ha svolto una riflessione sulla situazione sociale oggi in Germania ricordando la responsabilità delle chiese cristiane nel campo sociale e rivolgendo al moderatore Genre un incoraggiamento nel suo lavoro «delicato e complesso di questi ultimi anni». La Huber era accompagnata dalla giurista ecclesiastica Elke Wieja, che ha seguito con interesse sino alla fine i lavori del nostro Sinodo. Ulrich Möller, dirigente della Chiesa evangelica della Westfalia, nel suo intervento ha collegato i temi della recente conferenza mondiale dei riformati a Accra con l’impegno del protestantesimo europeo per una giustizia economica.
Per l’associazione Gustav Adolf Werk, che ha la sua sede principale a Lipsia, ha preso la parola la signora Margot Becker, che ha ricordato come l’attuale crisi economica finisca per penalizzare anche i flussi di solidarietà. Jürgen Hanssmann ha portato i saluti della Waldenservereinigung che terrà la sua prossima assemblea annuale il 19 settembre a Neuhengstett nel Sud della Germania. Più a nord, da Düsseldorf sono giunti i saluti di Harald Kamp, per conto del sodalizio del Waldenser Freundeskreis, che ha svolto una breve riflessione sulla dibattuta questione della crisi: «La croce stessa è segno di crisi ma allo stesso tempo anche segno di speranza, alla chiesa in crisi deve far seguito la chiesa della speranza». Dal Palatinato tedesco è intervenuto anche il dirigente ecclesiastico pastore Gottfried Müller (la cui sorella Dorothea lavora da alcuni anni a Torino come pastora valdese) che ha ricordato il 475º anniversario della Dieta di Spira in cui venne coniato per la prima volta il termine «protestante». Il ricordo della protesta evangelica è simboleggiato oggi a Spira dalla Gedächtnis Kirche che compie cento anni. Un anniversario che ricorda il valore della libertà di coscienza in materia religiosa e di poter rispondere direttamente a Dio della propria vita senza alcun altro mediatore se non Gesù Cristo.
Dalla Francia è intervenuto il segretario generale della Cevaa, pastore Alain Rey, che ha espresso riconoscenza alla Chiesa valdese per l’impegno nel quadro missionario della Cevaa, non ultimo per l’impegno generoso del pastore valdese Franco Tagliero e per il sostegno espresso attraverso l’otto per mille a molti progetti per i paesi terzi. La signora Chantal Aime-Bene, del Consiglio nazionale della Chiesa riformata di Francia, ha detto che oggi il vero nemico non è la laicità ma il laicismo. Per tutte le chiese cristiane oggi in Francia si pone il problema di come vivere con incisiva credibilità la fede in Cristo anche sul versante dei scottanti temi etici del nostro tempo. Aime-Bene ha anche annunciato che i protestanti francesi hanno varato una loro nuova casa editrice (Editions Olivetan) derivante dalla fusione di altre piccole case editrici (Le Berger et les Mages, Réveil…). Per conto dell’Associazione dei pastori di Francia è intervenuto il pastore Evert Veldhuizen, ricordando che il sodalizio nato nel 1920 oggi conta 220 pastori membri di 25 diverse nazionalità compresi tutti pastori delle chiese evangeliche membro della Federazione protestante francese. Il prossimo convegno pastorale europeo indetto dall’Associazione si terrà prossimamente in Danimarca e c’è posto anche per gli italiani.
Dalla Repubblica ceca è intervenuto il moderatore della Chiesa evangelica dei Fratelli cechi, Joel Ruml: «Nel periodo del comunismo – ha detto – abbiamo concretamente esperimentato, come chiese, che cosa significa vivere quotidianamente nella paura. Ricordo quanto ci sentivamo deboli e impotenti pur confessando di essere parte vivente del corpo di Cristo. Oggi cerchiamo di camminare in modo più spedito in una società considerata la più atea d’Europa. Il vostro cammino negli ultimi cinquanta anni è stato molto diverso dal nostro e proprio per questo desideriamo condividere le nostre rispettive esperienze».
Dalla Gran Bretagna è giunto il pastore metodista Keith Reed, segretario della Conferenza metodista. Ha ricordato che nell’ultima Consultazione metodista sono state ribadite alcune priorità. Tra queste spicca la rinnovata fiducia nella nostra capacità evangelizzatrice con l’aiuto di Dio. Senza questa spinta dinamica si rischia la chiusura, occorre invece sempre più aprirsi alla società per annunciare, con parole e azioni, che l’amore di Dio in Gesù Cristo è per tutto il mondo. L’orizzonte evangelico travalica le singole chiese. Sempre dall’Inghilterra è giunto il saluto della Waldensian Church Mission tramite il pastore David Thompson, che ha ricordato che il suo comitato fu fondato dal «mitico» Charles Beckwith la cui memoria alle Valli è ancora viva e la solidarietà che seppe attivare nei confronti della causa evangelica in Italia non ha perso di slancio.
Dagli Stati Uniti erano presenti Felix e Ida Canal e Richard Scanner per conto della American Waldensian Society. Quest’ultima fondazione nel 2006 compirà cento anni; un occasione preziosa per fare il punto della situazione di un’attività che si rinnova anche attraverso l’erogazione di borse di studio per futuri pastori (al momento è negli Usa la studentessa in teologia Laura Testa) e nuovi progetti di sostegno. «Ascoltando il dibattito sinodale ho capito – ha detto Scanner – che i vostri problemi più acuti [in particolare la questione della crisi delle chiese, nda]) sono molto simili a quelli della chiesa presbiteriana statunitense con l’aggravante, in casa nostra, di un crescente emergere di frange fondamentaliste che esercitano un forte fascino su molti credenti in ricerca».
Dalla Svizzera una decina di rappresentanti hanno espresso il loro interesse e partecipazione alla vita delle nostre chiese attraverso i comitati di sostegno alla chiesa valdese di Basilea, Berna, Zurigo e della chiesa evangelica del Canton Ticino. Per Il Comité Romand è intervenuto il pastore Cleto Rosetti, ricordando che nella svizzera francese il settimanale La vie protestante è da tempo scomparso e al suo posto c’è ora un mensile. Si pensava così di fare un operazione positiva. «In realtà un mensile – ha osservato Rosetti – non riesce a star dietro all’attualità ma oggi risulta difficile rimettere in piedi un settimanale per il mezzo milione di protestanti di lingua francese. Voi in Italia avete il settimanale Riforma, forse non vi rendete conto del valore per l’informazione ecclesiastica del poter disporre di una cadenza settimanale. Valorizzate dunque questo strumento che avete, non permettete che vada in crisi e che si escogitino delle soluzioni apparentemente positive ma che rischiano di penalizzare fortemente l’informazione e quindi la crescita stessa della diaspora protestante italiana».
Infine dai Paesi Bassi Nora Schindler, che rappresentava il Comitato valdese delle chiese valloni, ha dichiarato di ritornare a casa con più amore di prima per il lavoro delle nostre chiese. Le ha fatto eco anche Yvonne Ngo Mbog, dello stesso Comitato, aggiungendo che l’esperienza del Sinodo è stimolante.
Nel suo saluto agli ospiti il moderatore ha evidenziato l’importanza delle relazioni internazionali per la nostra piccola chiesa: «Questa nostra piccola dissidenza religiosa se non avesse avuto da sempre una rete internazionale sarebbe stata facilmente cancellata. È indubbio che stiamo attraversando un momento difficile ma sappiamo di poterlo condividere su un piano più vasto. Il far pienamente parte della famiglia protestante internazionale permette di guardare con fiducia a un futuro che affronteremo insieme».
Invitare al Sinodo un pubblico qualificato internazionale significa anche un grosso lavoro di traduzione che anche quest’anno è stato svolto con professionalità e in parte a titolo volontario. Il gruppo dei traduttori capeggiato dalla decana Elaine Griffiths era composto da Vincenzo Cortese, Francesca Turi, Michelle Rovara, Jens Hansen e John Bremner. Quest’ultimo, che è venuto appositamente dall’Inghilterra per «dare con gioia una mano alle traduzioni», è stato per alcuni anni pastore nelle nostre chiese. «Tutto sommato – dice Bremner – un buon Sinodo, di ricca sostanza: è cominciato all’insegna della crisi delle chiese ed è finito con la speranza. Il momento più alto è stato, a mio avviso, il dibattito sull’essere chiesa insieme. Mi dispiace che non ci sia stato tempo di discutere delle prospettive del Servizio cristiano di Riesi, in Sicilia, che tra un anno avrà una nuova direzione. Il tempo meteorologico ci ha aiutato, quel venticello e l’aria frizzante hanno reso più piacevole l’intera settimana sinodale. Come sempre c’era, per così dire, un Sinodo parallelo anche sotto i tendoni e gli stand nell’ampio giardino. L’accoglienza della Chiesa valdese di Torre Pellice è stata efficiente e gioiosa». Arrivederci al prossimo anno.
(tratto da Riforma, del 10 settembre 2004) |